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A Sunday l'arte torna ad essere dipinta

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A Sunday l'arte torna ad essere dipinta

  • –di Sara Dolfi Agostini

Quest'anno c'era aria di novità alla terza edizione di SUNDAY Art fair (http://www.sunday-fair.com/), la fiera dedicata all'arte emergente, svoltasi dall'11 al 14 ottobre, fondata dalle gallerie Limoncello (Londra), Croy Nielsen (Berlino) e Tulips & Roses (Bruxelles). Infatti, è stato aggiornato il parterre di partecipanti, con 11 new entry su 20 gallerie totali, quasi tutte fondate da non più di tre anni, tra cui Christian Andersen (Copenhagen), Kendall Koppe (Glasgow) e le due italiane Fluxia (Milano) e Frutta (Roma). È rimasta la stessa, invece, la location: un arioso sottoscala a cinque minuti a piedi da Frieze Art Fair, appropriato a caratterizzare ulteriormente una fiera di nicchia che il Financial Times ha definito "radical chic" e che attira, senza eccezioni, un pubblico specializzato di curatori e appassionati. Anche quest'anno, infatti, non hanno mancato l'appuntamento collezionisti internazionali come il danese Palle Skove Jensen, la coppia newyorkese Susan e Michael Hort e la belga Mimi Dusselier, e già nei primi 15 minuti di apertura della fiera una galleria, BolteLang di Zurigo, registrava il sold out. Ad attirare l'attenzione sul suo stand sono stati cinque dipinti eseguiti dall'artista inglese Benjamin Senior (Londra, 1982) al prezzo di 2.500-3.500 sterline a seconda del formato. Realizzati con tempera d'uovo su cotone e montati su alluminio, rappresentavano donne colte nell'atto di esercitare uno sport, yoga o nuoto, e il loro corpo pallido e scultoreo contrastava con uno sfondo sempre geometrico ed essenziale.

Anche Dave Hoyland di Seventeen Gallery a Londra ha deciso di puntare tutto su un solo artista, David Raymond Conroy (Reading, 1978), con sculture e lavori su carta che investigavano la natura dell'oggetto d'arte sviluppando delicati contrasti concettuali e percettivi, e mettendo in luce come anche in campo artistico ironia e sincerità siano i due volti di una stessa medaglia. Le opere hanno attirato l'attenzione di collezionisti importanti come Pierpaolo Barzan e Anita Zabludowicz; soprattutto, tre di esse sono state vendute a prezzi di 3-5mila sterline. Di fronte, Rob Tufnell dell'omonima galleria londinese ha presentato l'artista Ruth Ewan (Aberdeen, 1980) con opere su carta, un video e un'installazione dal titolo "We could have been everything that we wanted to be" (2011) che consisteva in un orologio basato sul sistema metrico adottato dalla Francia nel 1793 in piena epoca rivoluzionaria: un invito a riconoscere il valore politico del tempo nella definizione della vita sociale: l'opera è stata riservata da un'importante collezione pubblica al prezzo è di 12mila sterline.

L'italiana Frutta, fondata a Roma dal venticinquenne scozzese James Gardner, ha sfruttato lo spazio dello stand per realizzare due mostre personali, rispettivamente di Jacopo Miliani (Firenze, 1979) e Gabriele de Santis (Roma, 1983): due artisti che, pur con intenti e modalità espressive diverse, condividono un approccio formale all'opera d'arte e un simile interesse per il suo intrinseco legame con l'esperienza soggettiva. Gardner ha venduto le loro opere a 1.000-3.500 euro a nuovi clienti di provenienza olandese, italiana e inglese. Anche Fluxia di Milano ha presentato e venduto opere dei due artisti che aveva portato, sfruttando la capacità di Sunday di combinare un pubblico specializzato ad una fruizione delle opere attenta e riflessiva. Così, di Luca Francesconi (Mantova, 1979) c'erano tre nuovi dipinti a 3.500 euro l'uno: delle nature morte in cui si riconosceva un omaggio stilistico a Giovanni Boldini e Giorgio Morandi, e pure la volontà dell'artista di riportare nello spazio della tela la complessità delle sue installazioni, viste a Venezia alla 54ª. Esposizione Internazionale d'Arte. Mentre di Timur Si-Qin (Berlino, 1984) c'era la scultura "Axe Effect" (2011) a 9.000 euro, in cui una spada piantata in un piedistallo trafigge tre confezioni di bagnoschiuma facendone fuoriuscire il contenuto multicolore, e poi un video – al prezzo di 2.500 euro e in edizione di 5 esemplari – realizzato in occasione della sua prima personale milanese "Legend". L'opera mostrava le due galleriste che sparano a delle armature medievali che, da feticcio e passione del padre di una delle due, si sarebbero trasformate con quel gesto in opere dell'artista.

Mentre, dunque, Timur Si-Qin suggeriva la stretta collaborazione tra artista e galleria nella creazione e convalidazione dell''oggetto artistico riflettendo sul ruolo del mercato dell'arte in epoca capitalistica, di fronte allo stand di Lisa Cooley di New York, Cynthia Daignault (Baltimore, 1978) identificava l'esistenza di un suo quadro con la decisione di un collezionista di acquistarlo e condividere con lei una breve descrizione, a parole, di ciò che vedeva dalla sua finestra. L'opera, della serie "ANY MORNING, ANY EVENING, ANY DAY" (2012), costava 7-10mila dollari ed esprimeva con semplicità la relazione sfuggente e tuttavia imprescindibile tra realtà, linguaggio e immagine, mettendo in luce come, alla base del sistema dell'arte ci sia stato, e ancora ci sia, il binomio collezionista – artista.

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