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Antiquari sul piede di guerra

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Antiquari sul piede di guerra

Se il mercato dell'arte moderna e contemporanea brilla consegnando alla storia ripetuti record con le tele di Munch e Rothko in asta a New York, il mercato dell'antiquariato, invece, numeri alla mano, soffre la crisi. E la Federazione italiana mercanti d'arte (Fima) ha chiesto lunedì, 7 maggio, alle istituzioni di ricorrere ai ripari con delle modifiche alle norme sulla tutela e libera circolazione dei beni artistici antiquariali.
I dati della crisi li ha snocciolati il generale di Brigata Pasquale Muggeo, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (Tpc) facendo il punto sulle dichiarazioni di cessata attività, raccolte da UnionCamere, dai siti internet e riscontrate sul territorio. «La congiuntura si riflette sul mercato antiquariale con la chiusura del 20% degli esercizi – 480 tra il 2010 e il 2011 – con qualche apertura nel centro nord» ha spiegato. Le aree più colpite sono Triveneto, Calabria e Sicilia che hanno perso il 50% in media degli esercizi, mentre in Lazio e Abruzzo le chiusure sono state meno significative. Le città dove l'allarme "chiusure" è più sentito sono Venezia, Brescia, Verona, Bergamo, Bologna, Napoli, Palermo e Firenze. Solo Siena è in controtendenza: sono più i nuovi esercizi avviati che quelli che hanno chiuso i battenti. E la congiuntura non ha risparmiato neanche le case d'asta: «Sono nove ad aver cessato l'attività – conferma il generale Muggeo – tra Milano, Genova e Venezia». Fortuna che nel capoluogo lombardo nel biennio si sono insediate Bonhams, Pandolfini e Artcurial. «Mentre si registra l'assenza nel 2011 di manifestazioni antiquariali rilevanti in Campania. Molte gallerie preferiscono, poi, vendere via web, così si superano i confini». E negli uffici della dogana i nodi vengono al pettine. «Nelle attività di controllo ci ritroviamo false dichiarazioni d'importazioni per rimpatriare opere rubate ed esportate clandestinamente o attribuzioni di scuola per opere di autori certi per evitarne il blocco».
È ricca la fantasia di falsari e truffatori e la banca dati dei «Beni culturali illecitamente sottratti» dei Carabinieri con oltre 4 milioni di pezzi segnalati dal 1985, registra solo 145 consultazioni da parte degli operatori, che però dichiarano difficile la consultazione in un'indagine del Nucleo Tpc.
Ma gli antiquari come valutano il presente e il futuro del mercato? La Fima lo ha chiesto ai suoi iscritti (poco meno di un migliaio), per la maggior parte antiquari (89,4%), ma anche restauratori (7,8%). Premesso che circa l'80% del campione svolge la propria attività in città e per la maggior parte al nord, la categoria si approvvigiona di beni artistici antiquariali in primis da privati (35%), poi in asta (16%) e dal web (2%), nel 25% dei casi ciò avviene sul mercato italiano, nel 17% su quello europeo e solo per il 5% fuori dal vecchio continente. Il 66% del campione ha partecipato a mostre mercato, nel 95% sul territorio nazionale e per il 15% all'estero.
Ma qual è il bilancio commerciale nel 2011 rispetto al 2010? Per l'80% degli antiquari è in calo, stabile per il 12% e in crescita solo per l'8%, tra questi il 66% valuta l'incremento tra l'11 e il 20%, mentre per il 73% dei mercanti d'arte il calo è stato superiore al 20% degli scambi. Del resto la propensione dei collezionisti agli acquisti è scesa per la maggior parte del campione (95%), così come ancora la maggioranza (84%) prevede in futuro un calo del commercio dei beni antiquariali rispetto a un 12,30% stabile e solo il 3,7% in ripresa.
Come correre ai ripari? «Attraverso la riforma di alcune regole del settore – spiega Carlo Teardo, presidente della Fima –, soprattutto rivedendo quelle sulle esportazioni per equipararci agli stessi obblighi dei colleghi europei».
Il nodo è la necessità di conciliare la tutela del patrimonio artistico italiano e le esigenze di esportazione del mercato.
«Il mercato interno non esiste e quello internazionale è una chimera» lamenta Giovanni Pratesi, presidente dell'Associazione Antiquari d'Italia. Le attese per i permessi di esportazione sono lunghissime, l'appello degli antiquari è uno: «Liberalizzare il commercio degli oggetti di poco valore o poca rilevanza storico-artistica individuando delle griglie di valore – già ipotizzate in un tavolo tecnico ora da riconvocare –, semplificare gli adempimenti burocratici e il rapporto con le soprintendenze: abbreviare i tempi» prosegue Teardo. E soprattutto emendare il disegno di legge delega Galan per il contrasto dei reati nei confronti del patrimonio culturale, ora in Commissione Giustizia, in dirittura d'arrivo entro il 20 maggio. «Il progetto di legge aumenta le pene per i reati di esportazione di beni culturali e ne amplia l'applicazione. Si rischia di applicare ai mercanti d'arte lo stesso rigore previsto per i pedofili, dando libera iniziativa alle forze dell'ordine di operare sotto copertura senza informare il magistrato – spiega Teardo –. In un sistema dell'arte globale bisognerebbe pensare da europei e ipotizzare la libera circolazione tra gli stati Ue, previa una comunicazione alle autorità competenti e, in caso d'interesse pubblico, prevedere l'acquisto del bene come già fanno lo Stato francese e inglese» conclude.

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