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Nasce «Dublin Contemporary»

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Nasce «Dublin Contemporary»

L'Irlanda è un epicentro della crisi recente. Ma, piuttosto che indulgere a processi depressivi, pare consapevolmente impegnata in un percorso di riflessione e di innovazione; atteggiamento tradottosi in un forte impegno per la cultura: dalla recente candidatura di Dublino a World Design Capital 2014 alla creazione di Electric Picnic, festival di arte e musica rock di qualità, all'avvio di Dublin Contemporary, ampia mostra a cadenza quinquennale inauguratasi giorni fa con successo.
Questa prima edizione di Dublin Contemporary è curata da Jota Castro e Christian Viveros-Fauné e intitolata, con un verso di Yeats, Terrible Beauty-Art, Crisis, Change.
Comprende 140 opere che interpretano il nostro tempo, interconnesso ma insicuro, ed esprimono difficoltà, cupezze di oggi, ma anche una domanda che sottende speranza: «E se le cose fossero diverse?». I curatori sono infatti convinti che proprio in un periodo perturbato l'arte, con sua capacità di immaginare, di dialogare con la società, di instillarvi un senso di cambiamento, possa rappresentare una preziosa riserva di energie e di alternative.
Che non a caso Terrible Beauty comprende The Office of Non-Compliance, un forum per un pensiero trasversale e innovativo, un generatore di idee che contribuirà al dibattito pubblico su tematiche urgenti ospitando discussioni ed eventi per la durata della mostra.
La scelta delle opere è coerente e orientata. Gli artisti provengono da ogni parte, comprese le più periferiche, ma trattano questioni centrali. Gli italiani sono Ludovica Carbotta, Alberto di Fabio, Janis Kounellis, Marinella Senatore, Vedovamazzei. Claudio Parmiggiani, Monica Bonvicini e Goldiechiari.
La mostra, nel suo insieme, è concepita come un percorso che, con opere minacciose e poetiche, disperate o ironiche attraversa tematiche dure e cruciali per poi sciogliersi verso la fine. Paradigmatico il video magnifico del venezuelano Xavier Tellez in cui i pazienti di un ospedale psichiatrico messicano – gli esclusi per eccellenza – marciano, in una lunga parata, fino al confine tra Messico e Usa tifando per un loro "rappresentante": l'uomo cannone che, con un volo fisico e metaforico insieme, in nome di tutti loro sarà lanciato al di là del confine, oltrepassando il limite altrimenti invalicabile che li separa dalla libertà.
Il percorso della mostra si conclude con un grande oggetto misterioso, sorprendente, giocoso, realizzato da Solakov: una sorta di enorme canocchiale bianco di pelouche posato a terra; al cui fondo, solo per chi sarà così curioso da chinarsi e guardarci dentro, appare una dorata luna nascente stagliata sul cielo nero. È la capacità di guardare al futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
www.Dublin Contemporary.com

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