ArtEconomy24

Luxardo fissò superbi muscoli

  • Abbonati
  • Accedi
In Primo Piano

Luxardo fissò superbi muscoli

Era rimasta sotto pelle, intatta nel fulgore dei muscoli e nella morbidezza di un pube foltissimo come la foresta dell'Amazzonia. A salvare Elio Luxardo, lui fascista, dalla pruderie fascista, e a infondere vita selvatica e natura potente ai suoi nudi di donna è stata la saudade, la nostalgia per l'infanzia trascorsa in Brasile, nella città di Sorocaba, a 90 km da San Paolo, dove il grande fotografo italiano era nato il primo agosto 1908. Un'altra luce, un'altra scioltezza, un altro erotismo. «Se fosse nato in Italia, non avrebbe mai fatto nudi così intensi». Questa è la tesi seducente che Giuseppe Vanzella, straordinario collezionista di fotografia italiana dalla metà dell'Ottocento alla metà del Novecento, ha voluto verificare selezionando dalla sua e da altre importanti raccolte 45 immagini, di cui 37 inedite, oggi corpus della bella mostra Senso. Fotografie di Elio Luxardo 1932-1944, aperta al «SI FEST» di Savignano sul Rubicone.
Perché queste immagini sono così moderne? Perché si vede tutto e la sola censura è una mano che nasconde gli occhi, come dire che prima dell'individualità del volto e della sua riconoscibilità, c'è l'universo del corpo, la sua natura comune a tutti. E non a caso prima di essere fotografo, come suo padre – ligure, con uno studio a Pisa, emigrato in Brasile nel 1900 – Elio Luxardo è un campione di atletica e di nuoto, un uomo bellissimo, fisico, dallo «sguardo faunesco», come ricordava sua moglie, Trude Kraus, interprete del maresciallo Kesselring allo Stato Maggiore tedesco, a Roma. E a Roma, Elio, insieme ai suoi fratelli – una curiosità: la sorella Elda è la madre del regista Dario Argento – torna nel 1930. Due anni dopo s'iscrive alla Scuola Nazionale di Cinematografia, futuro Centro Sperimentale, e molti dei suoi compagni di corso, da Alida Valli a Gino Cervi, da Goffredo Alessandrini a Pietro Germi, posano per lui nel suo nuovo studio di via del Tritone 197. Non sono gli unici. Anche personaggi come Luigi Pirandello, Isa Miranda, Primo Carnera, e poi i gerarchi, da Pietro Badoglio a Giuseppe Bottai, a Italo Balbo, passano di lì, sedotti, uomini e donne, da un uso sapiente delle luci, da quell'inclinazione in diagonale del viso, e se necessario da un leggero riflesso in controluce sui capelli, mossi da un ventilatore. Con Luxardo si entrava in un mondo più alto, elegante, eroico, i cui modelli erano Leni Riefenstahl, Cecil Beaton, Horst, il glamour olimpico e quello hollywoodiano, trasferiti negli studi della neonata Cinecittà. Ma poi c'erano nudi di donna, una zona franca. E non a caso Luxardo non sente la stessa libertà ritraendo il corpo maschile, e quelli in mostra, destino incredibile, vengono ritrovati da un altro collezionista, amico di Giuseppe Vanzella, nella Germania dell'Est, là dove li aveva lasciati un gerarca nazista in fuga da Roma liberata.
Anche Elio Luxardo e sua moglie, sposi pochi giorni prima dell'8 settembre 1943, lasciano Roma il 4 giugno del 1944, e nello stesso giorno, una domenica, gli americani entrano nella capitale. La coppia fugge a Milano e trova ospitalità nell'appartamento di Vincenzo Carrese, amico e direttore dal 1934 dell'agenzia Publifoto e dei servizi fotografici del «Corriere della Sera». Carrese è un partigiano, Luxardo è responsabile dei servizi cinematografici della X Flottiglia MAS.
Il suo assistente, Stefano, fornirà a Carrese una copia delle immagini di ogni rappresaglia repubblichina. Tutto il materiale, compreso quello di propaganda della brigata partigiana "Giuseppe Mazzini", è nascosto nell'appartamento occupato da Luxardo, a sua insaputa. Ma quando i partigiani stanno per liberare Milano, Vincenzo chiede a Elio di lasciare la città. Luxardo nasconde la moglie e il figlio in un convento di suore tedesche di via Boscovich, quindi il 26 aprile del '45 viene arrestato e tradotto nel campo di concentramento di Bresso. Sarà di nuovo Carrese a salvare l'amico, scrivendo di suo pugno «io sottoscritto Vincenzo Carrese, partigiano della brigata Mazzini dichiaro che il sottotenente della X MAS, Elio Luxardo, ha, per oltre tre mesi, fatto scientificamente buona guardia, nel suo appartamento di via Solferino 36, al materiale di propaganda e di servizio della brigata Mazzini. Il colonnello Carlo Ancillotti può confermare il doppio gioco dell'ufficiale repubblichino». Del resto ad avere una doppia natura, un'altra pelle, più sensibile sotto quella indurita dalla retorica e dal cerone di regime, Luxardo si era abituato da tempo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Senso. Fotografie di Elio Luxardo 1932-1944, Savignano sul Rubicone, Galleria Vecchia Pescheria, fino al 29 settembre. Catalogo Pazzini Editore

festival di savignano
La 22ª edizione del Si Fest, a Savignano sul Rubicone, è intitolata «Specie di spazi», omaggio all'opera di George Perec. E a occupare gli spazi espositivi sono quest'anno autori, tra gli altri, come Max Pam, con «Supertourist» in anteprima italiana a Savignano, Roman Bezjak, autore di «Socialist Modernism - Archeology of an Era», Joachin Schmid e il suo «Archiv», Franco Vaccari con «Mediocollages», Stefano Giogli con «A tavola», prodotto dal Si Fest, e ancora «Adriatic coast to coast. Territori italiani 01», ricerca prodotta dagli studenti della Scuola di ingegneria e architettura di Cesena, dello Iuav di Venezia, dell'Isia di Urbino e dell'Accademia di belle arti di Ravenna. Domenica 15 è l'ultimo giorno del festival, con incontri e presentazioni. Le mostre durano fino a fine settembre.
Per info: http://sifest.net

© Riproduzione riservata