ArtEconomy24

Prezzi contenuti e collezionismo in crescita per la prima vendita di Urban Art…

  • Abbonati
  • Accedi
In Primo Piano

Prezzi contenuti e collezionismo in crescita per la prima vendita di Urban Art a Parigi

  • –di Riccarda Mandrini


Appuntamento di grande richiamo a Parigi lo scorso 22 gennaio, con la presenza di un vasto pubblico eterogeneo e saldo positivo, per la prima asta di Artcurial interamente dedicata alla Urban Art. Per la casa francese si tratta della seconda esperienza in questo ambito. La prima vendita di Urban Art infatti ebbe luogo lo scorso inverno, il 15 febbraio, e fu introdotta come un grande evento, che vedeva la partecipazione dello storico writer newyorchese Cope2, del musicista Tanc e di figure emblematiche come Speedy Graphito e JonOne. Allora i 200 lotti all'incanto furono ceduti con una percentuale quasi del 100 % e un totale di 1.010.180 euro.

Quest'anno i lotti erano 300 con una stima compresa tra 1-1,2 milioni di €. E 1,2 milioni è stato il totale con il quale si è chiusa la vendita, la cui percentuale di realizzo è stata pari al 76% del totale.

Non è mancato l'evento speciale anche in questa seconda edizione ed ha riguardato la Rolls Royce offerta da Eric Catona (ex calciatore, con qualche acclamato ruolo da attore alle spalle) in favore della Fondation Abbé Pierre, una fondazione benefica amatissima in Francia che dal secondo dopoguerra si occupa, cercando di dare loro la dignità di poveri e immigrati. La lussuosa automobile era un modello ‘corniche', del 1986 grafitata per l'occasione da JonOne (1963), writer newyorchese di Harlem, dagli anni '80 stabile a Parigi. Messa all'incanto con una base d'asta di 20.000 € la Rolls Royce è passata di mano per 125.000 €.

Selezionate con grande cura dallo specialista Arnaud Olivaux, i lavori proposti avevano un range di prezzo compreso tra i 300 e i 50.000 €. L'arte dei graffiti sta vivendo una stagione felice e ormai da qualche anno è entrata a far parte delle collezioni dei grandi musei, Tate Modern, Moca di Los Angeles, Berkeley Art Museum, ma la cerchia dei collezionisti è ancora piuttosto ristretta. La Grafiti Art, almeno quella storica, quella prodotta nel ventennio 70 -90 del Novecento veniva consumata in strada, non prevedeva la dimensione del quadro. I graffitisti erano latinos, afroamericani, ragazzi che durante il giorno facevano ogni tipo di lavoro manuale e la notte si appropriavano della città, con le loro artificiose scritte sui muri ed esprimevano una fatica esistenziale che veniva da dentro, mai mediata da modelli presi della cultura alta. L'Urban Art è stata una delle prime forme di disobbedienza civile, difficile formalizzarla all'interno della dimensione del quadro.

Uno tra i primi galleristi a occuparsi di graffiti è stato Jeffrey Deitch (gallerista peraltro di Barry MCGee), che una volta nominato direttore del Moca di Los Angeles ne ha proposto l'acquisizione per la collezione permanente del museo.

Poco considerata fino a qualche anno fa dal secondo mercato, attorno all'Urban Art sta crescendo - grazie soprattutto a Bonhams che dal 2008 la propone con una frequenza semestrale - un collezionismo di nicchia, ma molto appassionato. La vendita parigina ha premiato gli autori più acclamati e con un background solido, ma com'è stato dimostrato i collezionisti hanno saputo fare scelte molto personali, da autentici estimatori dell'Urban Art, non spinti solo dal desiderio dell'investimento.

Top lot "Flying copper" di Banksy, passato di mano per 113mila € contro una stima di 90-120mila €. Nelle precedenti aste di Bonhams a Londra e Los Angeles, il miglior risultato è stato "kate moss" (2005) battuta nel 2008 a 157.704 $. Originario di Bristol Banksy lavora sull'invasione degli spazi urbani usando un modello narrativo semplice e al tempo stesso forte come un j'accuse. Esempio emblematico i ‘Rats' che qualche anno fa invasero Londra, Parigi, New York. Banski usa anche prendere a prestito immagini appartenenti alla cultura alta rilette in chiave pop, come nel caso di Napoli, dove dipinse su un muro la sacra immagine di Maria Teresa di Bernini che reggeva tra le mani un panino e le patatine.

Quasi scontata l'ottima performance di Shepard Fairey, classe 1970, diventato figura di culto già nell''89, quando con il nome di Obey Giant e attraverso il supporto della tecnologia mise a punto un viral marketing – magliette, poster, stickers – con il quale invitava a pensare e a vivere in modo ‘diverso' la realtà urbana. Shepard Fairey è stato l'autore del manifesto ‘Hope' con l'immagine del presidente Obama.

Tra le numerose opere all'incanto da Artcurial il miglior risultato l'ha ottenuto e "Guns and Roses", che ha raggiunto i 63mila €, dai 28-35mila in preasta; seguito da "Chinese soldiers", battuta a 47mila €, sopra i 30-40mila di stima. Era andata meglio lo scorso ottobre da Bonhams, dove "Panthers Power" era passata di mano per 74mila €.

Si è piazzata sempre nella classifica alta dell'incanto Katrin Fridriks, di origine islandese. Il suo acrilico "Sindrome di Stendhal", è stato battuto a 39mila €, contro una stima massima di 20mila €.

Record d'asta per "Strictly for kings or better" di JonOne che, dato a 20mila € di massima, ha velocemente raggiunto i 36mila €, seguito da "Les colours de Bernard Buffet", sempre un acrilico passato di mano a 22mila €, contro i 15mila di preasta.

Solo 25mila €, 15 mila la stima massima, invece, il prezzo di realizzo per un lavoro potente come "Apple Space" opera di Invaders, figura rigorosamente anonima e super cult del milieu dell'Urban Art. Invader, meglio noto come Space Invader, ha come simbolo la teste di extraterrestri pixelati (le stesse del gioco di Toshihiro Nishakado) che, come suggerisce il nome, invadono gli spazi urbani in molti modi: con gli stickers, stampati sotto le scarpe o disegnati da Invader stesso nei luoghi più inusuali e impercettibili delle città non solo europee. Il valore aggiunto di questi interventi urbani sta nel fatto che sono riconoscibili solo da chi li conosce, ed in questo modo diventano appartenenza.

L'asta di Arcurial è stata certamente coinvolgente per gli appassionati di Urban Art che oltre a opere delle ultime generazioni di writers avevano a disposizione i lavori dei graffitisti storici, figure emblematiche come Wayne Robert, in arte Stay High 149, classe 1950, che cominciò a graffitare ad Harlem negli anni '70, scomparso lo scorso anno; Ronny Cutrone (1958), Kenny Sharf (1958) Duro (1958), A-One, del maestro Dondi White scomparso prematuramente nel 1998. Mancava Berry Mc Gee, che alcuni anni fa ospite della Fondazione Prada a Milano rivelò: "se ho davanti un muro, posso lavorare per ore, con una tela ho più difficoltà".

© Riproduzione riservata