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Atene, Biennale fai da te

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Atene, Biennale fai da te

Una delle due sedi principali della Biennale di Atene, la Scuola di Belle Arti, è stata occupata il mese scorso e il governo ha annunciato il ritiro dei fondi previsti. «Ma la III edizione della Biennale si fa lo stesso e apre al pubblico il 23 ottobre» assicura Poka-Yio, membro del trio che ha fondato la manifestazione nel 2007 e che la dirige quest'anno con la partecipazione del curatore francese Nicolas Bourriaud. E aggiunge: «se gli studenti acconsentiranno, lavoreremo con loro ad una serie di dibattiti sul futuro dell'istruzione, oggi gratuita».
La mostra, invece? «Si intitolerà "Monodrome" e impugnerà la tesi, diffusa da media e politici, secondo cui saremmo di fronte alla fine irreversibile di un'era; lo farà con un afflato nostalgico e cupo perché oggi l'arte non è più capace di anticipare il futuro, intrappolata nelle maglie di un presente che si muove troppo velocemente». Una parte consistente delle opere saranno installate in un vecchio edificio abbandonato che un tempo ospitava la Scuola di Arte e Design Diplareios: uno spazio simbolico che sarà trasformato in un reliquario di ciò che era e ha rappresentato il Modernismo per il paese. «Stiamo vivendo in uno stato poliziesco, la gente è più tradizionalista e ha paura degli immigrati: è necessario fare un passo indietro, capire chi siamo e come siamo arrivati a questo punto» spiega Poka-Yio, che annuncia: «la mostra conterà più di 80 artisti, molti greci come Vlassis Kaniaris (1928-2011) e Vangelis Vlahos (1971) che usano materiali di recupero, l'uno calchi, indumenti e accessori, l'altro giornali e fotografie».
Vi sono delle tendenze evidenti nel modo di fare arte degli artisti greci contemporanei? «Oggi l'arte non si riconosce in principi di appartenenza territoriale e molti artisti greci vivono a Londra o Berlino – spiega, pur riconoscendo che – con la crisi sono aumentate le opere apertamente politiche», e cita a proposito il lavoro del fotografo Spyros Staveris (1952), che sarà in mostra con un archivio d'immagini scattate nella Piazza del Parlamento, nucleo della protesta.
E sorprendentemente, alla domanda se la scena artistica sia stata danneggiata dalla crisi, risponde Poka-Yio: «al contrario, non c'è mai stato tanto interesse per l'arte greca. L'anno scorso abbiamo fatto da guida ad un comitato di 130 curatori, negli ultimi cinque anni gallerie come The Breeder, Rebecca Camhi e Amp hanno raggiunto un pubblico internazionale e abbiamo collezionisti come Dimitris Daskalopoulos e Dakis Joannou che acquistano e che quest'anno finanzieranno iniziative come la Biennale con maggiore generosità».
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