ArtEconomy24

Un Viola sempre perfetto

  • Abbonati
  • Accedi
In Primo Piano

Un Viola sempre perfetto

Ci sono alcune sciocchezze sull'arte contemporanea che è bello potere confutare. L'antologica organizzata a Villa Panza con Bill Viola (New York 1951), inaugurata ieri nella dimora di Biumo del Fondo Ambiente Italiano, è un ottima occasione per farlo. La prima è che, perduta la necessità di perizia in ambito scultoreo o pittorico, l'opera possa transigere da un'esecuzione tecnica competente. È vero che in uno dei suoi famosi statement l'artista concettuale Lawrence Weiner ebbe a scrivere che «l'opera non ha bisogno di essere realizzata» perché può essere anche solo pensata. Ma nessuno ha mai detto che, se la si costruisce, lo si può fare male. La seconda è che ci sia una rottura insanabile tra l'arte antica e quella nata dopo le Avanguardie Storiche. A conti fatti, le permanenze del canone rivaleggiano con le fratture.
Viola è sempre in simbiosi con la moglie Kira, ha il viso ascetico da buddista praticante e una familiarità con l'Italia che gli proviene non solo dai nonni ma anche dall'avere trascorso, a vent'anni e in veste di assistente, un lungo periodo nel primo luogo d'Italia dove si sono fatti video, la Firenze di Maria Gloria Bicocchi e del suo progetto Art Tapes 22.
Il suo rapporto con la nostra storia dell'arte è evidente ed egli vi attinge in quanto repertorio di immagini, come fonte di un possibile atlante delle tappe più significative dell'esistenza umana. Assume l'iconografia religiosa, soprattutto, come il luogo della massima sintesi delle emozioni di base, provocate da quegli snodi inevitabili che sono i nostri cambiamenti: a volte fluidi come lo scorrere del tempo, della luce o dell'acqua, a volte invece improvvisi come il parto e la morte.
Nella mostra si dipana la sua lunga esperienza di esploratore dell'immagine digitale, di cui è stato un antesignano e che maneggia da solo, inventando con competenza programmi inediti e complessi. Per esempio in Passage into Night (2005), una donna marcia nel deserto e si avvicina a noi per 50 minuti. La sua figura di pellegrina nella sabbia ci sembra camminare sul posto, tanto è potente il teleobiettivo utilizzato per le riprese. Ma l'idea è proprio che il mezzo tecnico scompaia di fronte alla pregnanza del contenuto, ovvero la condizione di solitudine, di fatica ma anche, alla lunga, di efficacia del nostro incedere nel mondo. In Three Women (2008) una madre e le sue due figlie varcano la soglia che dalla non-esistenza porta alla vita e viceversa. Questo passaggio è reso leggibile da due elementi: uno è il contatto con l'acqua, che per un'anima immateriale è inutile, l'altro, più sottile, è il rapporto col bianco e nero: solo nel momento in cui le tre donne passano l'intercapedine dell'esserci, nella materia e nel qui e ora, assumono sembianze colorate passando un muro ideale. Va anche detto che ora i programmi per ottenere questi effetti sono diventati di dominio comune, anche grazie alle sue sperimentazioni, e non a caso l'artista dice di volere girare con la vecchia pellicola 35 mm per affrontare una nuova sfida.
Un altro aspetto saliente riguarda l'interesse di Viola per una trasposizione della pittura statica in immagine in movimento. Il saggio in catalogo di Salvatore Settis contestualizza questo punto, immettendolo in una catena di catena che include la scelta di rappresentare figure non più statiche nella Firenze rinascimentale; ciò che Viola porta in più a quella svolta è il non volere solo suggerire, ma anche mostrare il movimento in atto, senza peraltro fare cadere lo spettatore in quello stato di eccitazione e di interesse aneddotico per la trama che connota la percezione del cinema. I suoi video sono lentissimi: per godere l'arrivo dell'alba e del tramonto che cambiano i contorni di una quercia in The Darker Side of Down (2005) occorre attendere un'ora di fronte a un'immagine in cui muta quasi solo la luce.
Il desiderio di continuità con la pittura antica era già molto evidente nel suo volersi ispirare a dipinti quali la Visitazione di Pontormo di Carmignano per The Greetings (1995). Qui a Biumo vediamo Emergence (2002), la cui struttura è tratta dalla Pietà di Masolino da Panicale. Nel corso degli 11 minuti richiesti dalla visione, il video mostra due donne che attendono accanto a un sepolcro, un giovane uomo che ne esce e una serie di posture dei corpi che sembrano risultare dalla composizione di modelli diversi: dalle pie donne sotto alla Croce alla tipologia di pietà in piedi (come la Rondanini di Michelangelo) o con il Cristo a terra (come quella di Sebastiano del Piombo) passando attraverso modelli ancora diversi quali il compianto del Cristo Morto o il trasporto fisicamente estenuante del corpo, per esempio nella Pala Baglioni di Raffaello. Lo spirito di queste immagini non è, peraltro, quello della religiosità cattolica; qui risulta evidente un senso di circolarità della vita e di dispersione delle necessità del singolo, che trae spunto dalla religiosità orientale non meno che da una rinuncia alla metafisica. Si inseguono permanenze e trasmutazioni, ricorrenze tematiche adattate a un muoversi inesorabile della mentalità. Non possiamo non ricordare la concezione della storia dell'arte che fu di Aby Warburg e di Fritz Saxl, per la quale certe immagini si ripresentano anche a distanza di secoli, indipendentemente dal supporto tecnico, anche quando non siano veicoli di un pensiero identico ma anzi, di una sua variazione saliente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Bill Viola. Reflections, Varese, Villa Panza di Biumo, fino al 28 ottobre. Catalogo Silvana Editoriale

lezione a milano
Bill Viola incontra il pubblico all'Università Bocconi di Milano domani 14 maggio 2012 (ore 18.30) all'Università Bocconi di Milano (via Sarfatti 25). L'artista illustrerà in inglese la sua ricerca artistica e le sue opere principali. La partecipazione è libera e gratuita. L'iscrizione obbligatoria all'indirizzo: acme@unibocconi.it

© Riproduzione riservata