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I collezionisti mediorientali acquistano ad Art Dubai 2012

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I collezionisti mediorientali acquistano ad Art Dubai 2012

  • –di Riccarda Mandrini


Sin dalla prima edizione, datata 2007, risultava chiaro che Art Dubai (21-24 marzo) sarebbe stato un progetto in forte sviluppo. La manifestazione negli anni è cresciuta, nemmeno la crisi finanziaria che alla fine del 2009 aveva colpito duramente Dubai ha inciso con determinazione nel milieu artistico che si è liberato con disinvoltura degli effetti provocati dalla crisi. E a documentarlo sono proprio i numeri: da una presenza di 40 gallerie, provenienti da 18 paesi nel primo anno la fiera si è passati 75, da 32 paesi quest'anno. E rispettivamente 70 nel 2009 e 72 nel 2010. I visitatori, nella sera di venerdì 23 marzo, che a Dubai è festivo, penultimo giorno della manifestazione, avevano superato del 20% quelli dello scorso anno alla chiusura. Anche se il costo della fiera non è stato reso pubblico, il direttore Antonia Carver conferma che negli ultimi tre anni gli investimenti da parte dei partner - il group Abraaj Capital di Dubai con il premio Abraaj Capital Prize (1 milione di dollari di investimento ogni anno) e la company Madinat Jumeirah, nel cui centro era ospitata la fiera e Cartier - non hanno subito modifiche.
Data la evidente proliferazione di fiere sia nel Middle East (a novembre c'era stata a Saadyat Island Abu Dhabi Art) che nel Sud Est Asiatico (lo scorso gennaio India Art Fair e Art Stage Singapore che ha dimostrato di avere un forte impatto in tutta l'area), alla domanda quale sente come rivale, Carver, direttore per il secondo anno di Art Dubai, risponde a ragione, che di fatto ormai "ogni fiera si presenta con caratteristiche assolutamente specifiche e con un profilo totalmente caratterizzato, che diventa impossibile sovrapporsi alle altre". E così l'utenza non può che essere molto diversa. Le fiere d'arte vantano da anni contenuti studiatissimi in ogni particolare. I talk sono stati la vetrina di altrettanti importanti eventi culturali, quale ad esempio la prossima Biennale di Gwangju . A Dubai, il Global Art Forum talk ha visto la presenza di numerosi collezioni.
Art Dubai si è comunque confermata la fiera di riferimento per l'area Menasa (Middle East, North Africa e South Asia) sia in termini di presenza di artisti nella proposta delle galleria, più di 500, sia per i collezionisti. Le gallerie, anche quelle occidentali, quasi tutte presenti sin dalla prima edizione della fiera, hanno lavorato con una strategia ben precisa, che prevedeva la presenza importante di artisti medio orientali o di artisti occidentali scelti tra quelli che proponevano un lavoro critico artistico interno ai dibattiti culturali medio orientali.
L'artista più rappresentato in fiera di fatto era il belga Wim Delvoye nei booths di Isabelle Van Den Einde, la cui galleria ha sede a Dubai, da Arndt di Berlino e da Perrotin che aveva mostrato un lavoro piuttosto noto già esposto in diversi musei, la "Tower Brussel". Alta diversi metri è realizzata in sottili e intarsiate lastre di acciaio ispirate alle decorazioni degli antichi palazzi arabi. "Tower Brussel" ad ogni nuova mostra – è già stata presentata alla Biennale di Venezia, al Musée Rodin e a Brussel - si arricchisce di una parte e diventa sempre più alta e irraggiungibile, ad imitazione dei nuovi modelli urbanistici che ispirano la progettazione di alcune città mediorientali.
Le vendite già dal primo giorno di apertura della fiera non si sono fatte attendere, anche se i prezzi sono rimasti entro un range che difficilmente ha superato i 150mila dollari. Per 100mila dollari Chantal Crousel ha venduto l'installazione di Allora & Calzadilla ad un collezionista del Middle East. Il duo ha rappresentato gli Usa alla Biennale di Venezia lo scorso anno e poco prima avevano vinto l'Hugo Boss Prize. Soddisfazione da Crousel anche per il successo ottenuto dalle opere di Haegue Yang, artista nata a Seul nel 1971, ma già con un curriculum di prim'ordine. Due suoi lavori sono stati acquistati per 6mila $ ciascuno. Ceduto per 20mila a un collezionista locale "Evidence of Evidence" di Hassan Khan (Egitto), un ready made riprodotto in grandi dimensioni, di un piccolo quadro che Khan aveva trovato per strada. Un lavoro fortemente concettuale in cui l'artista ha ripercorso il gesto di Marcel Duchamp quando all'inizio del ‘900 elevò un semplice oggetto, il ‘portbouteille' trovato per strada a scultura.
Tobias Sirtl direttore di Arndt conferma di aver venduto opere di tutti gli artisti presentati in fiera, il cui range di prezzo variava dai 5.500 fino a 120mila $. Nel centro dello stand campeggiava l'installazione "Dome" di Khosrow Hassanzadeh. L'artista iraniano lavora sempre all'interno di quello che è il contesto culturale e sociale del suo paese. L'opera riprendeva la pratica del ‘restling' che in Iran vanta una storia antica. Le immagini dei ‘restlers' erano ricostruite con formelle di ceramica nella cupola del ‘Dome' una sorta di arena dove avvengono i combattimenti.
Sempre tra le occidentali, Nathalie Obadia di Parigi ha scambiato una decina di pezzi, tra cui "Montmartre" di Joana Vasconcelos per 92mila $ a un collezionista europeo e "Still life with injected fishes" di Ramir Haerizadeh (Iran) a un collezionista francese che non aveva mai visto prima il lavoro dell'artista.
Tra le italiane: Continua ha confermato il successo di Moataz Nasr (Egitto): da pochi giorni è stata resa nota la sua partecipazione alla Biennale di Dakar, per il prossimo maggio. La vendita ha riguardato l'installazione "Khayameya" (range tra i 30-40mila $) realizzata con i fiammiferi in cui Nasr riprendeva le tradizionali e raffinate decorazioni, appunto khayameya, delle tende per gli accampamenti nomadi in Egitto.
Laura Bulian ha ceduto a una importante fondazione turca le opere di Sayd Atabakov ad un prezzo riservato; mentre Cardi Black Box ha venduto il "Planisfero" di Flavio Favelli per circa 35mila $.
Da October Gallery l'interesse era catalizzato dalle tele, dove sono riprese diverse forme di scrittura araba di Rachid Karaichi, algerino, classe 1947. L'opera "La Memoire d'un Sage" costava 35mila $. Marsa ds Tunisi, presente sin dalla prima edizione, ha ceduto due sculture "Untitle" di Rashid Koraichi per 50mila $ ciascuna.
Sold out sin dal primo giorno per la giovane galleria nata nel 2009 di Jeddah ATHR che presentava solo lavori di giovani artisti o emergenti della Arabia Saudita e a dovuto di fretta e furia riallestire lo stand.
Totale soddisfazione e successo annunciato da Ayyam Gallery di proprietà dell'ex banchiere e collezionista siriano Khaled Samawi che nel 2006 ha smesso i panni della finanza ed ha aperto la prima sede di Ayyam Gallery a Damasco e poco dopo Beirut e Dubai e con nuove aperture in calendario (forse entro l'anno) a New York e Londra. Ayyyam tratta solo artisti medio orientali e organizza anche vendite all'asta, l'ultima tenutasi lo scorso gennaio a Dubai, ha registrato un venduto in lotti del 90% per un totale di 389.800 $. Inosmma la crisi sembra essere lontana dal Medio Oriente, gli acquisti hanno interessato sia le opere degli artisti dell'area che artisti occidentali già noti e affermati. I collezionisti privati e le istituzioni acquistano per rendere attraente Dubai anche sotto il profilo contemporaneo.

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