A Piano di Sorrento ha sede Villa Fondi, che ospita il Museo Archeologico della Penisola Sorrentina Georges Vallet. Qui, il prossimo 24 ottobre, ore 18.00, nell'ambito del 18º Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito viene presentata, tra i preziosi reperti antichi esposti (sui quali spicca il bellissimo vaso della Sirena), un'installazione contemporanea dell'artista Giuseppe Leone dal titolo Trilogia della Sirena.
«Oggi più che dipingere mi interessa la costruzione dell'opera – ha dichiarato l'artista – e farlo non più solo attraverso il colore, ma mediante oggetti o manufatti di varia natura con forte valore simbolico come cartoline, pietre, corde, chiavi, manoscritti, ex voto, pelli, chiodi, cartoni e prodotti di terracotta».
La Trilogia di Leone è così composta: un Ulisse (sagoma bianca in rilievo e pesce rosso), Vesuvio e Pulcinella (triangolo nero, che rappresenta il Vesuvio, e una maschera rossa di un pulcinella sanguinante) e la Sirena con fondo nero speculare alla prima.
Giuseppe Leone opera nel mondo del l'arte da quarant'anni dividendo il proprio impegno tra passione creativa e attività didattica, essendo titolare della cattedra di tecniche e tecnologia della pittura all'Accademia di Belle Arti di Napoli.
Ritiene la Trilogia della Sirena un'opera di svolta nella sua poetica. «Intendo costruire le mie opere come racconti» continua a chiarire l'artista, «in cui il supporto funge da palcoscenico dove collocare i miei manufatti od "oggetti" in uno spazio definito (quadro) tenendo conto come un regista della disposizione di questi in modo equilibrato e non casuale. E come il teatro e la recitazione sono le arti della memoria per eccellenza, perché poggiano la loro azione e la loro comprensione su un modello di tipo esistenziale, gli uomini guardando una recita lo fanno con gli occhi di chi guarda se stesso. Non è il mio vissuto che costruisco nel quadro ma è quello che sento come parte di un vissuto collettivo, di ricordo archetipico. Quindi la memoria funziona per frammenti, non alludo alla soggettività del ricordo che ogni uomo ha diverso dall'altro, ma al contrario intendo che la memoria, intesa come meccanismo emotivo, è una sola, collettiva e ognuno (ogni oggetto, ogni elemento) reca in sé un frammento».
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