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In asta premiato il Novecento

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In asta premiato il Novecento

Il 2011 per l'arte in asta com'è andato? «È stato un anno altalenante e peggiore del 2010, con una sola vera conferma, la difficoltà di salire con i prezzi. Il mercato ha dimostrato tanto interesse al 'bello', e non ci sono state facili vendite per la mancanza generale della liquidità» dichiarano con onestà dalla casa d'aste romana Babuino. Anche se sono poche le case d'asta col segno meno davanti ai totali aggiudicati, regna la prudenza: «Nonostante l'attuale momento economico poco favorevole, quest'anno il fatturato di Meeting Art ha superato, anche se di poco, quello del 2010. Il 2012 riteniamo possa mantenere la stessa tendenza» affermano da Meeting Art di Vercelli. Pandolfini quest'anno ha offerto meno lotti rispetto al 2010: nelle 13 sessioni d'asta ha proposto 4.666 lotti, vendendone 3.052 (65,5%). «Un'attenta selezione delle opere e una loro corretta valutazione ci ha consentito di veder crescere di oltre il 10% l'aggiudicato in questa difficile fase di mercato – spiega Pietro De Bernardi, ad della casa d'aste basata a Firenze e Milano – accrescendo il valore medio dei lotti aggiudicati. Permane, invece, la difficoltà a vendere oggetti di livello medio. Mentre le buone vendite d'antiquariato ci fanno pensare che il peggio sia passato, dopo la correzione dei prezzi ora possiamo attenderci una stabilizzazione dei valori». Tendenza registrata anche dalla casa d'aste Babuino a Roma e Meeting Art. Atmosfera positiva da Porro & C.: da 3 milioni del 2010 si è saliti a 5 milioni, di cui 700mila da vendite a trattativa privata. «Siamo riusciti a proporre le collezioni più in vista, come quella della Gian Ferrari, selezionando la più alta qualità, unica strada per crescere durante la crisi» spiega Umberto Savoia di Porro & C.
La maggior parte delle case d'asta registra un alto fatturato grazie all'arte del 900: quali le opere vendute? «Tutto ciò che non è figurativo dagli spazialisti, agli informali, dagli astratti agli espressionisti e nel contemporaneo l'arte povera e concettuale. Sono finiti in soffitta o a prezzi di saldo, tra gli altri, Filippo De Pisis, Arturo Tosi e Piero Marussig» prosegue Savoia. Spesso perché – spiegano gli operatori – sono acquisti fatti per arredare case firmate da architetti e arredate da designer o per seguire le mode, più che osservando il reale ruolo delle opere nella storia dell'arte. Così si archivia la pittura degli anni '20 e '30, anche se Farsetti Arte segnala un rinnovato interesse per le opere figurative di artisti italiani e un'attenzione alle opere di alta epoca.
Ma quali sono le fasce di mercato più forti in Italia? «Il settore tra i 10 e 15mila € è fermo così come quello oltre i 200mila €, valore oltre il quale si entra in zona notifica ed esportazione, rischiosa per il mercato. Le opere tra gli 80-200mila sono state vendute molto bene, la fascia alta del mercato italiano» conclude Savoia. Il confronto tra le due major vede in testa Christie's, che aumenta il fatturato grazie all'ampia offerta di gioielli e monete (con un'asta in più sul 2010), oltre naturalmente al moderno e contemporaneo, dove svettano i Fontana, i de Chirico e i Castellani acquistati da compratori stranieri e collezionisti privati. Sotheby's ha ridotto da sei a quattro le aste offrendo 959 lotti di arte moderna e contemporanea (si segnala il world record di Fausto Zonaro) concentrandosi sulle collezioni private (Gian Ferrari e marchese Santangelo) ed eliminando l'antico. Attenzione alle collezioni uniche e all'arte asiatica da Wannenes: «L'arte orientale ha dato ottimi risultati – dichiara Guido Wannenes, ad della società – novità del 2011 le sessioni dedicate ai Libri Antichi». Trainante anche per Il Ponte casa d'aste l'arte asiatica, in flessione i mobili e l'antiquariato. Insomma il posizionamento delle case d'asta ha seguito la domanda. Marilena Pirrelli
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