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La Biennale di Mosca valorizza gli artisti italiani

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La Biennale di Mosca valorizza gli artisti italiani

Nel tripudio di biennali e mostre settembrine, in Italia sta passando sotto silenzio la 4ª Biennale di Mosca che mira a «Riscrivere i mondi», il titolo si riferisce alla capacità degli artisti di generare cose nuove: 64 artisti e 16 gruppi artistici provenienti da 33 paesi esporranno dal 23 settembre al 30 ottobre presso ARTPLAY design center e TSUM Art Foundation. A torto, perché è un appuntamento chiave per la carriera di molti artisti, tra cui qualche italiano, anche d'adozione, da seguire con attenzione. L'hanno capito molto bene, invece, le gallerie di New York e di Londra, per cui un loro artista alla Biennale di Mosca significa parecchio. Così Josie Brown, direttrice di Meulensteen/Max Protetch (New York) in merito ad Andrea Galvani, da poco entrato negli artisti della galleria, afferma: «Il lavoro di Andrea ha registrato nell'ultimo anno un progressivo e continuo incremento di richiesta sul mercato statunitense con importanti acquisizioni. La Biennale di Mosca rappresenta per noi uno dei segnali di consolidamento della rete internazionale che il suo lavoro si è guadagnato sulla piattaforma new yorkese. Ci sono progetti importanti programmati per il 2012 e la serie presentata ora a Mosca (che è vicina al sold out) ha già subito un incremento di prezzo del 25% da giugno ad oggi». Andrea Galvani, fotografo veronese (1973), da tre anni residente a New York, e rappresentato in Italia da ArteRicambi, ha fatto passi da gigante in pochissimo tempo, tanto da aggiudicarsi una personale a New York il prossimo febbraio, senza passare né dai cinque anni di attesa per i giovani artisti, né dalla collettiva nella project room, gradini normalmente imprescindibili in ogni galleria di Chelsea. Le sue fotografie della serie «Higgs Ocean», testimoniano il suo viaggio al Polo Nord, dove con una specie di torcia, alimentata ad energia solare accumulata, è riuscito a trapassare la ionosfera e a far viaggiare la luce nello spazio per sempre. Questi scatti di grande formato alla Biennale di Mosca costano 18mila dollari. Qui, già prima dell'opening, Galvani ha ottenuto enorme visibilità, grazie ad un suo collage fotografico, scelto del direttore della Biennale Peter Weibel come invito ufficiale di quest'edizione.
Un altro italiano che avanza a tempi record è il romano Pietro Ruffo (1978), rappresentato da Galerie Italienne a Parigi e da Lorcan O'Neill a Roma, che ha in programma una personale da Tatiana Kourochkina a Barcellona, e una in gennaio da Blain Southern a Londra, i cui galleristi sono gli ex direttori della galleria londinese Haunch of Venison, poi venduta a Christie's International. A Mosca il lavoro di Ruffo, presso il Museo di arte Decorativa investiga i nuovi modelli di libertà nella società contemporanea e si compone di una serie di bandiere di paesi mediorientali e una serie di ritratti di filosofi, a cavallo della Rivoluzione francese (a 18mila euro l'opera).
Altri due artisti italiani nello spazio principale della Biennale sono il torinese Paolo Grassino (1967) e il fotografo e filmaker milanese, residente a Berlino, Armin Linke. Grassino presenterà una grande scultura prodotta in collaborazione con la galleria Mauroner di Vienna (40mila euro). Mentre, Linke (1966) ha sviluppato il progetto «The Body of the State», esposto al Maxxi di Roma nel 2010, specificatamente per Mosca. Ci saranno immagini del Cremlino e della Duma tra le altre rappresentazioni architettoniche del potere. Lo scatto di una stanza dei bottoni russa va dai 6mila ai 12mila euro, a seconda del formato.
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