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I surreali sono meglio dei surrealisti

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I surreali sono meglio dei surrealisti

Dice il saggio che l'arte e la filosofia non servono a dare risposte ma a fornire buone domande. Una delle questioni che l'arte contemporanea si pone spesso è: «Quanta realtà possiamo sopportare?». La risposta non è banale perché nell'era dell'Augmented Reality, in cui la tecnologia e i media aggiungono strati al mondo percepito, l'arte dà conto anche di un certo fastidio sensoriale e intellettuale, come di un'overdose. Forse non siamo programmati per assorbire questo eccesso di realtà.
"Realtà" è infatti una parola che torna, con prefissi vari, nei titoli di diverse mostre in programmazione da un capo all'altro del pianeta. Al Whitney Museum di New York, "Real/Surreal" (fino al 12 febbraio) mette a confronto Realismo e Surrealismo per ridefinire il ruolo dell'immaginario e dell'onirico nell'arte del XX secolo. Lavori di Edward Hopper, Man Ray e Andrew Wyeth mostrano come la pittura realista sia alla base anche di quella surrealista: il mondo osservato e quello immaginario non sono paralleli, ma convergenti. Il Mamba di Buenos Aires raduna invece quattro artisti contemporanei (il cinese Yung Shun, il tedesco Carsten Nicolai, l'inglese Liam Gillick e il belga Hans Op de Beeck) sotto il nome "De lo Real a lo Surreal" (fino al 15 marzo) per sottolineare la caduta dei confini tra la percezione e l'immaginazione, tra fiction e verità.
Questo tipo di ricognizione è interessante perché necessita di opere d'arte potenti sia dal punto di vista estetico che da quello concettuale, generando mostre ad alto peso specifico. Lo si vede bene nell'esposizione "Surreal vs Surrealismo", curata per l'Ivam di Valencia da Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni, che vuole dar conto di uno strappo intellettuale: il Surreale come passaggio che scavalca il Surrealismo. Dalle "verità poetiche" oggi l'arte è passata a rappresentare "verità drammatiche". In mostra, un drappello di grandi nomi internazionali - da Richard Prince a Cindy Sherman - che in comune hanno la forza del punto di vista. Pur conservandone l'appeal nel titolo, la mostra non rivisita il Surrealismo, anzi punta a dimostrare come sia stato superato dai fatti. Lo scarto è quello che vede l'immaginazione degli artisti abbandonare le suggestioni del Subconscio per cadere vittima dell'Iperconscio.
Finito il ricorso al mondo dei sogni, il pozzo visuale cui si attinge è il mondo presente: i mutilati della guerra in Iraq ritratti dal fotografo Timothy Greenfield-Sanders, una terrorista cecena "addormentata" dal gas nervino in una Sacra Famiglia di Oleg Kulik imbottita di esplosivo, una favela brasiliana geneticamente modificata dall'inserimento di dettagli architettonici di design da Dionisio Gonzalez, l'infanzia trafitta da due matite colorate in "Charlie don't surf", il bambino "inchiodato" ai suoi compiti da Maurizio Cattelan.
Il ragionamento è filosofico prima che visivo: nell'età postmoderna, i fantasmi arrivano dalla realtà, è caduta la barriera intuitiva che separava il reale dal fittizio. Oggi, "molte immagini vere sembrano false, e in cambio altre che sono state manipolate appaiono autentiche". Il risultato è un'estetica ricca ma fredda, un'arte raffinata e angosciante che invece di portarci altrove ci radica nel "qui", decretando una volta per tutte che adesso il Surreale siamo noi.
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Surreal versus surreliasmo, Valencia, Ivam, fino all'8 gennaio. Info: www.ivam.es. La mostra verrà riproposta al Chiostro del Bramante di Roma dal 3 febbraio al 27 maggio 2012.

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