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Parcours des Mondes: la forza dell'arte etnica

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Parcours des Mondes: la forza dell'arte etnica

  • –di Antonio Aimi


A Parigi si apre oggi 11 settembre l'11sima edizione dei Parcours des Mondes (fino al 16 settembre), la fiera non fiera dedicata all'arte "altra", forse l'evento più importante al mondo dedicato a questo settore, certamente il più bello e il più coinvolgente che ogni collezionista dovrebbe frequentare.
Quest'anno partecipano ai Parcours 64 galleristi, i francesi sono 33, guidati dalla pattuglia di coloro che hanno fatto la storia dell'arte "altra" in questi ultimi anni: Ratton, Dulon , Mombrison ed Entwistle (ques'ultimo d'origine britannica, ma ormai stabilmente radicato a Parigi e considerato parigino a tutti gli effetti). Gli altri provengono da Belgio (14), Stati Uniti (4), Spagna (3), Germania (2), Gran Bretagna (2), Olanda (2), Australia (1) e Svizzera (1). Gli italiani, come sempre, sono due: Dandrieu Giovagnoni di Roma e Danton Somaré di Milano. In genere i mercanti hanno scelto di presentare i loro gioielli in esposizioni antologiche, ma più di una ventina ha organizzato mostre tematiche, che vanno dalle scarificazioni (incisioni come tatuaggi identitarie sul legno) alla dualità, dai cucchiai alle "pietre del sogno", dai contenitori dei medicine-men alle maschere, che quest'anno sono oggetto di un rinnovato interesse.
Gli espositori presenti per la prima volta sono sette, segno che la crisi ha favorito un certo ricambio. La crisi, tuttavia, non turba certo il sonno degli organizzatori che sono combattuti tra due diverse aspettative: da un lato vogliono portare ai Parcours collezionisti di altri settori, dall'altro temono che un'eccessiva presenza di pubblico possa creare qualche problema negli angusti spazi delle stradine del Quartiere Latino. Le novità rispetto alle ultime edizioni sono poche: un concerto di musica del Benin e il partenariat con la Paris Design Week, una fiera di design contemporaneo. In questo ambito, è stata creata una sinergia particolare con Poltrona Frau, che espone nella sua sede di rue du Bac una selezione di opere dei galleristi dei Parcours. Quest'anno la politica della rivista Tribal Art, che dal 2008 pianifica la manifestazione, è stata quella di non cambiare una formula collaudata e di successo. "Non abbiamo pensato a novità di rilievo - ha dichiarato ad ArtEconomy24 Françoise Barrier, l'organizzatrice della sei giorni parigina - perché i Parcours funzionano bene e noi preferiamo fare un lavoro sotterraneo e poco appariscente, che vuole aiutare i galleristi a presentare pezzi importanti e a fare mostre di grande impatto. Nel mondo ci sono tante fiere di arte "tribale", ma i Parcours, sono qualcosa di diverso, forse per la città che li ospita, forse perché spingono i galleristi a una virtuosa competizione. E per noi è importante mantenere questo carattere unico e irripetibile". A questo si può aggiungere che l'altro segreto dei Parcours è la capacità di coniugare l'informalità di una sagra da paese con la presenza di capolavori di primo piano, l'attenzione per la qualità e l'apertura verso collezionisti di tutte le tasche. Anche quest'anno, il ventaglio dei prezzi delle gallerie presenta varie e significative oscillazioni. Arte y Ritual (Africa, Oceania, Costa del Nord Ovest), una galleria spagnola che nelle due ultime edizioni si è segnalata per mostre particolarmente apprezzate, offre opere che partono dai 3mila euro per raggiungere e superare i 300mila, come nel caso di una figura Yangoru/Boiken della Nuova Guinea. Lo stesso ventaglio viene offerto anche da Yann Ferrandin (Africa, Oceania, Indonesia, America Settentrionale), che presenta una mostra tematica dedicata alla Melanesia. Più contenuto, invece, il ventaglio di altri mercanti. Schoffel - Valluet (Africa, Oceania, America Settentrionale, Asia sud-orientale) offre pezzi che vanno dai 2mila ai 120mila euro, con un flauto maori da 75mila euro. La Galerie Flak (Africa, Oceania, America Settentrionale - mostra tematica: "Nigeria: les Maîtres du Mouvement") espone una quarantina di sculture che variano da 3mila ai 100mila euro. Ancora più ristretto il range dei galleristi italiani. Dandrieu Giovagnoni (Africa - mostra tematica: "La Voce delle Maschere") offre una trentina di opere con prezzi che oscillano tra i 5-6mila euro della fascia più bassa e i 35-50mila euro di quella più cara, che presenta una maschera Gurunsi da 50mila euro e una Aduma da 45mila. Dalton Somaré (Africa, Asia antica - mostra tematica: "Arte africana e asiatica: le Diverse Forme del Sacro) espone pezzi che vanno dai 10mila ai 40mila euro, con una maschera Lwalwa come top lot. Relativamente ampia è anche la forchetta dei prezzi di Galerie 1492 (America precolombiana), che presenta opere tra i 200 e i 15mila euro con un manto Nasca che si colloca nella fascia più alta ma con oggetti dignitosi anche in quella più bassa. La contestuale Biennale des Antiquaires, in calendario dal 14 al 23 settembre al Grand Palais, che offre anche arte "altra", sarà l'occasione di attrarre tanti collezionisti nella capitale francese: su trend e acquisti faremo un bilancio a fine evento.

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