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Tefaf, collezionisti e direttori di museo a caccia di tesori -

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Tefaf, collezionisti e direttori di museo a caccia di tesori - Foto

  • –di Silvia Anna Barrilà e Marilena Pirrelli

Quando, nell'anno 1900, il neurologo Moses Allen Starr di New York, vicino di casa dei finanzieri Philip Lehman e John Rockefeller, acquistò l'opera di Claude Monet "L'Ile aux Orties", del 1897, ora offerta da Richard Green a Tefaf a Maastricht per 15 milioni di $ (lui l'ha comprata da Christie's a New York a novembre per 8 milioni di $), i collezionisti americani erano la forza trainante del mercato dell'arte. Allora, grazie alla loro apertura nei confronti degli Impressionisti e soprattutto alle loro ricchezze derivate dalle miniere, dal petrolio e dalle ferrovie, fecero sì che il centro del mercato dell'arte si spostasse da Parigi e Londra a New York e posero le basi per quella predominanza sul mercato che tuttora esiste.
E sembra che lo siano ancora visto che a Tefaf (14-23 marzo) a Maastricht nei giorni della preview molti collezionisti e direttori di musei erano americani. Giovedì, primo giorno ad inviti, hanno visitato la 27° edizione della fiera circa 10mila persone che hanno affollato i 274 stand che mostravano pezzi di tutte le epoche, per un valore assicurato tra 2-3 miliardi di euro dopo un rigoroso vetting.
Già nella prima giornata qualche vendita si è conclusa come da Tomasso Brothers da Londra, dopo una manciata di minuti dall'apertura un bellissimo busto in marmo di un Madonna dello scultore francese Art Nouveau Agathon Léonard. Già al mattino di venerdì da David Koetser una natura morta di Jan Jansz. van de Velde aveva il bollino rosso, mentre la grande tela di van Dick "sir George Villiers and Lady Katherine Manners in abiti di Adone e Venere, era offerta per 6,5 milioni di euro. Venduta anche da The Weiss Gallery la giovane Lucrezia di Lucas Cranach. Moltissimi gli ammiratori del Moulin de la Galette, 1887, di van Gogh da Dickinson, prezzo a richiesta tra 15-20milioni, una delle opere più costose della fiera e con già alcune trattative in corso. Dal dealer Johnny Van Haeften un'altra blue-chip: l'olio su tavola "Spring," circa 1625, di Pieter Brueghel il giovane ha un prezzo di 3,4 milioni di euro. Molti artisti italiani nella sezione old master, da Otto Naumann la "Cena di Emmaus" di Bernardo Strozzi è offerto per 3,5 milioni di dollari. Molto brillante l'Assunzione della Vergine Maria su rame di Guido Reni da Jan-Luc Baroni. Diverse le nuove attribuzioni, a seguito di studi, portate da Carlo Orsi, per il primo anno con un suo stand: un San Sebastiano di Caracci, venduto già nella prima giornata, una Madonna col bambino e Sant'Anna di Gianpietrino. Preziosa la veduta di Roma su pergamena di Vanvitelli (richiesta 400mila euro).
Alcune gallerie indicavano tutti i valori delle opere esposte, raro esempio di trasparenza di Dickinson che accanto a Ben Janssens e pochi altri galleristi, accanto all'opera e la dida indicava i valori: Dickinson in una scelta museale di opere dall'antico al post-war ha presentato la tela "Étude pour Les Disques" del 1919 di Fernand Léger per 9,2 milioni di $ e una grande tela di Domenico Gnoli, "Camicia sulla tavola" del 1964 offerto a 1,3 milioni di euro (dopo il successo in asta dell'artista italiano). Sempre vendite di arte italiana da Robilant+Voena che nel week and ha venduto due lavori di Paolo Scheggi, uno di Bonalumi e uno di Castellani.
Oggi, secondo quanto riferisce il rapporto sul mercato dell'arte nel 2013, realizzato per Tefaf dalla studiosa Clare McAndrew, il numero dei collezionisti di medio-alto livello nel mondo è arrivato a 600.000, meno del 2% della popolazione ricca del mondo se si considera che il numero dei milionari nel 2013 è arrivato a 32 milioni di cui il 42% negli Usa. Ed è qui che, nonostante la crescita della Cina, rimane il centro del mercato dell'arte, soprattutto per quel che riguarda la fascia alta. Una forza che ha radici proprio tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, quando il famoso dealer inglese Joseph Duveen spiegava in modo sintetico ma eloquente il successo del suo business: "L'Europa ha abbondanza di arte e l'America ha abbondanza di denaro".
Sempre secondo il rapporto Tefaf, almeno metà dei 3.000 collezionisti top al mondo continuano a risiedere a New York e alimentano la forza di questo mercato. Ogni dealer americano ha potuto contare nel 2013 su una media di 40 acquirenti, di cui circa un 25% erano nuovi, un 43% erano già clienti da uno a cinque anni, e un 32% erano clienti da oltre cinque anni. Anche i numeri confermano la forza dei privati rispetto ai musei: il 68% degli acquirenti dei galleristi erano privati, contro il 17% dei musei e l'11% delle aziende (un altro 5% raccoglie vari clienti come altri galleristi o arredatori).
La crescita dei collezionisti cinesi, invece, è cosa recente. Hanno sostenuto il mercato domestico in rapida espansione ma hanno fatto notare la loro presenza anche a livello globale. La loro forza economica deriva dall'espansione dell'economia nazionale negli ultimi dieci anni, che ha portato ad un aumento del reddito pro-capite e della popolazione ricca.
Sono i privati cinesi a sostenere il mercato nazionale delle gallerie: quasi il 60% delle vendite in gallerie è concluso da cinesi, ma nel 2013 alcune gallerie hanno riportato fino all'80% delle vendite a stranieri, più precisamente collezionisti svizzeri, statunitensi e indonesiani.
Durante il 2013 mentre l'interesse dei collezionisti americani, forti di una lunga tradizione di collezionismo, si è concentrato sull'arte contemporanea, l'interesse dei cinesi, ancora agli inizi della loro formazione, si è concentrato sulla pittura tradizionale e le antichità. In crescita anche i settori della pittura a inchiostro e della calligrafia.
Ma lentamente si fa strada anche l'interesse per l'arte occidentale. Sebbene, secondo gli esperti, ci siano meno di 50 collezionisti importanti di arte occidentale nella Cina continentale, nel 2013 sono state registrate alcune importanti acquisizioni, per esempio di artisti come Picasso e Schiele. Da Sotheby's il numero dei cinesi che partecipano alle offerte per l'arte non cinese dal 2010 è cresciuto del 54%. Sono 530 i collezionisti cinesi che hanno speso nell'anno 378 milioni di $ in arte occidentale. Anche da Christie's, i clienti che si sono registrati per partecipare alle aste di Londra e Hong Kong dalla Cina continentale sono raddoppiati. Uno dei più importanti gruppi immobiliari cinesi, Wanda Group, ha fatto notizia per aver acquistato "Claude et Paloma" di Picasso per 28 milioni di $ da Christie's a New York. Secondo molte fonti c'era anche un cinese a contendersi il trittico di Bacon.
Chissà, allora, se saranno cinesi gli acquirenti di alcuni dei pezzi più importanti offerti a questa edizione di Tefaf. Tra questi c'è, allo stand di Johnny Van Haeften, un paesaggio invernale del 1620 di Joos de Momper il Giovane e Jan Brueghel il Vecchio, due artisti che collaborarono a più di 80 dipinti nell'arco di 30 anni. L'opera è appartenuta alla famiglia inglese Rothermere che l'ha venduta da Christie's nel 1976 per 30.000 sterline. Nel 2013 è stata acquistata da Sotheby's per 182.500 sterline ed ora è in vendita per 375.000 sterline.
Sempre seicentesca una tela di Jan van Kessel il Vecchio, pronipote di Jan Brueghel il Vecchio, offerta allo stand di David Koetser Gallery per un prezzo tra 500.000 e 600.000 €. Da Rossi & Rossi, invece, c'è una mandala tibetana dell'XI secolo che rappresenta simboli universali ed era usata per la meditazione. Rossi & Rossi l'ha acquistata da una collezione privata in cui era conservata dagli anni 80. Ora è di nuovo sul mercato per 2,2 milioni di $. La gara tra dipinti e scultura, veramente tanta, si gioca nei prossimi giorni.

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