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Cile, un'emergenza artistica sulla costa pacifica

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Cile, un'emergenza artistica sulla costa pacifica

  • –di Eugenia Bertelè


Di Cile si sente discutere molto ultimamente per via del movimento studentesco, mentre rimane pressoché sconosciuto il lavoro che alcune istituzioni private stanno portando avanti - in risposta ai limiti della politica culturale pubblica - per formare un sistema e un'educazione interna al paese capace di accrescere il suo peso sullo scenario internazionale. Un'isola, come viene definita da molti, ricca di "contenuto", ma geograficamente incastrata tra l'oceano e la cordigliera andina, che mostra una certa fatica nel mantenere un ritmo sincronico tra una crescita economica da paese emergente (Pil reale 2011 è pronosticato al 9-10%) e una distribuzione capillare della conoscenza.
Tra l'8 e il 13 settembre si è svolta a Santiago la terza edizione della Fiera di Arte Contemporanea Ch.Aco, finalmente approdata in un luogo strategico del tessuto cittadino, lo storico Centro Cultural Estación Mapocho, dopo le due precedenti versioni allestite nel quartiere Vitacura, tra i più chic della capitale, ma di difficile accesso per il pubblico di massa.
L'omonima fondazione, promotrice dell'evento, lavora su più livelli con l'ambizioso obiettivo di costruire le fondamenta di un mercato dell'arte contemporanea in Cile che rispetti le caratteristiche del sistema mondiale. L'idea si fonda sull'applicazione di alcune pratiche condivise: la selezione degli espositori (34) viene affidata a professionisti di prestigio internazionale (nel 2011 Alma Ruiz, curatore Moca Los Angeles/ María Iovino, pluripremiato curatore colombiano/Gustavo Arróniz, gallerista e promotore da 30 anni di arte messicana e latinoamericana); il programma di conferenze accoglie i rappresentanti di istituzioni estere come il Pompidou, la Tate Modern, il Museo di Hiroshima- al fine di innescare una discussione significativa con le realtà che operano localmente; la proposta di project rooms di Úrsula Dávila-Villa (curatore Museo Blanton di Austin, Texas) e Gonzalo Pedraza (Matucana 100, Santiago) che indaga sulle influenze artistiche che si sono andate formando tra i paesi della costa asiatica e quella latinoamericana a causa dei traffici mercantili della rotta pacifica.
Qualche dato numerico per contestualizzare il discorso: circa 40mila i visitatori; 385 circa le opere in vendita con una percentuale di scambi che si approssima alla metà (171), in un range di prezzi tendenzialmente basso che arriva solo a toccare alcune punte (i 160mila $ dello scultore spagnolo Juan Muñoz, Madrid 1958-Ibiza 2001). Massiccia è la presenza di opere di artisti centro e sudamericani, dai più riconosciuti, Garcia Barrios (Santiago, 1927), Roberto Matta (Santiago 1911-Civitavecchia 2002) ai giovani in auge come Manuela Viera Gallo (Roma, 1977 figlia di esiliati politici cileni), Voluspa Jarpa (Roncagua, 1971), posti talvolta in dialogo diretto con europei, come nel caso di Gerardo Pulido (Santiago,1975) e Damien Hirst (Bristol, 1965) allo stand della londinese House of Propellers. Una manifestazione che non è ancora in grado di ripagarsi di tutti i costi a causa dell'assenza di un consistente gruppo di collezionisti attenti. "Non è il potere d'acquisto a mancare", dice Irene Abujatum, una delle direttrici, "ma un'educazione al collezionismo", poiché lontana dalla prassi del pubblico: scarsi sono stati infatti in passato gli investimenti nella produzione di opere di artisti contemporanei e l'abitudine alla conservazione.
A tracciare le prime e promettenti prospettive sono però alcuni personaggi di spicco: tra gli altri il 27enne Juan Yarur, cui parte della collezione è stata già protagonista della mostra londinese Tectonic Shift (2011) curata da Cecilia Brunson alla Saatchi Gallery e da Phillips de Pury & Co., Pedro Montes Lira, avvocato e proprietario dello spazio D21 dedicato alla promozione di artisti emergenti e alla riedizione di consacrati, accanto alle acquisizioni del MAVI (Museo di Arti Visive) e del CCU (Compañia Cervecerias Unidas), istituzioni impegnate anche nella sovvenzione di residenze d'artista (Beca AMA dal 2007 e CCU Arte dal 2010).
Non sono le cifre da capogiro a chiamare l'attenzione, ma la determinazione con cui il paese sembra volere uscire dai suoi confini attraverso progetti di largo respiro come la pubblicazione Copiar el Edén. Arte reciente en Chile (a cura di Gerardo Mosquera, ed. Puro Chile) o l'iniziativa Motel Producciones (per la produzione di opere di arte contemporanea in Cile) ideata da un pool di personaggi iper-riconosciuti: Ivan Navarro (artista residente a New York), Camilo Yañez (artista e curatore), Javiera Parada (attrice e produttrice) e Felipe Velasco (avvocato e collezionista).


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