La costruzione di una carriera artistica, quando c'è il talento, è un'operazione delicata. Sostenere un giovane artista nei suoi primi passi e introdurlo al mercato è un'operazione da galleristi esperti. La storia di Pietro Ruffo, classe 1978, mostra un lato meno noto del mercato italiano. L'artista-architetto, che il primo giorno di primavera ha presentato l'esposizione «Freedomsupermarket» nello spazio Carlotta Testori Studio a Milano, oggi lavora negli spazi del Pastificio Cerere, insieme a maestri come Nunzio, Pizzi Cannella, Gallo, Ceccobelli, Dessì, Tirelli e Ontani.
A 19 anni Pietro incontra Edoardo Testori che gli consiglia di andare a New York per vedere la Biennale del Whitney e osservare quello che succede in quella città incredibile. «Con i soldi del primo quadro venduto prendo il volo per New York. In quello stesso anno partecipo ad una mostra ad Algeri». Nel 2002 Ruffo lavora con il gallerista Pino Casagrande dello Studio d'arte contemporanea di Roma e il lavoro «Geologia Umana» esposto a Milano, sua prima personale, viene quotato 800 euro. «Lavoravo con quattro gallerie e i prezzi erano sotto i mille euro, dovevano "tenere"» spiega Ruffo. Nel frattempo l'artista cresce ed espone in collettive in spazi pubblici. Nel 2004 il collezionista romano Flavio Misciattelli, che compra i suoi lavori, gli propone uno studio nello storico Pastificio Cerere. «Il cambiamento per me è forte: dalla solitudine della campagna a un luogo di confronti con altri artisti; lì il mio lavoro cambia completamente, mi dedico soprattutto al disegno e realizzo le mie prime bandiere con teschi su carta geografica». Il progetto «Otto monache nigre» esposto a Todi e New York, verrà notato da Piero Sartogo per il quale Ruffo realizzerà l'opera per la Chiesa del S. Volto di Gesù. Il suo volto che rappresenta quello di Gesù verrà notato dal maestro Ontani che lo presenta nel 2007 al gallerista internazionale Lorcan O'Neill, di stanza a Roma. Dopo l'esperienza in Ossezia nell'ospedale pediatrico con i bambini reduci dall'attentato nella scuola numero 1 di Beslan, realizza nel 2006 la mostra «Beslan doppia mappatura» da Casagrande a Roma, valore 5mila euro a pezzo. «Avevo fatto un buon lavoro, almeno così dicevano i galleristi, ma non volevamo aumentare i prezzi o correre il rischio di veder scollati i valori dalla storia espositiva». Poi la residenza di due mesi in un ospedale psichiatrico e il lavoro con i pazienti sulla pala d'altare di Grunewald a Colmar in Alsazia, progettato sempre con Edoardo Testori, diviene l'oggetto della seconda personale da O'Neill. «Sbarco a Londra con Testori nella sua galleria in Duke Street con la mostra "Nothing new under the sand" e Lorcan O'Neill mi chiede l'esclusiva ed espongo in diverse fiere». Da Artissima ad ArteFiera, dall'Armory a Frieze, i valori crescono insieme alle richieste dei galleristi e dei collezionisti. Ma in studio Ruffo, al talento unisce la disciplina e resta fedele a O'Neill. La costruzione di una carriera lineare richiede informazioni precise sui prezzi e sulla destinazione delle opere. Così Ruffo entra nelle collezioni di Deutsche Bank Foundation, della Fondazione Pastificio Cerere, della Fondazione Giuliani, della Depart Foundation, della Fondazione Guastalla, dell'inglese Lodeveans Collection, del Museo d'arte di Ravenna e del Mambo di Bologna. Poi le sue opere arrivano alla 54ª Biennale di Venezia a Parigi, Barcellona, Mosca e Londra. Oggi i suoi lavori (cm 1,80 x 2,40) costano 20mila sterline e all'estero l'artista è rappresentato da Di Meo in Francia, da Tatiana Kourochkina in Spagna e da Blain Southern in Inghilterra. Prossima sfida il Sud Africa, dove Ruffo lavorerà in residenza.
m.pirrelli@ilsole24ore.com
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