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Il Duomo a portata di mano

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In Primo Piano

Il Duomo a portata di mano

Nei suoi sessant'anni di storia il Museo del Duomo di Milano ha conosciuto quattro inaugurazioni. La prima nel 1953, quando si aprirono dieci sale al pian terreno di Palazzo Reale nelle quali confluirono circa duecento pezzi tra sculture, vetrate, bozzetti e modelli architettonici, scelti e ordinati da Ugo Nebbia. Altre due aperture si devono al direttore Ernesto Brivio, che aggiornò e raddoppiò il museo nel 1974 e poi nel 1977, imprimendo a questa raccolta non solo l'andamento di un fascinoso racconto cronologico della storia artistica della cattedrale da fine Trecento al Novecento, ma dotando il museo di strutture didattiche allora avveniristiche, come la "Galleria dei Grafici", nella quale, attraverso una sequenza di piantine e di alzati molto ben fatti, era possibile farsi un'idea precisa e immediata di come sorse e si fece largo la fabbrica del Duomo nel cuore di Milano. Non solo. Ernesto Brivio escogitò un sistema molto efficace di promozione del Museo del Duomo: spedì le giovani guide del museo in tutte le scuole milanesi a fare «lezione di Duomo», e il risultato fu che le scolaresche di Milano prontamente risposero alla sollecitazione e gremirono per anni le sale del museo.
Ernesto Brivio passò il testimone alla attuale direttrice Giulia Benati, la quale però, nel 2005, si vide costretta a fare ciò che un direttore di museo non vorrebbe mai fare: chiudere la propria galleria. È stato un passo obbligato. Il restauro e il consolidamento di Palazzo Reale attuato da Comune di Milano (proprietario dell'immobile) era giunto a interessare le 21 sale del Museo del Duomo. Il museo è stato così smantellato e le opere avviate ai depositi. La chiusura ha offerto l'opportunità di riflettere: a lavori conclusi il museo andava ripristinato com'era? Oppure era giunta l'ora di pensare a un nuovo ordinamento? La Veneranda Fabbrica del Duomo, da cui il museo dipende, e il suo attuale presidente, il professor Angelo Caloia, hanno optato per la seconda strada e si sono rimboccati le maniche per reperire le ingenti sostanze necessarie a finanziare l'impresa (si parla di 12 milioni di euro).
Con la quarta inaugurazione della sua storia, avvenuta il 4 novembre scorso, il risultato è ora sotto gli occhi di tutti. Il riallestimento del Museo del Duomo è stato affidato all'architetto Guido Canali, che come prima cosa è andato a scavare nel cuore dell'antico palazzo di piazza del Duomo riportando alla luce le arcate gotiche, le finestre e persino le tracce pittoriche dell'antico maniero visconteo ristrutturato dal Piermarini. Questi ambienti tardomedievali, davvero molto suggestivi, fanno da contenitore al nuovo museo. Che si presenta oggi più ampio (27 sale contro le 21 precedenti) ed esattamente capovolto nel percorso: l'ingresso è ora dalla porta principale di Palazzo Reale (subito a sinistra), dove un tempo si trovavano le ultime sale.
L'architetto Canali e la direttrice Benati hanno deciso di tenere in vita l'idea originaria del percorso cronologico, partendo dall'età viscontea e approdando al Novecento. Ma l'hanno fatto puntando sugli effetti spettacolari, sulla «maraviglia» che solo la visione ravvicinata di statue, doccioni e vetrate può garantire, e che invece si perde un po' nella vastità del Duomo. Le sale sono quindi pensate per stupire i visitatori. A cominciare dai colossali gabbioni che ci attendono all'ingresso, assieme a un maestoso frammento del bellissimo pavimento cinquecentesco del Duomo, realizzato con l'intreccio di tre marmi.
La prima sorpresa è imbattersi nel Tesoro del Duomo, che ha lasciato l'antica sede dello Scurolo di San Carlo (grazie alla disponibilità di Gianantonio Borgonovo, nuovo arciprete della cattedrale) per essere esposto qui con i suoi pezzi più eclatanti. In effetti, non si sa dove posare gli occhi: ecco i dittici di avorio del V secolo, ecco la situla di Gotofredo, ecco la copertura dell'Evangeliario di Ariberto, la Pace di Pio IV, la Mitria in penne di colibrì e il Tronetto per l'esposizione del Santissimo Sacramento, incrostato di cristalli di rocca. Su tutto domina la grande croce di Ariberto d'Intimiano, sbalzata nel rame e risalente all'Anno Mille.
Dopo il Tesoro, inizia la cavalcata nella storia. La prima guglia, le statue giganti e le fughe di doccioni ci raccontano la prima fase del Duomo, che corrisponde all'età d'oro dei Visconti, quando Milano e la sua cattedrale diventano un crocevia d'artisti provenienti da tutta Europa. A metà del Quattrocento il regime cambia, arrivano gli Sforza e con essi il Rinascimento e il culto dell'antico: la statuaria del Duomo registra puntualmente tutte queste novità.
Si nota subito che il percorso del museo non è lineare, anzi è piuttosto tortuoso, con molte "strettoie" a effetto che potrebbero però creare problemi di congestione soprattutto ai visitatori in gruppo. Ma chi è solo e snello procede speditamente.
Tra Quattrocento e Cinquecento la Fabbrica del Duomo avanza a gran carriera e si approntano le prime vetrate policrome: in un'apposita sala molto affascinante, buia e circolare, ci è dato di ammirare i frammenti vetrari più antichi (alcuni dei quali disegnati da Giuseppe Arcimboldi).
È noto che l'età dei due Borromeo (Carlo e Federico, vissuti a cavallo tra Cinque e Seicento) lasciò impronte indelebili sul Duomo: statue, paliotti, arazzi, dipinti e bassorilievi di colossali dimensioni (come la sequenza davvero sublime di quelli disegnati da Cerano su grandi cartoni monocromi, tradotti in modellini di terracotta dagli scultori e scolpiti infine nel marmo) accompagnano il visitatore in questa ampia e fondamentale sezione.
Per diventare scultori della Fabbrica del Duomo bisognava presentare all'istituzione statue «di ingresso», atte a dimostrare la propria abilità. La Fabbrica le conserva tutte, come conserva moltissimi modellini di statue che l'architetto Canali ha valorizzato al massimo della sezione detta la «Galleria del Camposanto» (sede storica della Fabbrica del Duomo). Tra i promettenti scultori del Settecento emerse Giuseppe Perego, al quale venne affidata la statua più celebre del Duomo, la Madonnina aurea della Guglia maggiore, che però tanto "ina" non è, essendo alta oltre quattro metri. In museo ammiriamo due bozzetti preparatori, l'armatura originale in ferro della statua e il modello ligneo in scala 1 a 1 della testa della Vergine.
Napoleone Bonaparte, ai primi dell'Ottocento, ordinò perentoriamente che la Fabbrica del Duomo giungesse a conclusione e una sala apposita ci rammenta che moltissime delle sculture che popolano oggi la cattedrale risalgono al secolo decimonono.
Subito dopo, un vero colpo di teatro: davanti a noi si para il colossale modello ligneo del Duomo, realizzato a partire dal Cinquecento e completato nell'Ottocento. È l'unico oggetto del museo a non avere cambiato sede, perché questa era ed è l'unica sala abbastanza ampia per ospitarlo. Il modellone è 20 volte più piccolo dell'originale ed è stato rimontato qui dopo un lungo e accurato restauro, accanto ad altri modelli lignei per la facciata della cattedrale, mai tradotti in pratica.
La modernità è affidata alla storia delle porte del Duomo. Ci sono quelle di Pogliaghi e i bozzetti di quelle – in gara tra loro – di Luciano Minguzzi e di Lucio Fontana. L'appalto lo vinse Minguzzi, ma quelle di Fontana ci appaiano indubbiamente più moderne. Prova che la Fabbrica del Duomo è sì Veneranda ma non infallibile.
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per la visita
Sede
Il nuovo Museo del Duomo di Milano si trova in Piazza del Duomo 12 a Milano, accanto alla Cattedrale, ospitato in 27 sale al pian terreno di Palazzo Reale .
Orari
Il nuovo Museo del Duomo è aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. Apertura serale: giovedì e sabato 18-22
Biglietti
L'ingresso al nuovo Museo del Duomo costa 6 euro. Sono previsti abbonamenti, ingressi ridotti, agevolati e gratuiti (in dettaglio su: www.duomomilano.it)
Audioguide & visite guidate
Disponibile un servizio di audioguide e visite guidate con storici dell'arte
Catalogo
Edito da Silvana Editoriale
Info
www.duomomilano.it; info@duomomilano.it; tel. +39.02.860358

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