ArtEconomy24

Padiglione Italia: l'impegno economico delle gallerie e dei…

  • Abbonati
  • Accedi
In Primo Piano

Padiglione Italia: l'impegno economico delle gallerie e dei collezionisti

  • –Maria Adelaide Marchesoni


Il progetto espositivo di Vice Versa al Padiglione Italia alla 55ª Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali è stato "sdoganato". L'operazione di crowfunding ha raccolto 178mila euro, destinati a sostenere la realizzazione del Padiglione sotto diversi aspetti, tra cui la promozione e, in parte, anche il sostegno alla produzione delle opere in mostra. Quanto sono costate le opere? A chi appartengono? E una volta chiuso il sipario della 55ª Biennale d'Arte che fine faranno?
ArtEconomy24 ha posto queste domande alle gallerie di riferimento degli artisti esposti nel Padiglione Italia. Ecco il risultato non esaustivo perché non tutti hanno svelato i costi di produzione delle opere.

Iniziamo da Francesco Arena, artista della galleria Monitor di Roma, l'opera Massa Sepolta (Burgos; Benedicta; Batajnica 02; Ivan Polje), 2013 è una riflessione su uno dei simboli più atroci della negazione dell'identità individuale: la fossa comune. Qui sono le fosse di Burgos (Spagna, 1935-39), Benedicta (Italia, 1944), Batajnica 02 (Serbia, 1992-95) e Ivan Polje (Kosovo 1992-95) ad essere state scelte dall'artista come emblema di tutte le stragi della contemporaneità. L'artista è risalito al numero di cadaveri sepolti nelle fosse e, moltiplicandolo per il proprio peso, ha ricavato la quantità di terra necessaria per costruire ciascuno dei quattro pilastri che costituiscono l'opera in mostra. Il costo di produzione dell'opera che, oltre alla Galleria Monitor, ha ricevuto il sostegno della Nomas Foundation di Roma è stato pari a 60mila euro.
Difficile al momento stabilire la futura destinazione di quest'opera, mentre per quanto riguarda un'altra installazione, ovvero l'opera di Flavio Favelli, la speranza é vederla esposta (e quindi acquisita) da un ente museale. Non sarebbe la prima volta, in quanto nel 2008 il MAXXI ha acquistato una sua grande installazione dal titolo La Terza Camera.
Flavio Favelli è tra gli artisti della La Galleria S.A.LE.S. di Roma e lo scorso febbraio la galleria ha organizzato la mostra, Hotel San Giorgio. I lavori di Favelli sono anche presso la Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea di Palermo e a Milano ha esposto nel 2011 da Cardi Black Box . "Le opere di Flavio Favelli in Biennale sono due - spiega Francesco Pantaleone, - una specie di collezione di piatti trovati (12, ma in mostra sono esposti 11) dal titolo Rome bone China, 2013 che l'artista ha decorato con decalcomanie realizzate da sovrapposizioni di foto da cartoline che ritraggono la Cupola di San Pietro. L'altra è il tentativo di ricostruire l'immagine della Cupola stessa usando una vecchia cassa armonica-gazebo del Salento. Tutte le casse armoniche sono fatte a immagine della Cupola di San Pietro e questo ha facilitato il compito. L'artista ha modificato il gazebo e rifatto la lanterna con delle vecchie porte e l'apice con un lampadario" conclude Pantaleone.
"Chi conosce le mie opere - sottolinea Flavio Favelli - e mi riferisco alla superficiale interpretazione di molti che riducono l'opera presente in Biennale a un semplice omaggio a Michelangelo, sa che al centro ci sono solo io, il mio passato e la mia storia; anche se oggi molti artisti si ispirano ai grandi del passato o a vicende sociali e politiche di indubbio interesse, la mia ricerca attinge dalle mie proprie immagini" conclude l'artista.
La Cupola, 2013 realizzata in lamine metalliche, legno, vetri, neon è stata prodotta con il sostegno di Vhernier, un'azienda italiana produttrice di gioielli, appartiene all'artista le cui opere oscillano da 4mila euro per raggiungere 160mila euro, il prezzo di mercato dell'opera in Biennale La Cupola, come riferito dalla galleria.
Flavio Favelli divide lo spazio con l'opera di Marcello Maloberti artista della Galleria Raffealla Cortese un'installazione performativa al centro della quale si staglia un blocco di marmo bianco di Carrara sul quale si trovano 4 performer che alzano e abbassano dei teli mare in modo da formare una piccola stanza. Sui teli mare si trova l'immagine di un tramonto marino: un'immagine kitsch e al contempo popolare che si alterna con il colore argento del retro del telo mare. Intorno a questo "monolite"/monumento ci sono 55 tavoli di legno con sculture che ricordano elementi architettonici ed urbani, su alcuni tavoli c'è anche lo specchio, elemento fondamentale nel lavoro di Maloberti. Il costo complessivo dell'opera, masso di marmo bianco con i quattro teli mare e performance è costata 30mila euro (escluso Iva). Il progetto è stato sostenuto economicamente dalla Galleria Raffaella Cortese e la fanzine (la pubblicazione non ufficiale realizzata dai fan dell'artista) è stata realizzata grazie al contributo di un collezionista. L'opera appartiene alla Galleria Cortese e dopo l'esposizione in Biennale sarà messa in vendita. Potrà essere acquistata l'intera installazione dei tavoli, ma anche solo in parte con un range di prezzo che oscilla da 8.500 a 30.000 euro (esclusa Iva).
Nessuna galleria coinvolta per l'opera Fe₂O₃ Ossido ferrico, 2013 anche perché l'artista, Francesca Grilli, non ha una galleria di riferimento. L'opera prevede la presenza di una performer, invitata a interagire per mezzo di vocalizzi liberi con il ritmo di caduta di una goccia su una lastra di ferro. Il costo complessivo del lavoro, prodotto da Centrale Fies è stato di 40mila euro e il progetto è stato sostenuto dall'Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma, dal MAMbo, Museo d'Arte Moderna di Bologna - Istituzione Bologna Musei che ha contribuito con 3mila euro, dalla Provincia Autonoma di Trento, Fuoribiennale; Hydro Dolomiti Enel e da collezionisti privati. L'opera appartiene all'artista e, dopo la Biennale sarà messa in vendita con una trattativa privata. Le quotazioni delle opere di Francesca Grilli sono comprese tra un minimo di 500 e un massimo di 25mila euro.
La galleria Magazzino di Roma ha in Biennale le opere di due artisti, Elisabetta Benassi e Massimo Bartolini, ma ha preferito non comunicare il costo delle due installazioni. Massimo Bartolini lavora anche con la Galleria Massimo De Carlo e Frith Street Gallery di Londra .
L'opera site specific The Dry Salvages, 2013, di Benassi è composta da circa 10.000 mattoni di argilla del Polesine - teatro della disastrosa alluvione del 1951 – marchiati sulla superficie con i nomi e i codici alfanumerici di catalogazione dei più grandi detriti spaziali ancora in orbita intorno alla Terra. Il progetto ha ottenuto il sostegno economico di AGI Verona, Fondazione Giuliani, Benedetta Lucherini, Fabrizio Lucherini e Umberto Quadrino e le opere di Elisabetta Benassi oscillano da un minimo di 5mila a un massimo di 200mila euro.
Il progetto di Massimo Bartolini, Due, 2013, fusione in bronzo e le cinque opere di Giuseppe Chiari Ascoltare; Cammininare; Canterellare; Fantasticare; Pianoter, 1974, inchiostro su carta, Collezione Nino Soldano, è stato sostenuto da Olnick Spanu Collection e da Paolo e Alessandra Barillari. Le opere di Massimo Bartolini che ha partecipato anche alla 48ª e 53ª Biennale (1999 e 2009) e più recentemente a dOCUMENTA (13) presentano un range di prezzo compreso tra 10mila e 250mila euro.


© Riproduzione riservata