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In due a giocare nell'Hangar

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In due a giocare nell'Hangar

Tanto tanto intensamente, con il corpo e con la mente. È così che bisogna partecipare alle due mostre dell'autunno dell'Hangar Bicocca: guardare non basta. I protagonisti sono infatti due artisti specializzati in imprese complicate, che invitano i visitatori a lasciarsi coinvolgere con tutti i sensi. Due personaggi diversissimi che giocano con lo spazio-tempo, condividono l'interesse per i meccanismi della percezione, e hanno bisogno di sistemi altamente tecnologici per realizzare i loro progetti mentali. Il più cerebrale dei due è Carsten Nicolai (Karl-Marx-Stadt, 1965), che all'Hangar ha portato l'ambizioso e ipnotico Unidisplay, una videoproiezione lunga 50 metri che si moltiplica poi in grandi specchi, irretendo lo sguardo con il continuo rincorrersi e mutare di moduli geometrici in movimento. Il primo impatto è tutto visivo e sonoro: lo scarto tra la luce e il buio, tra il silenzio e un rumore che non è ancora suono ma vibra molti toni al di sotto di ciò a cui siamo abituati. L'opera lavora però anche su un altro livello, quello della rappresentazione convenzionale del tempo e delle sue scansioni, mettendo in scena le proporzioni matematiche e visive tra secondi, minuti, giorni, anni e millenni. Gli interessi di Nicolai, che è un vero «polymath» contemporaneo (e da molti anni è attivo sulla scena della musica contemporanea con lo pseudonimo di Alva Noto), spaziano dall'arte digitale alle neuroscienze, dalla cimatica alla psicologia della percezione, dalla fisica all'architettura.
Le ibridazioni tra discipline creative e scientifiche sono anche alla base della ricerca di Tomas Saraceno (Argentina, 1973), che da giovedì 25 si aggiunge a Nicolai all'interno dell'Hangar con un lavoro monumentale che attinge alle sue sperimentazioni precedenti sui «sistemi volanti» e si proietta verso un futuro possibile fatto di biosfere artificiali. Intitolato On Space Time Foam, l'intervento di Saraceno si librerà tra i 15 e i 25 metri d'altezza occupando la zona del Cubo dell'Hangar, dove il pubblico potrà accedere a una struttura composta da tre livelli di membrana in Pvc, spessa ma trasparente, del tipo solitamente usato in aeronautica, tenuta «morbidamente» in tensione dall'aria e accessibile attraverso un sistema di scale, porte e trampolini. Percorribile da nove persone alla volta (sorvegliate da due alpinisti), questa superficie ancorata alle pareti, dalla cui altezza si riesce a sbirciare fino alle montagne, prova a somigliare a un piccolo ecosistema in cui ogni movimento influenza il tutto, costringendo così gli intrepidi che vi si caleranno a muoversi e a pensare in funzione dell'intero. Come molti dei lavori di questo artista-architetto, l'opera ambisce ad avere un appeal organico, e ha fruttato a Saraceno una collaborazione con il Mit di Boston, dove si proverà a trasformare il progetto dell'Hangar in una vera e propria biosfera da collocare nelle isole Maldive.
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Carsten Nicolai, Unidisplay, fino al 2 dicembre. A cura di Chiara Bertola e Andrea Lissoni
Tomas Saraceno. On Space Time Foam dal 26 ottobre al 2 febbraio. A cura di Andrea Lissoni. Milano, Hangar Bicocca, www.hangarbicocca.org, ingresso gratuito

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