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I musei americani danno la linea

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I musei americani danno la linea

Il primo museo ad acquistare fotografia italiana fu il MoMA di New York, che negli anni 60 scelse le stampe di due autori fondamentali, Mario Giacomelli (1925-2000) e Piero Donzelli (1915-1998), sconosciuto ai più nonostante sia stato il fondatore dell'Unione Fotografica Milanese nel 1950, nonché il direttore della rivista «Popular Photography». «Purtroppo il mercato non l'hanno fatto i nostri musei ma quelli americani, che però negli anni hanno promosso e protetto soprattutto i loro artisti, non solo i fotografi» conferma Giovanna Calvenzi, voce autorevole della fotografia italiana, già direttore del festival internazionale Les Rencontres d'Arles nel 1998. Per sua esperienza, i maggiori sostenitori della fotografia italiana sono da cercare proprio là, e poi in Francia, Spagna e Svizzera. «La Maison Européenne de la Photographie di Parigi ha esposto opere di Giacomo Caneva (1813-1865), Gabriele Basilico (1944), Ferdinando Scianna (1943) e fino al 17 giugno mostra il lavoro di Paolo Pellegrin (1964). Il Fotomuseum di Winterthur punta sui paesaggisti e in collezione ha opere di Luigi Ghirri (1943-1992), Guido Guidi (1941) e Marcello Galvani (1975)» specifica Calvenzi.
La condizione della fotografia italiana nello scenario istituzionale nostrano non ha esempi altrettanto eloquenti. I punti di riferimento sono la Biblioteca Panizzi e l'Istituto Nazionale per la Grafica, che dagli anni 2000 colleziona fotografie di Giorgia Fiorio (1967), Claudio Abate (1943) con un budget stanziato dal MiBac che varia tra 40 e 70mila euro e nel 2011 ha comprato scatti di Letizia Battaglia (1935). I musei d'arte contemporanea sono, invece, un'incognita. «A Roma, il Maxxi ha acquisito le foto prodotte nei progetti "Atlante Italiano" e "Sguardi Contemporanei"; mentre il Macro ha annunciato a dicembre l'apertura di una sezione ad hoc, ma per ora si limita a riunire il patrimonio delle edizioni passate del Festival Fotografia di Roma» afferma con delusione Calvenzi. Purtroppo, i tagli ai budget dei musei italiani si ripercuotono sulla programmazione. L'unico Museo di fotografia contemporanea, a Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo, non ha denari significativi per gli acquisti. «Possiede 26 fondi tra i quali quello del gallerista Lanfranco Colombo e dei fotografi Paolo Gioli (1942) e Federico Patellani (1911-1977)» conclude Calvenzi, con un patrimonio di oltre un milione d'immagini non ha i mezzi per vivere nel presente.
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