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«Un tocco francese nelle aste»

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«Un tocco francese nelle aste»

  • –di Silvia Anna Barrilà

Guillaume Cerutti, Ceo di Sotheby's Francia dal 2007 e vicepresidente di Sotheby's Europa, ha coperto diversi incarichi pubblici prima di approdare nella casa d'asta quotata a Wall Street. Amministratore delegato del Centro Georges Pompidou, tra il 1996 e il 2001, un periodo segnato dalla ristrutturazione del Musée National d'Art Moderne, tra il 2002 e il 2004 è stato capo di gabinetto del Ministro della Cultura e nel 2004 capo dell'ufficio esecutivo per concorrenza e il mercato del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Alla guida di Sotheby's Francia ha incrementato i risultati della casa d'asta.
Quali strategie avete utilizzato per accrescere del 16,5% a 106,5 milioni di euro, diritti inclusi, il fatturato nel primo semestre dell'anno?
La nostra strategia per le vendite in Francia è coerente con la strategia di Sotheby's altrove, vale a dire vendite selettive, ma ci piace aggiungere un 'tocco francese' in molti campi. Per esempio Parigi è la nostra piazza principale in Europa per l'arte tribale, l'arredo francese, l'argenteria, l'arte decò e il design del XX secolo, la fotografia. Le nostre aste di arte moderna e contemporanea sono curate con attenzione, con un accento speciale sul Surrealismo e sugli artisti nati o attivi in Francia. Recentemente abbiamo dato la priorità a vendite di unica provenienza, una strategia che ha funzionato molto bene nel 2013 con le collezioni Barbier-Mueller (arte precolombiana), del Garden Museum di Nagoya (Art Nouveau) e della Comtesse de Witt (arte moderna e contemporanea).
Com'è cambiato il mercato francese negli ultimi anni e in che direzione si sta sviluppando?
Sebbene la quota di mercato della Francia a livello globale sia più o meno del 5-6%, molto inferiore a quella degli Stati Uniti, della Cina o della Gran Bretagna, il mercato dell'arte in Francia è molto vario e dinamico, grazie alla tradizione francese nell'arte e nel collezionismo. Alcune fiere, come per esempio la Biennale des Antiquaires, FIAC o Paris Photo, hanno migliorato la loro qualità e ora attraggono molti dealer e acquirenti di prima classe, il che è positivo per l'intero mercato. Negli ultimi anni uno dei maggiori eventi è stato l'arrivo massiccio di compratori asiatici che ora rappresentano circa il 10-20% del fatturato annuale.
Quali dipartimenti vanno per la maggiore e quali stanno rallentando?
Teniamo vendite in circa 12 categorie in Francia, delle quali solitamente quattro fanno il 75% del nostro fatturato: l'arte contemporanea, moderna, l'arte tribale e quella asiatica. Ma non mi piace ridurre i dipartimenti al loro contributo al fatturato, sarebbe un approccio in parte sbagliato. Alcuni altri dipartimenti, come i libri e i manoscritti, l'art decó e il design e i dipinti antichi, sono pure molto significativi per il nostro profilo e la nostra reputazione in Francia e danno risultati eccellenti.
Per alcuni dipartimenti, come l'arredamento classico francese, l'argenteria e l'arte del XIX secolo, abbiamo notato un certo declino nel corso degli ultimi anni. In questi campi il mercato non è così profondo com'era una volta e dobbiamo usare più inventiva per attrarre nuovi clienti.
Chi sono gli artisti e i periodi più richiesti?
Non ci sono sorprese: l'arte della fine del XIX secolo e del XX secolo, da Monet a Basquiat, è in testa a Parigi così come nel resto del mondo. I nostri risultati migliori nel 2013 sono stati per opere di Basquiat, Picasso, Giacometti, Calder, Kandinsky, de Stael... Abbiamo segnato anche il record all'asta in Francia per un dipinto di Zao Wou-Ki, grazie alla forte richiesta da parte cinese per quest'artista.
Tra le altre categorie, notiamo che i compratori cercano e premiano la qualità, la freschezza sul mercato e la provenienza. Per esempio si veda la squisita tela dell'artista francese del XVII secolo Louise Moillon, una natura morta dipinta quando aveva solo 19 anni, un capolavoro completamente nuovo sul mercato, che ha fatto più di un milione di euro; oppure la splendida e rara balaustra in bronzo di René Lalique, proveniente dalla collezione del Garden Museum, che ha raggiunto 1,2 milioni di euro

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