Oggetti di uso comune con la statura esistenziale del pezzo unico. Prossimi all'opera scultorea. Così si possono definire gli oggetti di design d'autoproduzione.
Di fatto, nella casistica di riferimento generale dei pezzi d'arredo, essi coincidono perfettamente con gli oggetti di design prodotti dall'industria, sono quindi sedie, poltrone, vasi, armadi tutti quegli elementi che servono per arredare una casa. Ma di questi oggetti, spesso seriali e griffatissimi, il design autoprodotto rappresenta la parte speculare, con la dotazione di un valore aggiunto dato dalla artigianalità della fattura, che ne determina l'unicità.
Il design autoprodotto è una forma di design che nasce dal dialogo. Non importa con chi o con cosa, può essere la natura, la musica, anche il ripetitivo paesaggio industriale o vecchie storie trasmesse oralmente. Esso è la forma più indipendente del design, per certi versi anarchica. I suoi parametri sono quelli della ricerca a partire dai materiali, portati al livello più estremo.
Emblematico l'esempio dell'uso del silicone, materiale industriale derivato dalla sabbia, utilizzato da Alessandro Ciffo, nome forte in ambito di design autoprodotto, come supporto per oggetti di diversa natura, dai vasi alle poltrone. "Ciffo è riuscito a ricollocare il silicone in un ambito superiore, lo ha colorato, gli ha dato una forma, lo ha plasmato fino a dargli una definizione alta: quella propria del materiale per la realizzazione di fini oggetti d'uso" chiarisce Lella Valtorta, fondatrice dello show room Dilmos di Milano , con Sergio Riva, che dagli anni '80 sostiene il design autoprodotto .
L'Italia si è sempre distinta in questo ambito. I primi progetti di design autoprodotto nascono tra la metà degli anni '60 e '70, ma è nella seconda metà degli anni ‘80 che riceve il primo autentico riconoscimento del pubblico e la conseguente consacrazione del mercato.
"L'auto produzione si colloca in un ambito ibrido "né arte, né design" continua Valtorta, "autori oggi noti grazie all'Industrial Design hanno cominciato con il Design Autoprodotto. Nomi celebri come Ron Arad, Gaetano Pesce, ma anche Maurizio Cattelan, che negli anni ‘80, a modo suo, creava lampade, paraventi e tavole. Molti designer auto produttori vengono dalle accademie d'arte, non dalle scuole di design".
Come sovente accade nell'ambito artistico, "i designer auto produttori poggiano sull'esperienza dell'artigiano parte della manifattura del lavoro, come ad esempio, quando le opere necessitano di una fusione.
Attraverso la collaborazioni con i designer auto produttori gli artigiani si sono specializzati e insieme collaborano per creare lavori, sempre di più capaci di incarnare un elevato grado di complessità tecnica". L'essenza dei top oggetti di design.
Negli anni Dilmos ha avuto il merito di canalizzare il lavoro dei designer auto produttori. "Dagli anni '80 li accompagnamo nel loro percorso. Allora erano un corpo acerbo adesso sono maturati". L'incontro con il mercato ha plasmato i loro oggetti, trasformandoli da opere fortemente istintive nell'essenza a pezzi d'arredo unici.
I designer auto produttori italiani hanno ormai fama internazionale. Andrea Salvetti, Roberto Mora, Daniele Papuli, Gianni Osgnach, Marco Stefanini e Davide Medri.
Tra gli oggetti più accreditati nella produzione di Daniele Papuli vi è il tavolo di carta, "Cartadendra". Un pezzo unico, realizzato con vecchi giornali, in edizioni diverse. Di colore rosa era quello ottenuto con l'utilizzo della Gazzetta dello Sport. Invece uno dei pezzi forti di Gianno Osgnach sono le "Sedie Scomposte", una coppia di sedie scultoree essenziali nella forma, che rispondono altamente alla funzione d'arredo. Realizzate in legno dipinto, la spalliera è appesa al muro come se fosse un quadro monocromo, la seduta, staccata dalla spalliera, è un semplice sgabello mobile. Proposte in coppia, così andrebbero vendute, rimandano a una'idea quasi Suprematista dell'opera, di fatto sono un oggetto d'uso.
Il design d'autoproduzione non fa parte però del target Luxury. L'ambizione di questi prodotti, infatti, è aprire un dialogo sempre più ampio con un pubblico eterogeneo. "I prezzi" spiega ancora Lella Valtorta, sono prossimi a quelli del design industriale. "Cartodendra" parte dalle 3.500 €; "Le Scomposte" costano 1.750 €, la sedia; il tavolo "Crash", ormai quasi un oggetto fetish, ha un valore di mercato di 7.500 €. l'"Armadio della Sposa", realizzato in fusione d'alluminio a cera persa di Andrea Salvetti costa 18.500 €.
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