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Macro, l’incertezza gestionale mette a rischio gli sponsor

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Macro, l’incertezza gestionale mette a rischio gli sponsor

  • –di Sara Dolfi Agostini

L’effetto del combinato disposto della crisi economica, unito all’ingerenza politica, non da tregua ai musei italiani. La vittima questa volta è il Macro

di Roma, condannato a una sconfortante precarietà da quando – per legge - il cambio ai vertici del Comune a giugno ha fatto decadere i dirigenti esterni dell’amministrazione pubblica, tra cui anche il direttore del museo Bartolomeo Pietromarchi. Da allora, la direzione ad interim è stata assunta da Alberta Campitelli, responsabile delle Ville e Parchi Storici della città capitolina, che sta portando avanti il programma impostato fino al 31 dicembre, sostenuta da Pietromarchi nel ruolo di curatore. La situazione temporanea doveva risolversi il 15 settembre, ma il nuovo Assessore alla Cultura di Roma, Flavia Barca, ha prorogato ogni decisione al 30 ottobre, e nonostante la data si avvicini inesorabilmente, le sorti del museo sono ancora incerte. Inoltre, il frangente si è aggravato nei giorni scorsi con la chiusura della mostra “Digital Life 2013” organizzata da Romaeuropa Festival al Macro Testaccio, causa una serie di scandalosi atti vandalici propugnati a danno delle opere.

La reazione non si è fatta attendere: è unapetizione diretta al sindaco Ignazio Marino, mirata a restituire dignità e continuità al museo decapitato e privato della possibilità di proseguire con certezza le proprie attività. Porta la firma di Beatrice Bulgari, presidente dell’associazione MacroAmici e conta già oltre 340 sostenitori tra cittadini e operatori del settore. “Quando sono stata incaricata di questo ruolo istituzionale, ad aprile 2012, la situazione era la stessa: si ripropone ciclicamente ogni due o tre anni ed è inaccettabile perché il direttore di un museo deve essere messo in condizione di operare almeno cinque anni per costruire una programmazione artistica di rilievo internazionale” spiega con fermezza Bulgari. E aggiunge: “il punto adesso non è mantenere o no in carica il direttore, per quanto siamo molto soddisfatti del suo operato, ma limitare i danni al Macro”.

Il museo, infatti, naviga a vista da giugno, e la mancanza di una presa di posizione da parte delle autorità sta alimentando dibattiti che minano la sua stessa identità. “Sento dire che deve essere un contenitore di mostre, un trampolino di lancio per i giovani, un soggetto preposto a fare scouting, ma il Macro è un museo e come tale, cito l’International Council of Museums ICOM, è un’istituzione permanente e non profit al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che acquisisce, conserva, ricerca, comunica ed espone il patrimonio materiale e immateriale dell’umanità per fini educativi, di studio e di godimento” declina la presidente.

A rischio, inoltre, ci sono le partnership con gli sponsor privati: Enel in primis, che durante la direzione di Pietromarchi ha contributo con 500mila euro all’anno più i costi dei progetti Enel Contemporanea, di cui il prossimo è in programma l’8 dicembre e potrebbe essere l’ultimo. Ma anche Deutsche Bank, che da due anni produce per il Macro la mostra del vincitore del Premio Deutsche Bank “Artist of the Year”, la più recente è quella di Imran Qureshi; o Zegna Art, con cui è stato chiuso un accordo per finanziare una residenza d’artista. “Io stessa non so sulla base di quale premesse chiedere ai soci di MacroAmici di confermare il proprio impegno per l’anno prossimo” ammette sconcertata Beatrice Bulgari. Un impegno importante, che consta di 150mila euro all’anno derivanti dal pagamento di una quota di 3mila euro e che nel 2012/13 ha dato la possibilità al Macro di comprare otto opere di artisti come Nemanja Cvijanović, Francesca Grilli, Alessandro Piangiamore e Graham Hudson, che ha partecipato al progetto di residenze.

Dati che pesano come macigni, se si considera che dal 2002 a oggi la percentuale del bilancio cittadino dedicata alla cultura è scesa dal 4,3% al 2,2%, il valore più basso tra le città d’arte italiane, e il museo non gode dell’autonomia scientifica e gestionale che avrebbe potuto garantire la tanto agognata fondazione, che Beatrice Bulgari non esita a definire ormai “un sogno lontano”, cui “anteporre la più urgente richiesta che il Macro sia mantenuto per ciò che è stato fino alla scorsa estate”.

La potenziale perdita finanziaria va a braccetto con quella reputazionale. Il 28 novembre inaugurerà una mostra di Giulio Paolini curata da Pietromarchi e realizzata in coproduzione con Whitechapel di Londra, che la dovrebbe ospitare a luglio 2014 nei suoi spazi principali. E chi si occuperà di portare avanti il lavoro? La programmazione, infatti, è stata confermata fino al 31 dicembre, gli accordi presi per il 2014, invece, sono congelati e il Macro sta per affrontare un drammatico horror vacui dopo due anni densi di attività - tra cui si contano 48 eventi espositivi, 18 cataloghi pubblicati con la partnership di Quodlibet e un programma di residenze che ha ospitato 16 artisti (di cui otto italiani) - che hanno attratto un pubblico di circa 400mila visitatori.

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