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«Mirabilia» di ieri e di oggi

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«Mirabilia» di ieri e di oggi

Il termine «collezione» è di conio relativamente recente. Lo vediamo comparire con il significato che oggi riveste solo a partire dall'Ottocento per sostituire termini più antichi e longevi quali «museo», «studiolo», «galleria», «kunstkammer» e «wunderkammer», attraverso i quali si definivano sia la natura degli oggetti raccolti, sia gli edifici che li contenevano. Il mondo antico conosceva il collezionismo. Presso i templi più venerati della Grecia sorgevano edifici dedicati alle Muse chiamati «Museion» nei quali si accumulavano statue, oreficerie, vasellame e tessuti donati dai pellegrini. Nelle città romane si potevano invece ammirare raccolte pubbliche spesso costituite con bottini e trofei di guerra. Nella sfera privata il collezionismo era altresì vivacissimo, come testimoniano gli scritti di Cicerone (egli stesso insaziabile collezionista) e come dimostrano le prescrizioni di Vitruvio che progetta edifici appositamente destinati a ospitare quadri, da lui definiti «pinacothecae». Il Medioevo tese molto a privilegiare l'aspetto sacrale del collezionismo: tesori liturgici, reliquie, oggetti preziosi, bizzarri e curiosi ritenuti dotati di virtù taumaturgiche costituirono l'asse portante delle «camere delle meraviglie» medievali (o «Wunderkammer»), le quali potevano essere ammirate nel più pittoresco disordine nelle cripte delle cattedrali o nelle «credenze», grandi armadi collocati nelle sale di rappresentanza dei castelli. Al principio del Quattrocento, il facoltoso duca Jean de Berry volle che la sua collezione di mirabilia venisse rigorosamente catalogata e divisa per soggetti, stili, tecniche e prezzi: le pietre dure, gli orologi meccanici, le naturalia (noci di cocco, conchiglie, coralli, ecc.) e le mirabolanti (quanto improbabili) sacre reliquie, come il calice delle nozze di Cana o l'anello di nozze di San Giuseppe. Ma se nell'Europa del Nord il gusto per le Wunderkammern manterrà una lunga fortuna lasciando a lungo incerto il confine tra collezione d'arte e raccolta di curiosità, in Italia prese piede nel XV secolo una nuova e più rigorosa sensibilità. Il recupero letterario del mondo classico ebbe un immediato riflesso nel collezionismo, che cominciò a prediligere soprattutto le «anticaglie», ovvero statue, frammenti, vasi, monete, cammei e gemme incise, tutti oggetti rivestiti di un potente valore simbolico.
Agli albori del Rinascimento la collezione d'arte cominciò a esprimere anche una valenza scientifica. E, in particolare le Wunderkammern vennnero ad assumere connotati un po' più precisi. Quali, esattamente?
Per avere risposta alla domanda è assai consigliabile visitare la doppia mostra che il Museo Poldi Pezzoli e le attigue Gallerie d'Italia-Piazza Scala a Milano offrono al pubblico fino al 4 marzo 2014. Intitolata Wunderkammer. Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi, la doppia rassegna manifesta ben tre motivi di non trascurabile distinzione. Primo: è una mostra di studio, cioè è l'approdo naturale di anni di appassionate ricerche compiute da Lavinia Galli Michero – attiva curatrice del Museo Poldi Pezzoli, cresciuta alla scuola della direttrice Annalisa Zanni – e da Martina Mazzotta – superattiva curatrice della Fondazione Mazzotta, cresciuta nel culto della compianta Adalgisa Lugli, la studiosa che per prima accese in Italia l'interesse per le Wunderkammern. Secondo motivo: la mostra è estremamente originale e offre alla visione (e finalmente!) opere nuove, inattese e spesso notevolmente spettacolari. Terzo motivo: estendendo il tema dal Cinquecento ai nostri giorni, i curatori (e in particolare Martina Mazzotta) ci offrono preziose chiavi di lettura per comprendere meglio opere e artisti contemporanei.
Assolutamente consigliabile è cominciare la visita dal Museo Poldi Pezzoli. Tempio del collezionismo privato e custode di oggetti da Wunderkammer esso stesso (si veda il celebre «Gabinetto Dantesco»), il museo ospita alcuni tesori provenienti dalle raccolte enciclopediche dei bolognesi Ulisse Aldrovandi e Ferdinando Cospi, e del milanese Manfredo Settala, strettamente legati al collezionismo dei Medici. Il visitatore fa subito conoscenza con questi tre collezionisti-scienziati e con i loro generosi tentativi di catalogare il mondo raccogliendo ovunque reperti e curiosità, e riproducendoli in voluminosi (e spettacolari) cataloghi. Queste «Camere delle meraviglie» (rievocate in mostra attraverso incisioni e dipinti) erano classificate per precise tipologie: naturalia, exotica, artificialia e scientifica. Nelle vetrine dei naturalia ecco mostrate le bizzarrie della natura, dai coralli ai pesci palla, dai corni di narvalo (creduti corni di unicorni) alle noci pescate in mare (che si pensava fossero glutei fossilizzati di giovani sirene). Ecco gli exotica, con oggetti provenienti dal Nuovo Mondo e dall'Oriente (i pezzi sono aztechi, islamici, cinesi e giapponesi). Ecco gli artificialia, con un piccolo tripudio di stipi d'ambra, dipinti su pietre dure, granchi di bronzo, cristalli di rocca intagliati, avori torniti e splendide oreficerie. Ecco, infine, gli strumenti scientifici, in particolare orologi notturni, sfere armilari e buffi automi di varia natura.
Alle Gallerie d'Italia–Piazza Scala la storia continua, ma a narrarla sono ora gli artisti contemporanei. La dispersione e la vendita delle Wunderkammern, verificatasi con l'avvento dell'Età dei Lumi, vengono evocate dalle opere di Emilio Isgrò e Claudio Parmiggiani. La meraviglia (e la melanconia) che sempre suscitano queste collezioni sono prontamente e potentemente rievocate dalle opere di Hirst, Manzoni, Kounellis e Pino Pascali. E infine ci sono stipi, scatole, valigie e armadi. Sono tutti "contenitori" che, da Duchamp sino a oggi, continuano a stimolare la fantasia degli artisti. Questa è davvero una sezione sorprendente: dalla Boite-en-valise di Duchamp al Diario di Alik Cavaliere, dagli Archivi dell'archelogo di Anne e Patrick Poiter alla (bellissima) Matter Waves Unseen di Giuliana Cuneaz, si capisce in un lampo che la spinta propulsiva delle Wunkermmern rinascimentali è tutt'altro che esaurita.
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Wunderkammer, Milano, Museo Poldi Pezzoli e Gallerie d'Italia-Piazza Scala, fino al 4 marzo 2014. Catalogo Mazzotta

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