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Frieze la fiera europea che conquista New York

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Frieze la fiera europea che conquista New York

  • –di Giovanni Gasparini


Giunta alla sua terza edizione in terra americana, la costola newyorkese dell'omonima fiera londinese è oramai giunta ad un livello di partecipazione e successo commerciale che le permette di dichiarare vittoria sulla storica rivale Armory Fair di marzo.
Il posizionamento a cavallo delle importanti aste di maggio ha certamente aiutato in termini di presenza e fatturato, e ha forse anche avuto un certo effetto sulla trasparenza del mercato, dato che molti galleristi non son più restii a parlare di prezzi come, invece, spesso accade ancora nelle fiere europee.

L'appuntamento dall'8 al 12 maggio ha riportato una forte partecipazione di pubblico internazionale e 192 gallerie da 28 paesi diversi, fra cui tutte le più grandi europee ed americane, nonché alcune novità latinoamericane ed asiatiche.

Rispetto alle edizioni passate si nota una maggiore presenza di artisti noti ed opere con valori medi più elevati, soprattutto attorno alle centinaia di migliaia di dollari, anche se non sono mancate le opportunità di portare a casa lavori per poche migliaia, come nel caso dei lavori su carta prevalentemente a carattere sessuale di Carroll Dunham, unico artista proposto dalla galleria Gladstone, con 211 disegni frutto di un trentennio, proposti fra 5 e 10mila dollari.

La scelta di presentare un solo artista con una 'mini-personale' e' stata seguita da diverse gallerie, fra cui Gagosian che ha in qualche modo inaugurato questo trend già tre anni fa; questa volta e' toccato a Ed Ruscha con una serie di nuovi lavori che integrano testo ed immagini, tutti venduti in tempi rapidissimi a circa 175mila $ l'uno.

Ma l'artista più rappresentata alla fiera e' probabilmente la giapponese Yayoi Kusama, celebre per le sue opere a macchie di colore, presentata sia da Victoria Miro che da Zwirner , sia con dipinti della serie 'Infinity nets' venduti attorno ai 350mila $ che con due 'zucche' una in vetro resina venduta a 600mila $ e l'altra in bronzo per quasi 1 milione.

Zwirner ha venduto anche con successo diverse opere di Donal Judd, di certo non un autore sconosciuto, per valori compresi fra 359 e 600mila $. Sia Zwirner che Gagosian hanno dichiarato di aver venduto tutte le opere proposte in fiera.

Ma la sfida milionaria fra artisti già affermati è vinta probabilmente da Georg Baselitz, con una imponente scultura in bronzo 'Zero Ende' piazzata da Thaddeus Ropac per 1,8 milioni di dollari.

Ropac ha venduto anche un grande disegno iperrealistico di Robert Longo per 350mila $; se la quasi-fotografia vende, si deve però notare come le opere fotografiche vere e proprie non siano state certo protagoniste come in passato: il trend sembra essere a favore delle opere di pittura su grandi e grandissime dimensioni, su supporti non necessariamente tradizionali come la tela, e dai colori il più possibile vivaci ed elettrici. Insomma non certo discreti ma con quello che qui sembra essere divenuto il termine preferito ed abusato di 'wall power'.

Altra tendenza rilevabile è quella verso complesse e, talora astruse, installazioni di generose dimensioni, ad iniziare da un lavoro di Zoe Leonard, '1961' una serie di valigie vintage proposte a 300mila $, per proseguire con due opere neo-Pop di Sylvie Fleury vendute da Salon94 per circa 50mila $ con 'Blade', uno specchio sagomato a forma di lama e una povera auto Fiat 128 compressa e dipinta di rosa intenso piazzata al doppio.

Ma la parte del leone è stata fatta da nomi di richiamo per l'arte contemporanea, fra cui spicca il solito Anish Kapoor con diversi specchi venduti da diverse gallerie, fra cui la storica partner dell'artista Lisson Gallery , mentre la partnership tedesca SpruthMagers rappresentava grandi vecchi come Baldessarri con un dipinto venduto a 400mila $ e Joseph Kosuth a 140mila $ con lavori di combine fra immagini e testo.

In conclusione, giunta alla maturità Frieze è divenuta forse meno sperimentale ma probabilmente più profittevole.

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