Un mercato estremamente sfaccettato sotto tutti i punti di vista è quello che emerge dai risultati delle case d'asta italiane alla fine del primo semestre 2012. Varia il numero di aste (da due a 16), la percentuale di venduto per lotto (dal 37% al 90%), il fatturato (da 2,5 milioni a più di 10 milioni), la tipologia di aste e i comparti che hanno attratto gli investimenti. In ogni caso su otto cinque hanno migliorato gli aggiudicati, una buona notizia in tempo di crisi.
Ma andiamo per ordine: con 15 aste all'attivo, la piemontese Meeting Art è la casa d'aste che ha registrato il fatturato più alto: 10,4 milioni (al netto dei diritti d'asta). Rispetto all'anno scorso c'è stata una flessione, ma Meeting Art rimane ottimista: «Nonostante l'evidente crisi internazionale, il fatturato del semestre ha subito solo un lieve calo rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (-4,44%), il che lascia ben sperare almeno per un pareggio di bilancio per i prossimi sei mesi». Il settore più forte è quello dell'Arte moderna e contemporanea, sebbene anch'esso abbia subito una flessione del 9,44%. «Buono l'aumento del settore dei dipinti del XIX e del XX secolo, mentre degni di nota i settori dei gioielli moderni e d'epoca e dell'antiquariato. Reggono anche gli orologi moderni e d'epoca, mentre si registra un notevole calo per i tappeti orientali, per via dell'andamento negativo generale del settore, con un abbassamento dei prezzi del 50-60 per cento».
Nella classifica per fatturato segue Farsetti di Prato che, con due aste, ha totalizzato circa 6 milioni, +9,1% rispetto ai 5,5 milioni del primo semestre 2011. Premiata l'arte moderna e contemporanea e i nomi noti come Fontana, Burri e Warhol. Ma Farsetti suggerisce di investire in nomi sottovalutati come Adami, Dorazio e Vedova, che potrebbero presto rivalutarsi.
È terza Wannenes di Genova, nonostante una flessione del fatturato (-12,3%) da 6,3 a 5,5 milioni. «Il mercato del primo semestre 2012 è stato buono – afferma Guido Wannenes, amministratore delegato e fondatore della casa d'aste – a conferma delle nostre peculiarità: selezione delle opere e costruzione ad hoc del catalogo e della comunicazione. Aste da dispersioni di uniche proprietà come "L'Eleganza di un Connaisseur" con il 90% del venduto per lotto, la Collezione Orlandi con il 75%, e, infine, il design con il 73%, hanno dimostrato che la diversificazione è vincente per un mercato oramai globale e informato».
Anche l'altra genovese, Cambi, ha registrato una flessione a due cifre da 5,3 a 4,5 milioni di euro, ma è entusiasta per i risultati ottenuti dal dipartimento d'arte orientale: la sola asta del 4 giugno ha totalizzato 1,5 milioni (il 60% per lotto e il 200% per valore), segnando il record per un oggetto orientale venduto in Italia con una figura di Begtse in bronzo dorato e dipinto stimato 20mila-25mila euro e venduto a 596.600 euro. L'oggetto era conteso da venti pretendenti in sala e al telefono ed è stato acquistato da un compratore orientale. I clienti dell'asta erano per il 65% cinesi e si sono contesi alcuni lotti moltiplicando le stime alle stelle; il 32% era europeo e il 3% italiano. «In un momento come questo in cui l'antiquariato sta soffrendo di tutte le insicurezze del mercato, questa partecipazione molto attiva e i risultati che hanno raggiunto alcuni top lot in catalogo rispecchiano quello che secondo noi è il mercato in questo momento», commentano.
La conferma ci viene da Pandolfini: «In notevole aumento i compratori stranieri, sia europei che orientali, che guardano con tutta probabilità al mercato italiano come un'opportunità in un momento di particolare crisi dell'economia nazionale». In generale le vendite di Pandolfini sono andate bene, registrando una crescita del 9,7% rispetto al primo semestre 2011. I risultati migliori sono stati ottenuti dal dipartimento dei dipinti e sculture antiche, seguito dall'arte moderna e contemporanea e da argenti, gioielli e orologi. «Questi esiti confermano che proponendo opere di qualità a stime conservative i risultati di vendita possono risultare molto migliori delle previsioni, mentre non c'è più spazio alcuno per opere di qualità medio-bassa se proposte con stime speculative».
Strategie calibrate anche per Il Ponte di Milano, che è riuscita a passare da un fatturato di 2,4 milioni nel primo semestre 2011 con sette aste e una percentuale di battuto intorno al 65%, a 5,1 milioni nel primo semestre 2012 (+107,5%) con cinque aste e una percentuale di battuto del 72%. «Alcune scelte strategiche hanno portato a ottimi risultati: la mirata riduzione del numero di aste rispetto al medesimo semestre dell'anno precedente ha avuto lo scopo di focalizzare l'attenzione a settori specifici e aste tematiche, privilegiando i lotti importanti e prestigiosi per via Pontaccio e i lotti numericamente più rilevanti in via Pitteri».
Bloomsbury, infine, ha registrato un incremento rispetto allo stesso periodo del 2011, «segno che la ripresa, almeno nel mondo delle aste, c'è». Il dipartimento più forte è stato quello dei libri e autografi, che ha chiuso il semestre il 6-7 giugno e riaprirà la stagione l'1 settembre celebrando il ventennale della celebre rivista di bibliofilia "Charta". Altri dipartimenti forti sono stati quelli dei dipinti e disegni antichi e dell'arte moderna e contemporanea. Da Porro uno dei dipartimenti più forti è stato quello delle figure da presepe, che ha totalizzato 430mila euro, il 100% del valore offerto all'asta.
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