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MacAdam all'uncinetto

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MacAdam all'uncinetto

Toshiko Horiuchi MacAdam è l'undicesima artista a realizzare un'opera per Enel Contemporanea, la più ludica e leggera di sempre, che ha aperto in questi giorni al Macro di Roma. Si chiama Harmonic Motion e si comporta come un grande tappeto elastico sospeso nel centro del museo. I visitatori possono salire accedendo dal basso attraverso strette aperture che danno l'impressione di attraversare un cunicolo. Una volta in alto ci si sente sospesi come in un ventre materno, galleggianti in un'atmosfera colorata e gioiosa. Questo movimento perenne di cui vive e si alimenta la scultura non è solo gioco, ma diventa anche metafora dell'origine e fine del mondo se, come ci dice la scienza, qualsiasi cosa su questo pianeta esiste solo grazie al movimento che aggrega minuscole particelle. Al confine col design, l'enorme scultura vivibile sembra fatta di solo filo di cotone all'uncinetto, quello che lavoravano le nostre nonne, ma è invece frutto dei più avanzati studi sull'elasticità delle fibre che la Horiuchi porta avanti con suo marito MacAdam e la Interplay Design, una società che riunisce tecnici e ingegneri e che ha realizzato anche strutture commerciali per alcuni parchi giochi in Giappone. Infatti, la scultura è dedicata ai più piccoli che potranno giocare nella grande ragnatela colorata, fatta di sacche appese in cui si può sostare, zone ripide per scivolare, fili da tirare, buchi in cui sguisciare e funge da cerniera di permanenza tra vecchio e nuovo edificio.
Il Museo, vessato dalla mancata nomina o rinomina del direttore dopo il cambio – a giugno – dei vertici politici, e per questo impossibilitato a programmare, riesce comunque a ospitare, grazie a vecchi accordi, ancora una nuova produzione di un'artista internazionale che rimarrà aperta gratuitamente per un anno intero, fino al 31 dicembre 2014.
L'occasione diventa dunque preziosa anche per ripercorrere il cammino di Enel Contemporanea che, in un panorama in cui le collaborazioni pubblico-privato a favore dell'arte scarseggiano, diventa un caso di studio esemplare. In sette anni il progetto ha portato a Roma con nuove installazioni appositamente concepite alcuni degli artisti più importanti al mondo. Il motto di promuovere una riflessione sull'energia attraverso l'arte ha funzionato e il risultato è una maggiore consapevolezza da parte degli utenti di Enel, come di chi ci lavora o chi è coinvolto nel business dell'azienda. Se, grazie al moltiplicatore keynesiano di cui tanto si parla, per ogni euro investito in cultura il ritorno è molto maggiore, Enel ha stimato che il progetto Contemporanea ne abbia per ora riportati in azienda almeno tre, e su questo sta lavorando un progetto di ricerca apposito che sta misurando l'impatto dell'investimento. All'inizio è stata pura arte pubblica in luoghi insoliti per il contemporaneo. C'è stata Angela Bulloch con il suo grande pallone aerostatico sul l'Ara Pacis, Jeppe Hein con una magica fontana alla Garbatella, gli avaf che illuminavano illusoriamente le rovine di Largo Argentina. Poi nel 2009 l'inizio della partnership con il Macro ha prodotto l'ultimo lavoro all'aperto sull'Isola Tiberina, un'installazione onirica e avvolgente di Doug Aitken, e in seguito sono iniziate le opere in "Sala Enel", e una collaborazione ancora più stretta con il Macro: l'ecosistema per le farfalle di Bik Van der Pol e le due giostre dal movimento sincronico di Carsten Holler. L'anno scorso è stata la volta dei fratelli Starn, con la gigante torre di bambù che si erge in modo permanente su Testaccio e che, diventata un nuovo landmark per la città di Roma, da metà dicembre sarà animata da un programma di concerti pubblici. Sembra quasi che le opere vadano sempre di più nel senso dello stare, del permanere nello spazio del lavoro artistico, fruibili da tutti. Proprio come l'arte e l'energia, vessilli di Enel ma anche – speriamo – diritto di espressione di questo Museo tanto amato dal pubblico eppure ancora in impasse.
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