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CAP, un sostegno concreto agli artisti -

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CAP, un sostegno concreto agli artisti - Vai alla Artgallery

  • –di Marianna Agliottone


CAP (Contemporary Art Projects) nasce nel 2011. Da un'idea dei collezionisti milanesi Paolo Agliardi e Massimo Buffetti, dalla loro esperienza maturata nella gestione di diverse associazioni d'arte contemporanea, e come naturale sviluppo di quanto avviato da Agliardi durante la sua presidenza di ArteGiovane Milano le residenze per giovani artisti italiani a New York. Il loro obiettivo? Fornire sostegno agli artisti, italiani e stranieri, per consentire loro di realizzare progetti ed opere; intervenendo anche sulla singola fase di un progetto (la produzione di una mostra piuttosto che la promozione, la mailing list, l'allestimento, i trasporti, il libro o il catalogo), ma, muovendosi più come «un compagno di viaggio» che come elemento aggiunto «nella filiera dell'arte che», sottolineano, «è già molto affollata». ArtEconomy24 (in occasione dell'ultimo progetto da CAP sostenuto, la mostra di Marina Ballo Charmet in corso fino al prossimo 17 novembre al MACRO di Roma) ha intervistato Paolo Agliardi.
Paolo, quali sono i motivi personali o professionali che ti hanno spinto a dare vita a CAP?
Ho coltivato la passione per l'arte contemporanea per tanti anni. Ho iniziato subito dopo la laurea, percependo la parola "contemporaneo" come strettamente collegata agli artisti miei coetanei: era il confronto diretto fra la mia crescita professionale e la loro. Va detto che negli anni Settanta l'attenzione e la curiosità per l'arte contemporanea veniva considerata "stranezza" di pochi. Ho studiato e letto molto e, nel tempo, ho accumulato informazioni, conoscenze e contatti con gallerie, musei, artisti e apprendisti, frequentando le poche fiere di allora e i primi eventi. Anche le riviste erano poche e credo di averle quasi tutte, fin dai primi numeri. CAP, invece, nasce dal confronto con l'amico collezionista Massimo Buffetti, dall'indigestione dell'offerta di oggi e dalla impossibilità di riuscire a seguire le troppe proposte che, quotidianamente e in quantità esasperata, arrivano in tempo reale da ogni parte del mondo. Nasce non solo per dare sostegno economico a progetti di artisti contemporanei, ma anche per condividerne il percorso dall'inizio, dalla fase di ideazione, di produzione e di informazione. CAP può partecipare alla costruzione di una mostra, di un catalogo, di un contatto con curatori e musei e quant'altro. Non importa se l'artista di cui ci si occupa sia italiano o straniero. CAP guarda al contenuto del progetto e risponde di ciò che può offrire. E' spesso il punto di riferimento per trovare il giusto partner o la miglior sede per rendere realizzabile e visibile il lavoro di un artista.
Dov'è la vostra sede?
A Milano, in Via San Vittore, in uno spazio contiguo al mio studio di architettura.
Paolo Agliardi e Massimo Buffetti, e per il resto com'è strutturato il vostro team?
Non abbiamo struttura se non l'impegno che siamo in grado di portare avanti, Buffetti ed io. Nella squadra a volte cerchiamo compagni di viaggio, spinti dal contributo più o meno oneroso che vogliamo sostenere ci rivolgiamo a collezionisti amici, fondazioni, partner istituzionali, a seconda dell'interesse e la dimensione del progetto. CAP, infatti, lavora senza serbatoi o budget da rispettare, ma avvalendosi di una rete di relazioni che ci consente di trovare riscontro sui progetti proposti e raccogliere i fondi che riteniamo di volta in volta raggiungibili.
Per il contributo che tipo di contropartita esiste?
La contropartita è il successo delle mostre e dei progetti condivisi, che sono soddisfazioni prive di ritorno economico speculativo. La ricompensa sta nell'aver contribuito a veicolare lavori che solo pochi avrebbero potuto vedere ed essere partecipi diretti della loro circolazione. Allo stesso tempo si creano legami duraturi con persone interessanti e di rilevante spessore culturale. Solo in ultimo, c'è il privilegio di poter scegliere in anteprima un'opera dell'artista seguito che viene acquisita da CAP in base alla percentuale di partecipazione versata oppure, alternativamente, da parte di un membro del gruppo per la propria collezione.
Attualmente CAP ha anche opere di proprietà? Quali?
Abbiamo lavori di alcuni artisti con cui CAP ha condiviso almeno un progetto, ma comunque alcuni di questi lavori erano in collezione già prima della collaborazione.
La vostra prima uscita è stato il supporto a Matteo Norzi e Hilario Isola per il lavoro realizzato presso la Fondazione Bevilacqua La Masa in occasione della 12ª. Mostra Internazionale di Architettura. Quali altri artisti e progetti avete sostenuto fino ad oggi?
Mauro Vignando, Giulia Marchi, Lee Kit, Andrea Galvani, Linda Fregni Nagler, Matteo Norzi e Hilario Isola, Luca Bertolo, fino ad arrivare a Marina Ballo Charmet. Fra i progetti più recenti e rilevanti da noi sostenuti, abbiamo a cuore quello dell'artista italiana Linda Fregni Nagler per il suo bellissimo lavoro dal titolo "The Hidden Mother" inserito a Venezia nella sezione curata da Cindy Sherman all'interno della 55ª. Esposizione Internazionale d'Arte di Massimiliano Gioni. Un altro progetto molto interessante riguarda Lee Kit, artista di Hong Kong, figura emergente di cui anni fa avevo visto per caso alcuni lavori in fiere internazionali. Il lavoro di Kit mi era piaciuto, avevo conosciuto chi lo rappresenta, ma non lo avevo comprato. Ne ho seguito però il percorso fino al giorno in cui, con l'amico Buffetti, abbiamo deciso di intervenire offrendo la nostra collaborazione, prima per la sua personale al Minsheng Art Museum di Shanghai, nel 2012, e poi, quest'anno, per la sua mostra personale a Venezia durante la Biennale.
Come arrivate a decidere quale artista o progetto sostenere, c'è un filo conduttore che lega le vostre scelte?
Il filo conduttore è la medesima linea che ciascuno segue nel costruirsi una collezione, è il gusto personale e il rapporto con l'artista che anticipano qualsiasi decisione d'intervento. E non sempre i tempi sono immediati, a volte richiedono molti approfondimenti.
Avete anche dei consulenti che vi aiutano?
CAP non ha consulenti esterni, ma consiglieri sì. Capita spesso che curatori, galleristi o direttori di istituzioni culturali, segnalino lavori interessanti e allora decidiamo di intervenire.
Come gestite l'accordo economico con i vari galleristi per quanto riguarda i progetti e le opere che gli artisti realizzano?
CAP si relaziona con analogo criterio sia con le gallerie che con gli artisti. Il gallerista sa di poter contare su un contributo esterno che gli riduce i costi di produzione, gli evita una faticosa ricerca fondi e gli garantisce il collocamento di una parte del lavoro prodotto. CAP, oltre ad acquisire un lavoro equivalente al contributo versato, chiede che, sui progetti condivisi, sia evidenziata la sua partecipazione attraverso l'inserimento del logo, la citazione sul catalogo e gli altri eventuali strumenti di comunicazione.
Parliamo dell'ultimo progetto che CAP ha contribuito a realizzare: la prima retrospettiva in un museo pubblico di Marina Ballo Charmet attualmente in corso al MACRO di Roma. Quali sono le risorse intellettuali e materiali che avete apportato?
Seguiamo da tempo il lavoro di Marina. Personalmente ero partito da una piccola fotografia, acquisita molti anni fa. Abbiamo poi seguito le mostre degli ultimi anni e fra noi è maturato un rapporto di stima e di amicizia. Ma, come già accennato, non sempre i progetti e le collaborazioni hanno gestazioni rapide. Per diverso tempo, infatti, CAP ha lavorato su un progetto che Marina intende realizzare a Milano in uno spazio pubblico. Nel frattempo poi è arrivato l'invito per la personale al MACRO di Roma. Così ci siamo incontrati con Marina ed il curatore della mostra, Stefano Chiodi, ed è partita la collaborazione. Per concludere, apprezzo il tuo passaggio sulle "risorse intellettuali" e sottolineo l'importanza di anteporre la condivisione di un pensiero al valore economico della collaborazione. CAP esiste perché esiste una passione. Non siamo ovviamente gli unici a voler sostenere progetti proposti da giovani artisti, siamo però preziosi per la rete ed i contatti che riusciamo ad attivare

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