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Art Dubai evento al top nei Paesi del Golfo, consolida immagine e vendite

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Art Dubai evento al top nei Paesi del Golfo, consolida immagine e vendite

  • –di Riccarda Mandrini

"Vogliamo che Art Dubai mantenga uno status di ‘fiera a dimensione umana', intendiamo crescere in termini di proposte e programmi innovativi, non nel numero di gallerie", questo il modello di fiera che Antonia Carver, direttore di Art Dubai per il terzo anno consecutivo ha scelto di perseguire. Le 75 gallerie presenti, di cui il 45% europee e il 29% dell'area MENA, Middle East e Nord Africa, con una percentuale quest'anno del 6% di gallerie dell'Africa Occidentale alle quali è stato dedicata la sezione tematica Marker.

Due gli elementi che hanno caratterizzato l'edizione 2013 di Art Dubai. Innanzitutto le scelte delle gallerie che hanno dato una direzione più aperta alle loro proposte, offrendo una prospettiva maggiore sul lavoro degli artisti internazionali, senza trascurare quelli dell'area Medio Orientale, ma con una definizione meno netta rispetto agli anni passati, certamente nei contenuti, capaci di tradurre i temi trattati dagli artisti medio orientali in una lettura più globale, sottolineata anche dalla scelta di lavori realizzati con media differenti, non solo dipinti, ma moltissime installazioni. Il secondo elemento di rilievo riguarda il collezionismo. Quest'anno oltre al forte numero di collezionisti autoctoni, vi era un'eccezionale presenza di collezionisti internazionali, moltissimi dall'Europa, soprattutto dal Belgio e dalla Francia, situazione subordinata alla presenza dell'11ª edizione di Sharjah Biennale inaugurata pochi giorni prima di Art Dubai. Da non trascurare anche l'apertura della prossima Biennale di Venezia che ha spinto i galleristi ad aprire un focus su autori che saranno esposti in laguna come Joana Vasconcelso (appena esposta anche a Tefaf a Maastricht) nel Padiglione Portoghese, la cui galleria parigina Nathalie Obadia ha presentato una grande installazione, "Bel Amie" (venduta a un collezionista olandese per 22mila €) fortemente museale, un lavoro che non poteva che raccogliere l'interesse di un collezionismo maturo, non legato alla formula della tela da parete.
Numerosi anche e i curatori e direttori di musei, quest'anno soprattutto dalla vicina Abu Dhabi, dove tra il 2015 e il 2017 sul cultural district di Saadiyat Island apriranno cinque nuovi grandi musei. Dal Lacma di Los Angeles è giunta Linda Komaroff, curatrice del dipartimento di Arte Islamica e del Middle East. "Lacma da quasi un decennio - ha spiega - persegue una politica di acquisizione di opere d'arte contemporanea del Middle East e ad oggi vanta una collezione di più di 150 opere".

Galleristi e collezionisti hanno confermato la forte crescita di Art Dubai sia in termini contenuti che nell'immagine. Ma l'unità di misura per una fiera restano le vendite, che quest'anno sono state eccezionali. Tutte bene le tre gallerie italiane che da anni frequentano la fiera. Galleria Continua con il suo raffinato stand ha guardato a ovest e ha proposto un'installazione di Buren e diverse opere di Michelangelo Pistoletto, quasi tutte vendute. I galleristi italiani al secondo giorno hanno dovuto rinnovare parte dello stand. Ceduto anche un tappeto di Mona Hatoum e un lavoro di Kiki Smith.
Laura Bulian ha esposto uno dei lavori più ammirati della fiera: un'incisione su carta di Elisabetta di Maggio, che occupava una parete esterna dello stand. Opzionata da una collezionista locale. Venduta inoltre ad una Fondazione di Abu Dhabi il lavoro di Gulnara Kasmalieva & Muratbek Djumaliev per 6.000 €. e il video di Taus Makhacheva, presente a Sharjah Biennale, per 5.000 €.
Interessante la scelta di Nicolò Cardi di Cardi Black Box che ha lavorato su una doppia proposta: Shirana Shahbazi, iraniana, amatissima di cui ha venduto diverse opere (prezzi da 20-150mila €) e due portali firmati Gianni Piacentino (fino al febbraio scorso in retrospettiva al Madre di Napoli) datati 1966, che hanno catalizzato l'interesse del pubblico e di molti galleristi.
Da Janine Rubeiz di Beirut si sono mostrati soddisfatti per la fiducia dei collezionisti nelle loro proposte: sono state cedute le tele astratte del maestro libanese Jamil Molaeb, classe 1948, con buone performance sul secondo mercato. Il prezzo delle tele di Molaeb parte da un range prossimo ai 30mila $. Un collezionista della UAE ha acquistato un lavoro dell'artista argentino Antonio Seghi, che fa parte della scuderia, al prezzo di 30mila $.
Platforma China ha venduto alla famiglia reale "Inner Garden" di Shi Jinsong, un'installazione scultorea, parte del progetto commissionato da Art Dubai, prezzo riservato, e la tela "Whale" di Sun Xun per 3.500 $.
Tra gli stand più seguiti, certamente quello di October Gallery, che presentava due grandi vasi "Nuages e Pluie" decorati con calligrafia del maestro tunisino Rachid Koraichi, già nella collezione di Guggenheim Abu Dhabi, prezzo riservato e, ancora un'installazione dell'artista africano El Anatsui tra gli autori di interesse di Guggenheim Abu Dhabi. La galleria newyorchese Leila Heller ha venduto "Gate of Narcissus" di Rachel Hovnanian a un collezionista locale per 74mila $ e due lavori dell'artista iraniano Faride Lashai, una ventina i passaggi in asta, per 63mila e 33mila $ a un collezionista locale.
Galerist da Istanbul proponeva il video "The Headless Woman or the Belly Dancer", opera della storica artista e attivista turca Nil Yalter, classe 1938, già nella collezione di Centre Pompidou, Samlung Vienna, Boijmans, Rotterdam oltre a una delle opere più fotografate della fiera, l'installazione di Gavin Turk, "Nazar".
Soddisfazione anche da Fabienne Leclerc, In Situ di Parigi che ha venduto anche "Une perruche" dell'artista del Benin Meschac Gaba per oltre 20mila €. Il progetto de "Les Perruches" è nato una decina di anni fa durante un periodo di residenza di Gaba allo Studio Museum di Harlem (www.studiomuseum.org ) e ha toccato moltissime piazze mondiali tra cui Milano, alla Galleria Artra. Meschac Gaba la prossima estate sarà alla Tate di Londra con una personale.

Alserkal Avenue - o il nuovo art district
Alserkal Avenue così si chiama il nuovo distretto artistico di Dubai. Di proprietà di Mr. Abdelmonem Bin Eisa Alserkal è un'ex vasta area industriale dove oggi hanno sede sia le gallerie più note gallerie d'arte di Dubai, sia quelle internazionali che hanno scelto come sede a Dubai, tra queste, Green Art Gallery, Grey Noise, Lawrie Shabibi, Isabelle Van Den Eynde e Ayyam Gallery.
Il progetto di ampliamento è stato affidato a Philp Logan (Shakland Cox) e prevede un investimento di 50 milioni di Dirhams da qui al 2014.
Alserkal è stato lo spazio di elezione scelto dal collezionista iraniano Ramin Salsali, per il proprio museo privato, il Salsali Private Museum (www.salsalipm.com ). Ramin Salsali possiede più di 800 opere d'arte e in occasione di Art Dubai ha proposto una personale dell'artista iraniano Reza Derakshani. (Riccarda Mandrini)

MARKER - Un focus sull'arte dell'africa occidentale - Nuovi spazi e gallerie per dare avvio al sistema dell'arte in Africa
Ormai è opinione condivisa dai direttore di fiere e dei musei che il prossimo brand sarà l'arte africana contemporanea. Profondamente concettuale nella sua essenza, l'arte contemporanea africana raccolta nella sezione tematica Marker, uno dei fiori all'occhiello di Art Dubai, ha catalizzato l'attenzione del pubblico internazionale della fiera. Cinque le istituzioni coinvolte: Centre for Contemporary Art, Lagos; Espace Doual'art, di Douala; la galleria Carpe Diem di Ségou, in Mali; Nubuke Foundation e Raw Material Company di Dakar.
"E' pratica comune in Africa che i collezionisti, anche quelli occidentali, acquistino direttamente dall'artista, bypassando la galleria. Questo modello non ha permesso il corretto sviluppo del sistema dell'arte africana" ha fatto notare Chab Tourè, gallerista di Carpe Diem. I primi a risentire di questa condizione sono stati proprio gli artisti che non sono stati adeguatamente rappresentati e seguiti nei loro percorsi anche quando hanno avuto l'opportunità di esporre in grandi mostre internazionali. "Quello che stiamo facendo è provare a costruire, attraverso le nuove gallerie e spazi no profit , un sistema dell'arte che guarda a quello occidentale e che dia modo di operare sul mercato internazionale e, al tempo stesso, tuteli l'artista".

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