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Una collezione italiana conquista la Whitechapel

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In Primo Piano

Una collezione italiana conquista la Whitechapel
Intervista a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

  • –di Silvia Anna Barrilà

Per la prima volta, una collezione italiana sarà in mostra alla Whitechapel Gallery, prestigiosa istituzione nell'East di Londra: è quella di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, collezionista torinese e presidente dell'omonima fondazione. La rassegna, intitolata "Think Twice", aprirà il 25 settembre e sarà composta da quattro capitoli: il primo dedicato a Maurizio Cattelan e gli altri tre a esplorazioni tematiche della collezione (fino all'8 settembre 2013). Seguirà a marzo una mostra della collezione alla Kunsthalle di Krems in Austria.

Com'è avvenuto il contatto con la Whitechapel Gallery e con la Kunsthalle di Krems?
Sono contatti nati da relazioni personali e istituzionali, cresciute grazie alla stima e alla conoscenza reciproche. La mostra alla Whitechapel – la prima dedicata a una collezione italiana - è nata attraverso il rapporto di lunga data con Iwona Blazwick, oggi direttore del prestigioso museo londinese. Nel 1999 la invitammo a segnalarci un artista per Guarene Arte 99, uno dei primi progetti espositivi che la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, nata nel 1995, dedicava alle giovani generazioni artistiche internazionali. Il contatto con la Kunstahalle di Krems risale al 2011, quando il suo direttore, Hans-Peter Wipplinger, visitò la collezione durante Espiritu Y Espacio, allestita nelle sale del Banco Santander a Madrid. Fu colpito dalle opere e da lì, quasi subito, abbiamo cominciato a pensare alla mostra di Krems.

Le mostre ospiteranno esclusivamente opere dalla sua collezione?
Saranno tutte opere che fanno parte della Collezione Sandretto Re Rebaudengo.

Chi curerà le mostre e chi ha scelto le opere da includere nelle mostre?
"Twink Twice", sarà co-curata dai direttori artistici della Whitechapel Gallery, Achim Borchardt-Hume e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Francesco Bonami.
La mostra in Austria sarà co-curata dal dipartimento curatoriale della Kunsthalle di Krems e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.

Quali artisti italiani saranno presenti, sia giovani che affermati?
In entrambe le mostre sono inclusi molti artisti italiani, a testimonianza del ruolo di primo piano che l'arte italiana occupa all'interno della Collezione. Non a caso la prima delle quattro esposizioni alla Whitechapel Gallery si apre con una personale di Maurizio Cattelan. Tra i nomi più affermati, presenti a Londra e a Krems, posso ricordare Rudolf Stingel, Paola Pivi, Roberto Cuoghi, Flavio Favelli, Giuseppe Gabellone, Eva Marisaldi, Micol Assael, Diego Perrone, Massimo Bartolini, Margherita Manzelli. Non manca la nuova generazione: a Londra esporremo ad esempio ABLO, video corale che abbiamo commissionato a dieci giovani artisti tra cui Patrizio Di Massimo, Gianluca e Massimiliano De Serio, Dafne Boggeri, Riccardo Giacconi, Maria Domenica Rapicavoli, per nominarne solo alcuni.

Quante di queste opere sono state prodotte da lei?
La Collezione porta traccia importante delle numerose produzioni realizzate nel tempo. Nel 2001 abbiamo prodotto tutte le opere del ciclo New Ocean di Doug Aitken, per la personale dell'artista organizzata in collaborazione con la Serpentine Gallery di Londra. La video installazione Thaw, parte di questo ciclo, sarà presentata a Krems, dove esporremo anche Zidane. A 21st Century Portrait di Douglas Gordon e Philippe Parreno.

Qual è il budget annuale che stanzia per accrescere la collezione?
Sono molto attenta nei miei acquisti ma, riguardo alla collezione, non stabilisco mai una quota annuale. Sento la necessità di muovermi liberamente, cercando un punto d'equilibrio tra economia e passione. Fin da quando ho iniziato a collezionare, vent'anni fa, ho sempre puntato sugli artisti emergenti, con quotazioni ancora accessibili. Più che rispettare una cifra annuale tengo quindi fede al budget per singola opera, budget che prevede sovente anche uno stanziamento per la produzione. Amo rischiare su un artista, condividere i suoi progetti fin da quando sono ancora soltanto idee e credere nella sua capacità di costruire un percorso di ricerca e di carriera. Nella maggior parte dei casi quella fiducia è stata ripagata e credo che anche in questo consista la forza della collezione.

Questo tipo di esposizione aumenterà il valore critico della sua collezione? E quello economico? Teme le critiche che ci sono spesso in questi casi in cui un collezionista privato espone in un museo pubblico?
Senza dubbio sono occasioni che accreditano la collezione su un piano internazionale, le danno visibilità e, in campo critico, la espongono a una conoscenza diretta e dunque a nuove interpretazioni. Aprire la collezione a letture inedite contribuisce a intensificarne la vita, a disegnarne l'evoluzione… non a caso, con il curatore della mostra alla Whitechapel, Achim Borchardt-Hume, abbiamo deciso di invitare tra i contributors del catalogo alcuni dei giovani che hanno preso parte al programma per Curatori Internazionali promosso ogni anno dalla Fondazione. L'incidenza sul piano economico è più indiretta, complessa, può riguardare in futuro la storia della singola opera. Oggi sono concentrata sul percorso della collezione, felice degli effetti di una reputazione costruita nel tempo, orgogliosa del rapporto instaurato con istituzioni così prestigiose. Quanto all'ultimo punto: no, non ho timori. Da anni sono impegnata a cercare di scalfire la percezione negativa che soprattutto nel nostro Paese ammanta la parola "privato", tentando di dimostrare che nella cultura l'azione del singolo è, nel pieno rispetto dei ruoli e delle pertinenze, parte essenziale del bene pubblico, del bene comune, come preferiamo chiamarlo ora.

Quante opere ha in collezione? Ci può dare una stima approssimativa del valore della sua collezione?
Le opere sono all'incirca un migliaio. Quanto al valore complessivo non l'ho mai calcolato e non sento al momento la necessità di farlo. Il mercato dell'arte è in perenne cambiamento, se si esclude la relativa stabilità delle quotazioni degli artisti storici e consolidati. La mia è una collezione orientata sulle ricerche in atto, i cui valori sono sensibili a una molteplicità di fattori legati alle carriere individuali ma anche ai trend, alla critica, alle grandi mostre e alle politiche museali. Seguo passo passo gli artisti che ho scelto e l'informazione è una delle chiavi del mio essere collezionista.

Quando ha iniziato a collezionare? Qual è il focus della collezione? E quali sono gli highlight?
Sono cresciuta in mezzo all'arte antica e forse ho iniziato a collezionare arte contemporanea proprio quando ho realizzato che quei dipinti e quelle porcellane erano preziosi ma troppo distanti dalla mia vita, dal mio tempo. Le mie prime opere reagivano a quel senso di distanza: Mario Merz, Salvatore Scarpitta, Tano Festa e Carla Accardi. Sentivo di dover colmare un divario temporale e culturale. Ho cominciato a studiare, a sfogliare cataloghi e mi sono messa in viaggio, prima a Londra e poi a Los Angeles, visitando studi e incontrando artisti…Anish Kapoor, Julian Opie, Charles Ray. Il rapporto diretto con l'artista costituisce l'imprinting del mio collezionismo: prendere parte a un tragitto, a un ragionamento, a un progetto non limitandosi unicamente a una scelta. Quando ho cominciato, nel 1992, avevo bisogno di indirizzi sistematici per creare l'impalcatura della collezione. Ho circoscritto alcune aree che ho trasformato via via in veri e propri filoni: la nuova arte inglese, la scena di Los Angeles, l'arte delle donne, quella italiana e la fotografia. Oggi i miei interessi sono più ampi, ma il carattere del mio collezionare è ancora pienamente rispecchiato da quei primi criteri, riassumibili attorno ai concetti di generazione, contesto, genere, medium. Nelle mostre a Londra e Krems saranno esposte alcune delle opere più significative della Collezione, emblematiche di questi interessi: Love is Great (1994) di Damien Hirst, Viral Research (1986) di Charles Ray, Untitled Film Stills (1978-1980) di Cindy Sherman e, ovviamente, la mascotte della Collezione, lo scoiattolino suicida di Maurizio Cattelan, Bidibidobidiboo (1996).

In che modo fa network con Torino e in generale con il sistema dell'arte?
Per cambiare volto, per provare a immaginare un futuro diverso da quello della città-fabbrica, Torino ha puntato molto nell'ultimo decennio sul confronto, la pianificazione, i network, i piani strategici. La cultura e l'arte contemporanea hanno costituito una delle linee su cui puntare e la Fondazione ha preso parte, con i musei e gli altri protagonisti del sistema, ai ragionamenti e alle azioni mirate in tal senso, partecipando per esempio alle due edizioni della Triennale. Torino Tre Musei. Una ricerca scientifica, pubblicata lo scorso anno, ci ha indicato tra le istituzioni che hanno contribuito a collocare la città sulla mappa internazionale dell'arte. Il network si costruisce quotidianamente, scambiando pratiche e modalità di lavoro come nel caso del programma di residenze Resò, e di Zonarte dedicato all'educazione, entrambi promossi dalla Fondazione CRT e a cui lavorano tutti i principali musei e centri espositivi del territorio. Il network si fa consolidando un'idea di cultura intesa non come intrattenimento ma come forma di cittadinanza culturale e quindi con un rapporto costante con la scuola. In Fondazione questo si traduce nei laboratori con gli insegnati e gli studenti, dai bambini che vanno al nido sino ai giovani universitari. Ecco, ultimamente, penso che fare rete significhi aprire i sistemi, costruire sulle affinità e seminare.

Quanti visitatori ha avuto la Fondazione nel 2011?
89.264

Chi sono i finanziatori e gli sponsor della Fondazione?
L'unico ente pubblico è la Regione Piemonte che lo scorso anno ha ridotto il contributo. Inoltre riceviamo un finanziamento dalle Fondazioni ex bancarie: la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT. Sostengono l'attività della Fondazione anche la Camera di Commercio di Torino e Asja Ambiente (azienda di famiglia). Nel 2011 la Banca Fideuram è stata partner della mostra per i 150 anni dell'Unità d'Italia, "Un'Espressione Geografica". I Fondatori (la mia famiglia) sostengono l'attività della Fondazione, impegnandosi (al di là di un contributo fisso annuale) al raggiungimento del pareggio di bilancio. La Fondazione ha un cda composto da consiglieri indipendenti e dai Fondatori. (La mostra "For President", che inauguriamo il 19 settembre, ha come main partner ENI e JEEP, ed è in collaborazione con IntesaSanpaolo)

Quali sono le prossime mostre e attività in programma?
Il 19 settembre inauguriamo, nella sede di Torino, la mostra "For President. Viaggio nelle campagne elettorali americane", a cura di Mario Calabresi e Francesco Bonami. A fine gennaio presenteremo le edizioni 1965-2012 della Collezione Olbricht di Gerhard Richter. A maggio si terrà la quarta edizione di Greater Torino e la mostra conclusiva della Residenza per Giovani Curatori stranieri. A settembre presenteremo una mostra sull'uso del tessuto nell'arte contemporanea che includerà opere dei maggiori artisti contemporanei tra cui Alighiero e Boetti, Maurizio Cattelan, Mike Kelley, William Kentridge, Rosemarie Trockel, Francesco Vezzoli e Pae White.



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