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Padiglione Italia, ecco la formula di Pietromarchi

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Padiglione Italia, ecco la formula di Pietromarchi

  • –di Sara Dolfi Agostini

L'estate scorsa il Ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi aveva invitato sette curatori a presentare un progetto per il Padiglione Italia della 55ª Biennale di Venezia. Nomi noti della scena artistica italiana come Francesco Manacorda, direttore alla Tate Liverpool; Gianfranco Maraniello, direttore del MAMBO, Vincenzo Trione docente allo Iulm di Milano e Critico del Corriere della sera; Beatrice Merz, direttrice di Castello di Rivoli e alla guida della fondazione dei genitori Mario e Marisa Merz a Torino. Ad aggiudicarsi la nomina, a ottobre, era stato Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Macro di Roma, con un progetto che, nelle parole del Ministro, delinea "in modo significativo il ruolo dell'arte italiana contemporanea nel quadro dei cambiamenti, estesi e profondi, che caratterizzano questa fase storica del nostro Paese".

Adesso questo progetto ha un titolo, "vice versa", e tra i contenuti ci sono anche delle sorprese. Tra le altre, la scelta di invitare un artista straniero, l'albanese Sislej Xhafa: una novità assoluta nella storia del Padiglione Italia, che si allinea però alle proposte curatoriali dei Padiglioni Francese e Tedesco, che oltre a scambiarsi le sedi espositive, quest'anno presenteranno rispettivamente l'albanese Anri Sala e il cinese Ai Wei Wei, insieme ad altri artisti internazionali. Per il resto, Pietromarchi ha raccontato tutti i dettagli della sua proposta durante una prima conferenza stampa a Roma.

Il progetto che avevi presentato lo scorso agosto per il Padiglione Italia includeva già una lista di artisti?
Per l'80% sì. Il Ministro Ornaghi aveva chiesto un progetto dettagliato e avevo presentato una prima lista di nomi che è stata successivamente integrata.

Il titolo "vice versa" prende ispirazione da un concetto espresso da Giorgio Agamben in "Categorie italiane. Studi di Poetica (1996)", secondo cui la nostra cultura è frutto di un confronto dialettico tra concetti polari che si compenetrano l'un l'altro: ordine e disordine, immagine e riflesso, visibile e invisibile. A questo proposito hai citato il lavoro di Boetti, Pistoletto e Paolini. In che modo questa idea si riflette nell'opera di artisti di generazioni successive come Luca Vitone o Flavio Favelli, che troveremo in questo Padiglione Italia?
Mentre per gli artisti che ho menzionato si tratta di un tema interno alla loro poetica, per autori come Favelli e Vitone è piuttosto un concetto culturale che permette loro d'interpretare le contraddizioni e le tensioni dialettiche insite nella cultura italiana e anche nell'arte. Naturalmente, è una delle tante chiavi di accesso alle loro opere, non pretende di descriverle completamente quanto di dare un taglio critico e curatoriale preciso per raccontare un aspetto importante dell'arte italiana.

Nonostante il tuo coinvolgimento nella creazione del Premio Italia arte contemporanea per il MAXXI di Roma, la lista degli artisti di "vice versa" è piuttosto conservativa e storicizzata. Fanno eccezione solo Francesco Arena (1978) e Francesca Grilli (1978). A cosa si deve questa decisione?
Penso che il Padiglione Italia non sia un contenitore adatto agli artisti emergenti e in questo mi sento perfettamente allineato con i curatori degli altri Padiglioni nazionali, che spesso invitano artisti middle career o all'apice della loro carriera. Il Padiglione nazionale è uno degli spazi espositivi più importanti per un artista italiano ed è giusto che rappresenti una consacrazione definitiva del suo lavoro.

Le opere dei 14 artisti di "vice versa" saranno presentate in coppia in sette ambienti distinti. Come hai costruito questi abbinamenti?
Sulla base di affinità sia tematiche che di sensibilità artistica già presenti nel loro lavoro, che conosco bene: con tutti ho già collaborato in passato. Ad esempio, la decisione di mettere in dialogo le opere di Fabio Mauri e Francesco Arena si fonda su un interesse condiviso da entrambi nell'affrontare i temi irrisolti della nostra storia attraverso il filtro del corpo e la dimensione performativa. Questi elementi di comunanza attraversano il lavoro degli artisti italiani al di là delle generazioni e delle modalità di espressione artistica.

Dal 2011 lo spazio del Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini, comprende due padiglioni che si estendono per 1.800 mq. Una superficie piuttosto ampia, come pensi di gestirla con rispetto alla struttura della mostra?
Ogni ambiente sarà suddiviso in tre stanze, la settimana sarà nel giardino. Tuttavia, il visitatore non dovrà seguire un percorso obbligato: i passaggi da un ambiente all'altro saranno permeabili per consentire una lettura compatta e omogenea del progetto espositivo.

Vittorio Sgarbi, curatore del Padiglione Italia nel 2011, aveva innestato forti polemiche riguardo al budget della mostra al punto che era difficile capire se questo budget ci fosse o no. A quanto ammonta quest'anno il contributo della Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l'Architettura e l'Arte Contemporanee del Ministero della Cultura?
Il budget per il progetto curatoriale è di 400mila euro lordi, quindi non sufficiente a realizzare un progetto espositivo così complesso. Per questo sto portando avanti degli accordi con main sponsor e sponsor tecnici, e come coadiuvante dell'aspetto economico lancerò anche un progetto di crowdfounding.

Cos'è il crowdfounding?
Il crowdfounding nasce per finanziare dei progetti specifici e, inizialmente, ha preso piede nel mondo cinematografico per supportare documentari e piccoli film indipendenti; solo di recente è stato usato in campo istituzionale nell'ambito di campagne come "Tous Mécènes" del Louvre e "Let's Build a Goddamn Tesla Museum" negli Stati Uniti. La sua particolarità è che ha sempre un obiettivo mirato e una durata temporanea, non sostiene un museo tout court, ed è per questo che ben si presta ad essere usato in questo contesto.

Come promuoverai questo strumento?
Ho organizzato eventi a Roma, Milano, Londra e New York durante i quali presenteremo il Padiglione Italia alla stampa e inviteremo il pubblico dell'arte a partecipare tramite il crowdfounding. Dal 12 febbraio e per 90 giorni, inoltre, attiverò una piattaforma online (www.vicecersa2013.org) dalla quale sarà possibile contribuire direttamente. È un progetto importante di comunicazione che ha lo scopo di far emergere la vivacità, l'interesse e la partecipazione che ci sono nei confronti dell'arte italiana.

Qual è il contributo minimo per partecipare? Avete stabilito anche un tetto massimo?
Sì. Si potranno donare dai 5 euro a 10mila.

Quali sono i benefici per i partecipanti?
Stiamo ancora mettendo a punto gli ultimi dettagli rispetto ai nostri obiettivi, comunque all'ingresso della mostra ci sarà una targa con i nomi dei benefattori che hanno contribuito alla realizzazione del progetto e coloro che doneranno almeno 2.500 euro riceveranno delle stampe prodotte dagli artisti in tiratura limitata, numerate e firmate in originale. E poi ci sono copie del catalogo (edito da Mousse Publishing, ndr) autografate, inviti all'inaugurazione, incontri con gli artisti e molto altro ancora.

Come userete i contributi economici raccolti con il crowdfounding?
Se, ad esempio, raccoglieremo 50mila euro, saranno destinati alla produzione delle opere degli artisti, per il 90% inedite e realizzate ad hoc per il Padiglione Italia; se riusciremo ad andare oltre questa cifra ci saranno fondi anche per le attività di mediazione culturale, la promozione e la comunicazione del progetto espositivo attraverso la realizzazione di un'App e l'organizzazione di incontri con gli artisti e opinion leader del mondo dell'arte internazionale.

Padiglione Italia
Venezia (Tese delle Vergini, Arsenale)
1° giugno – 24 novembre 2013


Gli artisti invitati, in coppia:
Luigi Ghirri (1943-1992), Luca Vitone (1964)
Fabio Mauri (1926-2009), Francesco Arena (1978)
Piero Golia (1974), Sislej Xhafa (1970)
Marcello Maloberti (1966), Flavio Favelli (1967)
Giulio Paolini (1940), Marco Tirelli (1956)
Massimo Bartolini (1962), Francesca Grilli (1978),
Gianfranco Baruchello (1924), Elisabetta Benassi (1966)



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