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Londra, Mayfair torna ad essere calamita dell'arte

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Londra, Mayfair torna ad essere calamita dell'arte

  • –di Chiara Zampetti


Sempre più galleristi scelgono la capitale inglese perché Londra è "un potente centro internazionale per gli artisti, per la circolazione dell'arte e per il passaggio nella city di tutto il mondo della finanza e del business. Molti collezionisti - dalla Russia al Medio Oriente, dall'India ad Hong Kong - svolgono parte della loro vita in questa città" spiega Marc Glimcher, presidente di Pace Gallery. Ad ottobre la galleria americana, con già cinque spazi espositivi a New York e uno a Pechino, ha aperto un ufficio a Londra, a Soho, e ha già annunciato che quest'anno aprirà uno spazio più grande a Mayfair. Molti degli artisti che Pace rappresenta come Alexander Calder, Mark Rothko e Willem de Kooning non avevano prima una rappresentanza a Londra. Corrono voci che il mercante di Manhattan, David Zwirner, stia programmando l'apertura di una filiale nella capitale inglese.

Il potente duo Daniela Luxembourg e Amalia Dayan ha inaugurato ad ottobre una sede al 2 di Savile Row con la mostra "Grisaille" di lavori in grigio di artisti storici e contemporanei. Non mancano le più giovani leve come la spagnola Pilar Ordovas, che dopo l'esperienza di director e deputy chairman del dipartimento di Post-War and Contemporary Art in Europa da Christie's e due anni come direttore di Gagosian Gallery, ha aperto il suo primo spazio a Mayfair .

Tra le recenti inaugurazioni c'è una sola eccezione, quella della terza sede di White Cube aperta ad ottobre non nella zona di Mayfair, ma nel Sud di Londra, in un ex magazzino di 5.440 mq degli anni 70 che, dopo la ristrutturazione, ha l'aspetto di un museo con tanto di libreria e auditorium.
Jay Jopling ha scelto Bermondsey Street per il suo nuovo spazio. Sorge la domanda: il Sud di Londra è il nuovo quartiere trendy del contemporaneo?
La geografia dell'arte è cambiata molte volte a Londra e le sue gallerie sono spesso in movimento.

Per tradizione la sua zona ovest è la sede delle grandi case d'asta, di importanti musei e gallerie, ma dalla fine degli anni ‘60 la scena artistica contemporanea più all'avanguardia ha cominciato a prediligere la zona est della città. I pionieri dell'esodo sono stati, come spesso accade, gli artisti, tra questi gli allora ventenni Gilbert & George – in mostra in Italia con i lavori di Postcard Art alla Pinacoteca Agnelli di Torino fino al 4 marzo -, erano attirati dai bassi affitti e dai grandi spazi industriali abbandonati in cui potere vivere, lavorare ed esporre le loro opere.

Alla fine degli anni ‘60 l'Est End era una zona disordinata, che non offriva molto di più di qualche negozietto di bric a brac e la Whitechapel Art Gallery, la galleria pubblica aperta già in tempi vittoriani.

Con gli artisti, cominciarono a diffondersi anche i primi spazi indipendenti, come quello dell'artista americana Maureen Paley, che aprì nel 1984 Interim Art in una casa vittoriana appartenuta ad un artigiano e che rimane oggi con la sua galleria ancora fedele a Herald Street .

Gradualmente la zona si è arricchita e quando nel 2000 venne inaugurata la nuova sede di White Cube ad Hoxton Square, quella parte dell'est di Londra era ormai illuminata da bar trendy, negozi chic e abitata da giovani benestanti che vivevano in loft immacolati.

Agli inizi del 2000 anche il West End era la sede di alcune delle principali gallerie d'arte contemporanea di Londra, tra cui Sadie Coles HQ , Stephen Friedman e Anthony Reynolds , ma nelle zone est di Old Street, Shorditch e Bethnal Green la scena artistica contemporanea cercava energia e divertimento. Vyner Street era animata dalle gallerie più cutting-edge, oggi invece una via senza vita.

I tempi sono cambiati: nell'Est End l'arte contemporanea sembra aver il suo momento e come ha dichiarato il mercante svizzero Iwan Wirth al "The New York Times": "Tutti vorrebbero essere nel West End, se solo potessero permetterselo". Ma i valori di mercato degli affitti fanno la differenza: "Nell'East End l'affitto di una galleria può costare 80mila sterline l'anno, mentre a Mayfair il prezzo per uno spazio espositivo sale dai 250mila a 1,5 milioni di sterline all'anno" afferma Melandra Curley, associate director del Central London Retail di Savills, ma evidentemente i vantaggi della posizione ammortizzano la spesa.

Le galleriste Isabella Brancolini e Camilla Grimaldi nell'aprile del 2011 hanno aperto il nuovo spazio in Albemarle Street, nel cuore di Mayfair, e la galleria umbra di arte contemporanea Ronchini Gallery inaugura al 22 di Dering Street, il suo un nuovo spazio il prossimo 17 febbraio con la mostra "Italian Beauty: works by Giulio Paolini, Domenico Bianchi and Giò Ponti" .
Anche Nick Maclean e Chris Eykyn sono in corsa per aprire una galleria a Londra dove esporranno dall'11 febbraio opere di Cy Twombly dalla collezione Sonnabend.

L'esperienza dei galleristi insegna che allontanarsi troppo dalle zone di St James's o Mayfair può significare la perdita del business: qui vivono i clienti più abbienti o frequentano la zona per business e qui soggiornano negli hotel vicini i ricchi ospiti e uomini d'affari di passaggio nella city. Che le gallerie abbiano ricominciato a prediligere l'Ovest, era già chiaro un anno fa quando ad esempio la galleria svizzera Hauser & Wirth ha scelto Mayfair per il suo secondo spazio di 1.400 mq, così come l'italiano Massimo De Carlo Heddon Street . Ma da ottobre scorso il trend è ancora più evidente dopo l'apertura di numerose nuove gallerie, molte delle quali straniere.

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