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Biasiucci ci guarda dentro

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Biasiucci ci guarda dentro

Quelli degli animali sono aperti, quelli degli uomini sono chiusi. E questo perché nell'opera meravigliosa di Antonio Biasiucci - il più profondo, antichissimo e per questo il più originale fotografo italiano di oggi - gli occhi degli uomini illuminati guardano dentro. E trattandosi di fotografia, di una fotografia ormai arcaica perché aliena all'artificio, la scelta è coraggiosa, naturalmente dolorosa, ma come accade dall'Odissea in poi, è una scelta bella, che porta alla bellezza di cui abbiamo bisogno per vivere ogni giorno. Lo conferma l'ultimo libro di Antonio Biasiucci, edito da Mario Peliti, che si fa estremo fin dal titolo, Tre terzi. Sacrificio Tumulto Costellazioni, e "scorticato" fin dalla copertina grigia, senza immagine, come se la prima cosa da fare di fronte al volume fosse riflettere, anzi di più immergersi nelle tre parole scelte dall'autore. Parole immense che guidano nella discesa nell'oscurità del mito, accompagnano alla scoperta di una materia ancora in ebollizione, senza forma perché madre di tutte le forme, e infine, per chi ha avuto la forza di perdersi e soffrire, riportano in superficie alla luce, alle stelle, alla volta celeste che riposa sulla schiena di una donna.
E allora, dopo le parole, ecco le immagini che Biasiucci ha iniziato a realizzare giovanissimo, a vent'anni, nel 1982, e che oggi, tre decenni dopo, tre terzi di tempo dopo, sono i capitoli forti di un'autobiografia che supera i limiti personali, di età e di luogo, e diventa universale. L'atto che apre il racconto, violentissimo, è un'uccisione, quella del maiale nella campagna di Dragoni, nel Casertano dove Antonio è nato. A impugnare il coltello e lo stilo che inciderà la carne e la storia è il padre di Antonio, anch'egli fotografo. A recidere il cordone ombelicale di un medesimo destino professionale è invece il figlio che scatta in controluce, tra i vapori, come sempre il genitore gli ha raccomandato di non fare. E nella ferita aperta della disubbidienza, l'unica che fa crescere - disubbidienza alla modernità, all'urbanizzazione, a una religione senza sacro, a un maschile senza dolcezza - Biasiucci cammina sicuro, passando dal corpo delle "Madri", quel farsi largo che è la vita nel ventre, al "Magma" del Vesuvio, grembo terrestre che fa nascere e rinascere ogni giorno il mondo, per poi muoversi in silenzio tra le "Res", che non sono certe Le cose di Georges Perec, il di più, l'inutile soffocante dell'era nostra, ma sono, come scrive Flavio Arensi nel suo bell'intervento, le cose dei latini, «le cose tutte, nobili come gli eventi da inserire negli annali, eroiche biografie le res gestae, la cosa pubblica le res publica, res adversae la disgrazia, res secondae la fortuna, insomma ogni singolo fatto, pretesto, successo e ammonimento». Anche le immagini di Biasiucci sono un ammonimento, un pretesto per sprofondare nella materia remota del tempo, sia essa lava, forma di pane, pelle di vacca, frammento di volto. A recuperare dal naufragio, da quella notte nerissima che circonda ogni immagine, è lo stato di grazia di queste fotografie, questi Ex voto - altro capitolo del libro e mostra a cura di Paolo Morello - che non sono un ringraziamento per la salute ritrovata, ma sono la promessa di votarsi senza paura, alla ricerca di nuove e remotissime costellazioni nel nostro buio.
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Antonio Biasiucci. Tre terzi. Sacrificio Tumulto Costellazioni, Peliti Associati, Roma, pagg. 192, € 50,00
Antonio Biasiucci, Ex Voto, Galleria Studio, Palazzo Moncada, Palermo, dal 2 marzo al 28 aprile, su appuntamento, tel. 091/583893.

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