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Una Biennale da Museu

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Una Biennale da Museu

San Paolo è una capitale dell'arte contemporanea. La sua Biennale, nata nel 1951 per iniziativa di un privato, Ciccillo Matarazzo, è la più antica del mondo dopo quella di Venezia; e non solo si è sempre mantenuta su un livello qualitativo elevato, ma nell'ultimo decennio si è saputa rinnovare profondamente, rinunciando, tra l'altro, ai padiglioni nazionali.
Quest'anno ha raggiunto il traguardo della trentesima edizione. E con il titolo The Imminence of Poetics, si è inaugurata di recente nella bellissima sede del Mam-Sp, edificato da Oscar Niemeyer e Hélio Uchôa nel parco di Ibirapuera.
Affidata a Luis Pérez-Oramas, la Biennale è basata su una scelta curatoriale chiara e poco connivente rispetto alle tendenze attuali. Si compone infatti in una serie di nuclei di opere di singoli artisti ognuno a se stante e molto diversi tra loro, ma accomunati sia dal fatto che nelle loro opere arte e vita si compenetrano in una rincorsa continua, sia da una tendenza al lavoro seriale, alla reiterazione, alla creazione di cataloghi e archivi. Da ognuno di questi nuclei sprigiona una scintilla di poesia; così almeno il curatore desidera che sia, e così effettivamente in molti casi avviene. Ne risulta una mostra coraggiosa nella rinuncia a ogni spettacolarità; frammentaria talvolta, ma intensa e ricca di scoperte per il visitatore.
Ma San Paolo non è solo la Biennale. È anche sede di un gran numero di vitalissime realtà culturali e punto di vista privilegiato rispetto alla scena latinoamericana, e non solo.
A parte la quantità rilevante di gallerie presenti in città e capaci di organizzare mostre di qualità museale – Luisa Strina, Fortes Vilaça, Jac Leirner, Luciana Brito, Mendes Wood, Millan, Baró, Nara Roesler – esistono a San Paolo centri culturali di straordinario dinamismo che fungono anche da sede espositiva; basti pensare al Centro Cultural São Paulo, luogo di libertà creativa per i giovani della città e crogiolo di attività spontanee di ogni genere. Il Centro Cultural dichiara la propria apertura alla città sin dall'impianto architettonico, basato sulla presenza di pareti trasparenti e su una serie di passerelle che s'intersecano su livelli diversi, come se fossero prolungamenti delle strade in mezzo alle quali l'edificio è stato costruito. Coerentemente con questa impostazione complessiva, il Centro tende a mostrare soprattutto opere di artisti sensibili a tematiche sociali; attualmente vi sono esposte opere di alcune formazioni artistiche che negli anni Settanta hanno realizzato interventi urbani, Arte/Ação e 3nós3.
Altro vitalissimo centro culturale della città, il Sesc Pompeia propone fino al 16 dicembre una mostra di Isaac Julien; le spettacolari videoinstallazioni plurischermo dell'artista coniugano un'attenzione estrema per gli aspetti formali dell'immagine e per il suo significato in termini di identità sociale, politica, di genere.
Il ventaglio delle proposte comprende anche alcune mostre "storiche", ma di estrema attualità: Itaù Cultural presenta una retrospettiva di una delle più rilevanti figure artistiche del secondo Novecento, Lygia Clark, esponente del neoconcretismo brasiliano e precoce autrice, negli anni Cinquanta e Sessanta, di coinvolgenti installazioni e di opere destinate a essere manipolate dal pubblico. Nell'ambito della mostra le installazioni, alcune delle quali inedite, possono essere sperimentate ed è possibile interagire liberamente con i suoi oggetti sensoriali.
E mentre nella Pinacoteca, fondata nel 1905, immersa nel verde di un parco, dotata di una sede e di una collezione notevoli, è appena terminata l'ampia retrospettiva dedicata a un artista cinetico straordinario per qualità e per rigore, Carlos Cruz-Diez, il Mam, Museu de Arte Moderna de São Paulo, dedica una grande mostra a una delle più note artiste brasiliane di oggi, Adriana Varejão.
La sua Histórias às Margens (Storie al Margine) è una sequenza di opere al confine tra pittura e scultura: quadri a rilievo che rappresentano scene classiche o mappe del Brasile coloniale, o imitano le azulejos portoghesi, con immagini di architetture barocche e decorative volute vegetali; ma la loro superficie è solcata da profonde ferite e lascia fuoriuscire carne e visceri palpitanti: un traboccante "al di là" organico. In altri casi l'immagine rappresenta ambienti interiorizzati, stanze, saune, piscine rivestite di piastrelle pallide e lucide, solcate da incisioni o da venature rosse. Se i tagli di Fontana, a cui l'artista fa riferimento, trasformavano i quadri in superfici dietro le quali s'intravedeva uno spazio potenzialmente infinito, i tagli "alla Fontana" di Varejão lasciano trapelare una sensualità convulsa e violenta. L'artista si nutre della storia coloniale del Brasile, del suo barocco, carnale e impetuoso, e del suo ibridismo, di quell'antropofagia culturale che è stata uno dei cardini culturali del Paese.
Quell'antropofagia in nome della quale il Brasile ha saputo assumere stimoli provenienti da ogni parte, e che oggi ha come esito un'energia tangibile, così chiaramente riscontrabile nella città di San Paolo.
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The Imminence of Poetics, San Paolo del Brasile, Mam, fino al 9 dicembre

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