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Nel Palazzo del Principe

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Nel Palazzo del Principe

Quando nel fatidico, rivoluzionario 1848, dopo un completo rinnovamento di strutture e arredi, una grande festa da ballo riaprì le porte del palazzo dei Liechtenstein nella Bankgasse, le cronache del tempo si profusero in elogi della ricchezza e della raffinatezza del restauro, costato la favolosa cifra di 4 milioni di fiorini. Quell'edificio nel cuore di Vienna, a ridosso della stretta cerchia di mura cittadine, era stato acquistato alla fine del Seicento, per dare alla casata dei Liechtenstein, originaria di un borgo a poche decine di chilometri da Vienna, ed elevata al rango principesco nel 1608, un'adeguata dimora di rappresentanza nella capitale. Fino ai primi anni del '700, una folla di maestranze e artisti soprattutto italiani aveva riversato i propri talenti contemporaneamente in un grande edificio di campagna fuori le mura e in quello a poche centinaia di metri dal palazzo imperiale.
Una sorta di atto dovuto, per una dinastia in ascesa, la cui passione per le arti aveva già prodotto anche una cospicua collezione, parzialmente aperta al pubblico fin dall'inaugurazione dei due fabbricati, con dipinti di Lukas Cranach, Franz Hals, Rembrandt, Van Dyck, e soprattutto giganteschi Rubens.
Negli anni '30 e '40 dell'Ottocento, il capofamiglia Alois II diede il via ad un incisivo intervento di ristrutturazione sulla dimora di città, e i tre piani costruiti in stile barocco si riempirono di arredi Biedermeier e vennero dotati di attrezzature tecniche avanguardistiche per l'epoca, che resero lo Stadtpalais un modello per tutti gli edifici nobiliari sorti di lì a poco a Vienna tutt'attorno all'area degli enormi cantieri della Ringstrasse.
Verso la fine dell'Ottocento, con la demolizione delle ormai poco difensive mura cittadine, il Palais Liechtenstein poteva guardare direttamente sul Burgtheater, sul municipio neogotico di là dal Ring e, oltre gli ancora bassi alberi di quella nuova circonvallazione, lo sguardo si poteva spingere verso il Parlamento, oppure, sorvolando il parchetto del Volksgarten, verso la Piazza degli Eroi con la Grande Biblioteca Nazionale e il Museo Etnologico: un luogo perfetto per una famiglia intenzionata ad essere al centro della vita sociale della capitale austro-ungarica. Dentro le sale dello stabile, decine di quadri dei più importanti pittori Biedermeier, da Josef Franz Danhauser a Peter Fendi, da Friedrich von Amerling, a Ferdinand Georg Waldmüller, a Rudolf von Alt. Ingegnosi mobili ideati dai più rinomati ebanisti asburgici poggiavano sugli esclusivi pavimenti ideati e realizzati ad intarsio da Michael Thonet.
La residenza era dotata di un riscaldamento ad aria calda, che sfiorando bacili d'acqua per umidificarsi, fuoriusciva da grate poste alla base di alti candelabri. Ogni stanza era provvista di un citofono con condotti in caucciù e imboccature in avorio intagliato. Vi era un ascensore che dalla zona seminterrata di servizio, saliva fino al terzo piano. Vi erano alte porte girevoli, con un lato in legno istoriato in oro, e con un lato a specchio, per ingrandire l'ambiente. Nella sala da ballo, l'orchestra era alloggiata in un'area sotto il soffitto, invisibile agli ospiti, e valzer e mazurche si irradiavano a pioggia sui danzatori, mentre l'apertura di una botola nel pavimento consentiva giochi d'acqua.
Poi vennero la prima guerra mondiale, lo smembramento dell'impero austro-ungarico, la grande crisi economica, l'austrofascismo, il nazionalsocialismo.
L'occupazione dell'Austria nel 1938 indusse il principe Franz Joseph II a spostare la residenza di famiglia a Vaduz ed ebbero inizio anni di frenetici salvataggi della collezione d'arte, dei mobili, degli arredi: dapprima lunghe trattative con gerarchi nazisti, e poi, negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, rocambolesche azioni per trasportare tutto il possibile nel principato del Liechtenstein.
In quel drammatico, ultimo scorcio del conflitto mondiale, un aereo alleato si incunea in fiamme nel centro dell'edificio, dentro lo scalone d'onore di Giovanni Giuliani ormai sgombrato, e vi rimane conficcato fino alla metà degli anni 50, creando drammatici danni solo rappezzati alla meglio.
A partire dalla metà degli anni 70, dopo aver creato controsoffittature e carton-gessi che nascondono stucchi, decorazioni in oro e camini, nello stabile si insediano disadorni uffici del Ministero degli Affari Esteri. Ma al termine del completo restauro del Palazzo di campagna nel 2004, Hans Adam II decide di porre mano anche allo Stadtpalais, con l'intento di farne il primo e più importante museo Biedermeier di Vienna. L'idea tuttavia si ridimensiona durante i lunghi anni dei lavori da 100 milioni di euro, e ora il fabbricato nel centro di Vienna è tornato ad essere una dimora di famiglia e parzialmente museo, aperto a visite guidate e ad eventi d'affari e sociali. Di nuovo sono tornati all'antico splendore stucchi e ori, specchi e camini, i pavimenti Thonet, i tendaggi e le tappezzerie, i lampadari da 288 candele e 2 tonnellate di peso, e qualche pezzo del mobilio, mentre in alcune sale è ricostituita una piccola ma raffinata galleria di capolavori della pittura Biedermeier.
«Non rientreremo mai dei costi, ma in famiglia siamo entusiasti del risultato» è stato il commento dell'attuale principe, alla cerimonia ufficiale di inaugurazione.
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Stadtpalais Lichtenstein Bankgasse 9 - 1010 Vienna. Visite guidate due volte al mese e affitto sale per eventi.
Info: www.palaisliechtenstein.com

il collezionista
Hans Adam II (1945) è l'attuale principe del Liechtenstein. Come sovrano dispone di ampi poteri, ulteriormente estesi con l'approvazione di un referendum costituzionale del 2003, indetto dallo stesso sovrano, che aveva minacciato di trasferirsi con la famiglia in Austria vendendo il palazzo principesco a Bill Gates se la consultazione popolare avesse dato esito negativo. Nel 2004 Hans Adam II ha ceduto il potere di assumere le decisioni ordinarie di governo al figlio Alois, pur rimanendo formalmente in possesso del titolo di capo di stato. Il principe possiede un'eccezionale collezione d'arte, parzialmente esposta nei palazzi. musei di Vaduz e Vienna.

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