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Musei, ora l'opera è in multiproprietà

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Musei, ora l'opera è in multiproprietà

  • –di Sara Dolfi Agostini


Le opere d'arte contemporanea costano troppo? La soluzione è l'acquisto in multiproprietà. Ad inaugurare la tendenza nel settore pubblico sono la Tate Modern di Londra, il Centre Pompidou di Parigi e l'Israel Museum di Gerusalemme. I direttori dei rispettivi musei miravano ad avere nelle proprie collezioni l'ultima copia disponibile – di un'edizione di 6 - dell'opera "The Clock" (2010), che ha valso al suo autore Christian Marclay (California, 1955) il Leone d'Oro alla 54. Biennale di Venezia.
Il lavoro è costituito da un video di 24 ore costituito da centinaia di spezzoni di film scelti per la presenza, in ciascuno di essi, di orologi calibrati sul tempo reale dello spettatore. Un'opera ipnotica che trae la propria forza da un serbatoio di opere cinematografiche e televisive popolari che hanno fatto la storia dell'immagine in movimento e attivano la memoria e i sentimenti del pubblico occidentale. Presentata per la prima volta dalla galleria londinese dell'artista, Whitecube , nell'ottobre 2010, "The Clock" costa un milione di sterline e tra gli acquirenti c'è anche il MoMA di New York, con il prezioso supporto dei collezionisti Jill and Peter Kraus. Ma il suo prezzo è inavvicinabile per i musei europei, anche considerando gli sconti garantiti alle istituzioni del 10-15% sul prezzo dell'opera. Quindi, l'accordo.
Ad annunciare l'operazione alla stampa inglese è stato Sir Nicholas Serota, direttore della Tate, che ha assicurato che l'opera video non sarà mai mostrata in contemporanea nelle tre istituzioni, ma viaggerà con il suo supporto e tornerà a Londra nel corso del 2012.
Del resto la competizione per l'acquisto di opere significative nel mercato dell'arte contemporanea si è inacerbita con la crisi scoppiata nel 2008 e ha comportato un aumento del gap tra acquirenti pubblici e privati. Da una parte, infatti, i direttori dei musei hanno assistito ad un'erosione delle proprie risorse - e ad una conseguente diminuzione del potere d'acquisto - a causa dei tagli nei bilanci delle pubbliche amministrazioni e della riduzione delle sponsorizzazioni aziendali collegate ai budget di marketing e comunicazione. D'altra parte, alcuni collezionisti privati che operano in settori decorrelati alla crisi, come quello del lusso, hanno visto crescere i loro profitti proprio in questi anni. Un esempio è François-Henri Pinault, patron del colosso della moda PPR , che ha potuto espandere il proprio dominio acquistando il marchio Brioni lo scorso novembre.
Sul fronte del mercato dell'arte, invece, vi è stato un contraccolpo sì, ma a subirne le conseguenze sono stati gli artisti middle career e le loro gallerie: non i giovani, i cui prezzi sono comunque bassi, e soprattutto non quelli più affermati, le cui opere sono diventate tuttavia proibitive per le pubbliche amministrazioni.

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