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Munari bentrovato

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Munari bentrovato

L'officina d'arte grafica Lucini e i tre Lucini hanno avuto la fortuna di collaborare per oltre 70 anni con Bruno Munari uomo e artista curioso di tutto, che non si fermava mai nel conoscere, che voleva sempre avere l'animo del fanciullo naturalmente pieno di perché. Quando iniziava a progettare un libro non lo faceva senza prima informarsi a fondo del processo produttivo di preparazione, stampa, legatura e poi fatto il progetto ti domandava «si può fare?» o «dove si può semplificare?».
Prima Achille, il fondatore, collaborò con Munari sin dagli anni Trenta quando faceva il graphic-desinger parallelamente alla ricerca artistica.
Poi Ferruccio, il secondo dei Lucini, al l'inizio degli anni Cinquanta fece con Bruno i primi esperimenti di serigrafia assolutamente innovativi con l'uso dei colori a smalto in contrapposizione al tono vellutato degli opachi.
Io, Giorgio, il terzo, alle prime armi in tipografia venni mandato da mio padre nello studio di Munari per un nuovo lavoro. Andai un po' timoroso e lui con semplicità mi spiegò che dovevo inserire in una griglia ventiquattro suoi disegni e riempire tutto il foglio. Così feci e ritornai da lui con una bozza 42x42 interamente coperta dagli schizzi incollati che riempivano tutte le caselle. Lui guardò attentamente, mi disse bene e poi di colpo ne staccò uno dall'impaginato, appallottolandolo e buttandolo nel cestino. Era rimasto un buco bianco. Vedi, mi disse, prima abbiamo fatto la regola e ora l'ho rotta. La regola è monotonia il romperla crea tensione visiva.
Giovane editore ho nel 1970 pubblicato Guardiamoci negli occhi. Un libro a fogli mobili con le istruzioni per l'uso che molto raccontano della filosofia Munariana. «Tutti questi fogli possono essere mescolati annullando l'ordine nel quale l'autore li ha messi. Possono essere raggruppati a piccoli gruppi cambiando così il colore degli occhi di quasi tutti i disegni. Come avviene nella realtà tutti quelli che hanno la stessa apertura visiva non hanno osservazioni diverse da comunicarsi. Solo chi ha una apertura visiva diversa vede il mondo in un altro modo. Mescolate quindi i disegni, cambiate il colore degli occhi, abituiamoci a guardare il mondo con gli occhi degli altri».
Quando la tipografia fece 60 anni di attività (ora sono 87) pensai che lui era il più adatto a creare qualcosa. Ne uscì un libro dalla legatura insolita l'Alfabeto Lucini, fuori commercio, che stampai a ventotto passaggi di colore.
Anche il capitolo quello dei libri illeggibili è stato denso di collaborazione. Nel 1964 il volumetto L'idea è nel filo per la Bassetti, con un filo bianco da imbastitura che passava tra le pagine ognuna in posizione diversa. Del 67 è l'ormai famoso libro illeggibile N.Y.1 pubblicato per il MoMA (Museum of Modern Art di New York) con buchi fustellati, booli stampati su carta da lucido e un filo rosso cucito a mano che attraversa le pagine.
E ora il Libro illeggibile nero bianco giallo 1956 il cui prototipo è stato reperito tra le carte di mio padre e che presenteremo a Bologna.
Pagine lunghe, corte, tagliate e non, in altezza, in larghezza, quadrati, rettangoli neri bianchi gialli. Difficoltà di realizzazione, soprattutto nella legatura, immani. Sono state messi in macchina e stampati per ben nove volte un centinaio di esemplari per la messa a punto di stampa, fustellatura, cucitura e incassatura. Cambiate le carte tre volte. Tutto è finito sempre al macero, perché non soddisfaceva. La decima volta è stata quella buona e il libro è.
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La mostra sull'Officina d'Arte Grafica Lucini, Quando la tipografia diventa poesia, curata da Andrea Kerbaker e Luigi Sandone si terrà dal 23 al 25 settembre. Presentazione a Palazzo Re Enzo, Sala del Capitano (venerdì 23 alle 18). Interventi di Giorgio Lucini e Stefano Salis

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