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Polke batte il superattico nella sfida del rendimento

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Polke batte il superattico nella sfida del rendimento

Un attico da 3 milioni di euro a Soho o da 2 nel centro di Parigi o di fronte al Colosseo possono offrire un capital gain come un capolavoro milionario di Picasso o Warhol riproposto in asta dopo cinque o dieci anni? Se mettiamo a confronto una rara opera d'arte e una prestigiosa dimora chi vince la sfida? Stabilita la differenza tra il valore d'uso di una casa e il valore estetico ed emotivo di un quadro, chi vince la gara dei rendimenti e del capital gain?
Non è facile rispondere a queste domande, anche perché per l'arte non esiste quasi nessuna forma di rendimento annuo (ad eccezione di quella derivata dai ricavi da prestito), mentre per la casa il rendimento annuo è dato dal canone d'affitto sul prezzo.
Per realizzare il confronto abbiamo richiesto un'elaborazione a Nomisma su capital gain e rendimenti annui di un appartamento di pregio tra i 200-250 mq in zone centrali in tre città campione – Roma, New York e Parigi –; mentre i rendimenti delle opere d'arte battute in aste ripetute (Repeat Sale) sono calcolati dall'ufficio studi della società Skate's (www.skatepress.com) sulla classifica Skate's Top 5000 (opere dai 2,1 milioni di dollari). Gli analisti newyorchesi hanno usato il tasso annuale di rendimento effettivo (ERR) che riflette i rendimenti effettivi ottenuti dagli investimenti in beni d'arte, al netto delle commissioni versate a case d'asta e al lordo delle rettifiche nette di Iva, tasse personali e dei costi di proprietà. Tutti i valori sono calcolati in tassi nominali e non sono corretti per l'inflazione, spiegano da Skate's. Nel confronto in tabella diamo per implicito il valore dell'unicità dell'opera d'arte (e stato di conservazione), che costituisce un vantaggio incredibile rispetto al superattico, ma va anche considerata la diversa liquidità e liquidabilità dei due investimenti. «Bisogna tener presente che se per gli immobili a causa dell'obsolescenza del mattone e del differenziale, in peggioramento, della liquidità si può valutare una riduzione del 10% sul guadagno» spiegano da Nomisma. «Per l'arte l'abbattimento del prezzo 2011, tenendo conto del differenziale tra liquidità all'ingresso e liquidità in uscita, è del 14%». In sostanza, bisognerebbe abbattere il valore delle opere ad oggi del 14% per tenere conto del peggioramento della liquidità sia dal 2001 che dal 2006.
Detto ciò i rendimenti restano profondamenti diversi e ampiamente a favore dell'arte: Sigmar Polke scomparso recentemente – carriera, longevità e "produttività" influiscono sulla valutazione dei suoi lavori – registra per l'opera «Untitled» del 1999 posseduta per cinque anni un rendimento annuo di oltre il 40% e un capital gain di 1.564.180 dollari (sette volte il valore dell'acquisto). Per tutte le città considerate il capital gain su un'eventuale vendita dell'attico sarebbe negativo, dopo cinque anni dall'acquisto.
Se si analizza il decennio «Eroica I» di Jean-Michel Basquiat ha reso il 21% annuo e una rivalutazione del prezzo di quasi sette volte il valore sborsato nel 2001, mentre un attico registra il rendimento lordo più alto a New York del 6,22% e un capital gain tra 500 e 600mila euro a Parigi e Roma.
Gli strumenti per queste analisi sono ancora grezzi, proprio perché nel mercato dell'arte le asimettrie informative pesano sulle valutazioni, ma diversi studi cercano di individuare il valore dell'arte confrontandolo con quello di altre classi d'investimento. Anche perché l'arte nell'ultimo periodo ha mostrato nei prezzi d'asta di resistere meglio di altri asset alla crisi. Insomma, quando i valori sul piatto sono alti e la liquidità in portafoglio parecchia se l'arte entra in gioco vince. Marilena Pirrelli
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