Fallisce il tentativo di scalata per il controllo di Artnet da parte di Redline Capital Management SA e Weng Fine Art (le due società insieme possiedono circa il 10% di Artnet). Vince quindi la poison pill del socio fondatore Hans Neuendorf, il cui figlio Jacob Pabst è l'attuale ceo dell'info provider tedesco, che detiene il controllo della società con il 26% del capitale.
Gli azionisti nel corso dell'assemblea annuale che si è tenuta in questi giorni hanno sostenuto le proposte del fondatore e hanno approvato le modifiche dello statuto della società che ha rafforzato ulteriormente il potere dei soci storici. La proposta, che è stata approvata dall'assemblea, ha elevato al 75% la maggioranza del capitale necessaria per attuare sostanziali cambiamenti alla struttura della società, contro l'attuale maggioranza del 50% richiesta per tali decisioni, dando cosi il potere di veto a Neuendorf sulle decisioni più importanti. Si chiude cosi la partita senza ulteriori colpi di scena.
Ma chi sono i protagonisti che hanno tentato la scalata di Artnet? Redline Capital Management è una società di asset management con sede a Lussemburgo che investe in aziende quotate principalmente in Germania. Presidente dell'asset management è il miliardario russo Vladimir Evtushenkov, azionista di maggioranza della società d'investimento che detiene quote di maggioranza nel gruppo OAO Mobile TeleSystems, il più importante operatore di telefonia cellulare in Russia, nel capitale della raffineria Bashneft' ANK OAO oltre a detenere il 49% della produttore petrolifero russo Russneft.
L'altro protagonista del take over è Weng Fine Art Ag, socieà' quotata alla borsa di Francoforte dallo scorso gennaio con un flottante molto scarso, appena il 13%, con il controllo saldamente nelle mani del fondatore Rüdiger K. Weng, che aveva deciso di effettuare il collocamento per rafforzare patrimonialmente la società. Weng Fine Art opera nel trading di opere d'arte dal 1995 e in questo periodo ha venduto oltre 15mila opere di 500 artisti internazionali del XX e XXI secolo. I risultati del 2011 hanno evidenziato un calo del giro d'affari (da 6,7 a 6,5 milioni di euro), ma un Ebitda in aumento a 1,2 milioni (+25,2%) per la minor incidenza dei costi operativi. In crescita l'Ebit (+ 27,3%) e l'utile netto che ha messo a segno un rialzo del 57% circa.
Quale sarà ora il futuro di Artnet? E soprattutto quali saranno le strategie del management per migliorare una situazione economica che attualmente genera flussi di cassa operativi non sufficienti, una dinamica che si riflette nel continuo cash burn e i dati semestrali hanno già evidenziato una sostanziale riduzione delle disponibilità finanziarie. Negli ultimi sei mesi, Artnet ha "bruciato" risorse finanziarie per oltre 800mila euro, con un saldo che si è ridotto a 1,297 da 2,112 milioni di fine 2011.
In Borsa il titolo il 9 agosto, il giorno dopo l'assemblea generale, ha perso il 10,55% attestandosi a 4,38 euro un valore distante dal massimo di 6,80 euro registrato lo scorso 23 luglio.
La quotazione del titolo
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