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In Primo Piano

Tutta la costruzione del Mausoleo
di Adriano era tesa a esaltare gli attributi divini dell'imperatore. L'architetto Paolo Vitti lo dimostra chiaramente nella sua puntuale analisi del monumento. La prima dopo i disegni cinquecenteschi e gli studi
del capitano Borgatti di un secolo fa.
E che «confida esclusivamente in una minuziosa lettura filologica delle murature», come dice lui stesso.
Le sue scoperte «erano in realtà visibilissime da sempre», a saper guardare. All'esterno,
si notano chiaramente le tracce della volta sorretta da colonne a tutto tondo,
che contornava il podio cilindrico.
E sul lato prospiciente ponte Elio (oggi ponte dell'Angelo), si vede ancora l'avancorpo
che interrompeva il colonnato per ospitare una falsa porta. Da lì l'imperatore ascendeva al cielo proprio come nelle architetture
delle pire funebri, che vediamo disegnate sulle monete. Una volta entrati nell'edificio, poi, si sale la rampa elicoidale «che serviva
a trasferire chi la percorre
in una dimensione atemporale e priva
di relazioni con lo spazio esterno»,
per giungere a un vestibolo di marmo mai notato da nessuno, e invece importantissimo perché svincolo tra
la camera funeraria da un lato, e dall'altro
la scala che saliva alla sommità
del mausoleo. I pochi eletti che percorrevano quella scala perdevano ancor più ogni orientamento, fino a uscire in vista
del tempietto sommitale, il tempio per
il culto dinastico. La presenza della scala
è chiara già da una visibilissima tamponatura esterna, e all'interno ci sono ancora la volta a botte e residui dei gradini, a saper vedere. Sono piccole tracce rimaste dopo gli sventramenti di papa Alessandro VI che, alla fine del '400, trasformò l'edificio
in palazzo. Indizi rimasti muti per secoli e che oggi rivelano nuovamente tutta
la complessa e simbolica architettura
del Mausoleo.
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