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L'opera senza galleria

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L'opera senza galleria

E se un artista sceglie di non entrare in galleria?
O meglio, di non affidarsi al gallerista? Deve essere particolarmente dotato nell'intrecciare relazioni e costruire connessioni culturali per non restare fuori dalle collezioni. Lo ha fatto l'artista Roberto Ciaccio (1951), che conosce il mercato e se può lo evita, non per snobismo ma per una via privata al collezionismo che lo ha portato a entrare nelle collezioni permanenti del MoMA di New York, del Museum of Art di Tel Aviv, del Museo Cantonale di Lugano, del MART di Rovereto e del Kupferstichkabinett di Berlino. Una via legata alla sua passione culturale che spazia dalla musica alla poesia, dall'architettura alla filosofia. Così Ciaccio ha incrociato sul suo cammino Remo Bodei, Kurt W. Forster e Arturo Schwarz, suoi sostenitori e i collezionisti Giancarlo Olgiati (Museo di Lugano), Annalisa Zanni (Poldi Pezzoli) e Federico Cerruti. Il suo lavoro sfida il concetto di opera unica e ricerca una poetica del tempo e della traccia: la sua personale «Inter/Vallum», fino al 20 novembre a Palazzo Reale, Sala Cariatidi, di Milano, curata da Elena Tettamanti, ha ottenuto il sostegno "straordinario" del gruppo Intesa SanPaolo (90mila €). La banca infatti non sostiene mai mostre personali e ha fatto un'eccezione e poi gli sponsor tecnici, Arteria, Microsoft e Vespirien, hanno fatto il resto. «La critica d'arte ha fatto il suo tempo – ha il coraggio di ammettere Ciaccio – bisogna mettersi direttamente in gioco con il pubblico, che accolgo spessissimo qui nella Sala delle Cariatidi». E i galleristi? «Li ho incontrati in passato, non li cerco, le mie opere hanno bisogno di un loro tempo, non delle scadenze del mercato». Ma, poi, alla fine vende? «Sì» risponde l'artista: le grandi lastre di metallo e le grandi opere su carta – esiti di una ventennale collaborazione con gli stampatori Giorgio Upiglio prima e ora Alberto Serighelli – costano da 25mila a 16mila €. Ma il prezzo come si forma? «Attraverso il percorso espositivo e la sfida dell'unicità di un'opera calcografica» conclude Ciaccio.
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