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PHotoEspaña a caccia di identità

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PHotoEspaña a caccia di identità

  • –di Sara Dolfi Agostini

Chi ha familiarità con il sistema dell'arte spagnolo, ha sentito parlare di La Fabrica come di una galleria specializzata in opere fotografiche fondata nel 2003, che espone artisti del calibro di Marina Abramovic e Gregory Crewdson e realizza per loro preziosi cataloghi monografici. Tuttavia, pochi sanno che la galleria è il braccio operativo di un'organizzazione culturale che nasce 18 anni fa come casa editrice della rivista annuale "Matador": un contenitore di storie fotografiche di altissimo profilo, in cui ogni numero è associato a una lettera dell'alfabeto spagnolo, cui si collega un tema coreografato da una voce autorevole del panorama artistico. Quest'anno, per il numero "o", è sceso in campo Vicente Todolì, l'ex direttore della Tate Modern e adesso artistic advisor di Hangar Bicocca: il soggetto è l'Islanda e la copertina è impressa con il volto ben noto di Roni Horn.
Soprattutto, La Fabrica dal 1998 promuove "PHotoEspaña", un festival che riunisce tutte le istituzioni del territorio madrileño nella realizzazione di mostre mirate al grande pubblico, che attraversano in modo trasversale il mondo dell'espressione artistica e quello della produzione documentaria. "PHotoEspaña", giunta alla sua 16ª edizione, ha inaugurato la settimana scorsa ed è visitabile ufficialmente fino al 28 luglio, anche se alcune delle mostre associate resteranno aperte tutta l'estate. Nonostante le difficoltà economiche che hanno costretto l'organizzazione a una riduzione del budget del 20% rispetto all'anno precedente, con un assestamento su 1,9 milioni di euro, di cui l'80% di provenienza privata, "PHotoEspaña" è riuscita a mantenere un'offerta ampia per artisti coinvolti, oltre 320 in 74 sedi espositive.
Il percorso si articola intorno al tema del corpo come referente identitario, luogo di autocoscienza rispetto al mondo circostante e, come tale, punto di partenza per un'azione di resistenza e seduzione. A svilupparlo, il curatore Gerardo Mosquera, che firma la sua terza e ultima edizione di "PHotoEspaña", coadiuvato dalle 18 istituzioni incluse nella sezione ufficiale, musei ma anche fondazioni e spazi espositivi comunali; quindi, da 13 ambasciate e istituti culturali stranieri inseriti nel circuito "openphoto"; infine, dalle 33 gallerie del "festival off" che per l'occasione espongono gli artisti e i fotografi che rappresentano privatamente.
Nella sezione ufficiale prevale uno sguardo su autori internazionali di fama come Shirin Neshat, che occupa gli spazi della Fundación Telefónica, organizzazione che in Spagna già dal 1999 si fa carico delle attività culturali dell'omonima compagnia di telecomunicazioni. La mostra "Shirin Neshat. Escrito sobre el cuerpo" immerge il visitatore in un mondo, quello islamico, in cui il corpo è la materia su cui imprimere tracce di rituali sedimentati a livello culturale e sociale, capace di rivelare gli aspetti più intimi e politici della condizione femminile, trascendendo stereotipi di matrice occidentale. In Italia, le sue opere si trovano da Noire a Torino, che vende le stampe fotografiche semplici a partire da 10mila euro in edizioni di 5-10, mentre per quelle esposte all'intervento calligrafico dell'artista, che le rende uniche nonostante la base fotografica sia proposta in edizione, il prezzo sale a 35mila euro.
Al Circolo di Belle Arti, la riflessione sull'arte al femminile prosegue con l'antologica "Mujer. La vanguardia feminista de los años 70", una mostra curata dalla Sammlung Verbund di Vienna che mette in dialogo l'opera di oltre 20 artiste tra cui Cindy Sherman, Valie Export e l'italiana Ketty La Rocca, che indagano i canoni della rappresentazione femminile reinterpretando i concetti e i metodi delle ricerche più sperimentali di quel periodo, dalla Land Art all'Arte Concettuale. Accanto, uno splendido confronto tra l'opera di due autori, Edward Weston e Harry Callahan, nei quali rigore tecnico e ricerca formale si combinano nello studio parallelo di corpo e paesaggio. Questa doppia retrospettiva è organizzata dal Centre for Creative Photography dell'Università dell'Arizona, che custodisce gli archivi dei due fotografi nell'ambito della più importante collezione di fotografia moderna del Nord America, tanto per estensione che per pregio storico. Nel mercato del collezionismo, invece, Callahan è rappresentato dalla galleria newyorkese Pace/MacGill che vende le sue opere a prezzi di 8-40mila dollari, mentre Weston dall'omonima galleria californiana gestita dagli eredi del fotografo: nel suo caso, la forbice di prezzi varia rispetto al tipo di stampa, vintage o successiva, e al soggetto, con una preferenza del mercato per paesaggi e still life – a 25-75mila dollari – rispetto alle serie dedicate alle dune - disponibili a partire da 4mila dollari.
Alla Fondazione Mapfre, invece, c'è una grande mostra monografica di Emmet Gowin, che proprio sotto l'influenza di Callahan alla Rhode Island School of Design ha iniziato la sua carriera fotografica. Dalle prime stampe realizzate con la 35 mm alla sperimentazione con il grande formato, le immagini mostrano la loro natura indiziale unita a un forte senso di introspezione. Anche Gowin collabora con la galleria Pace/MacGill di New York e le sue stampe quotano 8-30mila dollari. In mostra, sempre nell'ambito della sezione ufficiale, c'è anche una collezione privata, quella del curatore spagnolo Rafael Doctor alla Fundación Lázaro Galdiano, una casa museo fuori dai tradizionali circuiti turistici in cui è conservata un'importante raccolta di arte decorativa e un "Cristo fanciullo", inizialmente attribuito a Leonardo da Vinci. Private di cornici e passepartout, stampe del XIX secolo, di quelle che si acquistano nei mercati delle pulci e negli antiquari per prezzi tra 100 e 1000 euro, accostate a fotografie contemporanee si accumulano sulle mensole rievocando l'universo vorticoso di immagini che abitano la nostra testa, evocato nel titolo dell'esposizione, "Taxonomía del Caos".
Nella cornice del festival off, La Fabrica presenta una selezione della serie "Paradise" (2011) del fotografo giapponese Nobuyoshi Araki, in vendita a 6-8mila euro in edizioni di 20. Per le altre gallerie coinvolte, invece, PHotoEspaña è soprattutto l'occasione per promuovere autori spagnoli: così, Elba Benítez dal 27 giugno accoglie Cristina Iglesias. L'artista, nota al pubblico per le sue complesse sculture ambientali e reduce da una retrospettiva del suo lavoro al Museo Reina Sofia di Madrid, esporrà la sua produzione fotografica, che è parte integrante del suo processo creativo e in vendita a partire da 7mila euro. Ogni stampa è realizzata su rame o seta ed elaborata con schizzi e disegni come se Iglesias stesse imprimendo i suoi segni direttamente nello spazio che l'immagine rappresenta.

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