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Art Basel Hong Kong: apre il dialogo con l'occidente e il collezionismo in Cina allarga le sue vedute

  • –di Silvia Anna Barrilà

Si è conclusa con successo la seconda edizione di Art Basel Hong Kong (15-18 maggio), la versione asiatica della fiera svizzera inaugurata l'anno scorso dopo il took over della fiera locale Art HK. È la prima edizione sponsorizzata dalla banca UBS che diventa così sponsor globale di Art Basel. Hanno partecipato 245 gallerie da 39 paesi e i visitatori sono stati più di 65.000 tra cui collezionisti dall'Asia, ma anche da paesi occidentali come Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Italia, Francia, Belgio, Spagna, Usa e addirittura Brasile, Perù e Colombia. C'erano anche gruppi museali tra cui il Louvre e la Tate, e numerosi artisti sia cinesi, come Zeng Fanzhi, Zhang Wei e Su Xiaobai, che occidentali, come Miquel Barceló, Wim Delvoye, Oscar Murillo e Carsten Nicolai. Quest'ultimo è stato autore di un'installazione audio-visuale sulla facciata del grattacielo dell'International Commerce Centre a Kowloon intitolata «α (alpha) pulse», che interagiva con la popolazione di Hong Kong attraverso una app, e di una performance musicale in occasione della festa della rivista Art Review.

In mostra c'erano opere d'arte per un valore di oltre 1 miliardo di dollari. Secondo molte gallerie la seconda edizione ha portato sia un aumento della qualità che delle vendite, parere confermato anche dal direttore Magnus Renfrew. "La qualità delle opere in mostra è aumentata quest'anno, e ciò dimostra che le gallerie prendono la fiera sempre più seriamente" ha detto Renfrew in un'intervista ad «ArtEconomy24». "Abbiamo notato anche un aumento delle vendite: molte gallerie hanno registrato vendite consistenti e siamo ancora ai primi giorni (venerdì, ndr). Secondo la nostra esperienza, infatti, le vendite avvengono durante tutta la fiera e anche dopo".
Ma che cosa cercano i collezionisti asiatici? "A mio parere non c'è qualcosa come il gusto asiatico", risponde Magnus Renfrew. "L'Asia è formata da diversi individui e tante culture. Dobbiamo piuttosto osservare lo stadio del collezionismo: per tutti i collezionisti, a prescindere dalla provenienza, quando si inizia a collezionare il gusto è piuttosto conservatore e ci si rivolge all'arte del proprio paese. Andando avanti il gusto si evolve, si diventa più ambiziosi e ci si sposta sul contemporaneo - prima del proprio paese, poi internazionale. E questo è quello che abbiamo osservato in Cina: chi ha iniziato comprando arte contemporanea cinese sta ora acquistando arte contemporanea internazionale. E lo stesso vale anche per i mezzi espressivi: la fotografia, che prima non veniva presa in considerazione per via della sua riproducibilità, ora è molto più accettata".

Anche le gallerie confermano una maggiore preparazione dei collezionisti cinesi e una maggiore apertura ai mezzi espressivi, soprattutto nel caso dei nuovi collezionisti. "Nel 2007 i collezionisti cinesi arrivavano allo stand con in mano il catalogo di Sotheby's", spiega l'italiana Claudia Albertini, da diversi anni in Cina e fondatrice della galleria Platform China a Pechino e Hong Kong. "Ora ci sono nuovi collezionisti interessati non solo a ritrovare nelle opere i propri riferimenti culturali, ma anche a scoprire cose nuove. Sono più educati e arrivano già preparati".
A livello di mezzi espressivi, il nuovo interesse per film, video e fotografia è dimostrato, per esempio, dall'introduzione di una sezione dedicata al film con un programma di tre giorni con 49 film di 41 artisti rappresentati da 31 gallerie all'«agnès b. CINEMA» dell'Hong Kong Arts Centre. Ed è stato notato anche dalle gallerie come l'americana Lehmann Maupin, che ha aveva in stand una fotografia della giovane californiana Alex Prager, oppure la berlinese Meyer Riegger, che mostrava due opere molto apprezzate dal pubblico dell'italiana Rosa Barba, che riprendono l'arte cinetica mischiando film, scultura e meccanica (prezzi 28.000-44.000 €).

Il gallerista inglese Michael Hoppen, specializzato in fotografia, ha dedicato il suo intero stand a fotografie vintage di Bill Brandt, e ci ha spiegato così l'evoluzione della ricezione della fotografia da parte dei collezionisti cinesi: "Prima c'era interesse solo nei confronti della fotografia contemporanea cinese a colori; ora, invece, sta crescendo l'interesse per il vintage, ma i collezionisti sono molto selettivi. C'è voluto del tempo per capire che cosa vogliono, ma ora l'ho capito con questi nudi femminili di Bill Brandt. Ai cinesi, infatti, piace comprare dipinti e disegni che richiamano la loro cultura, con pennellate nere stese su carta bianca, e questo è quello che Bill Brandt ha fatto nella fotografia attraverso l'uso della luce e della chimica. È l'equivalente estetico della loro pittura" (prezzi tra 100.000 e 500.000 HK$, cioè 9.300 e 46.600 €).

La stessa tendenza a cercare una determinata estetica è confermata da Edward Tsoi, manager della galleria di Pechino Pékin Fine Arts, che rappresenta artisti già affermati ed è ospitata in un edificio di 600 m2 disegnato da Ai Weiwei: "Ci sono collezionisti che cercano i grandi nomi che passano in asta. Altri, invece, cercano determinati mezzi espressivi e un'estetica a loro familiare, come i dipinti a inchiostro nero su seta e i marmi scolpiti a mano di Huang Zhiyang", in vendita presso lo stand della galleria per prezzi intorno a 240.000-280.000 HK$ (22.600-26.400 €).

"Piacciono anche i messaggi diretti - continua Tsoi -, come la monumentale scultura di pistola di Wang Luyan che spara in due direzioni e rammenta che ciò che si fa agli altri tornerà indietro". L'opera, in edizione di sei, ha attratto l'interesse di collezionisti come l'ex-ambasciatore svizzero Uli Sigg, uno dei primi occidentali a comprare opere d'arte cinese, ora donate al futuro museo M+ di Hong Kong (apertura prevista nel 2017). Al terzo giorno di fiera la galleria aveva già venduto due edizioni del lavoro per 1,2 milioni di HK$ (113.000 €), oltre a circa la metà delle opere esposte allo stand. "I collezionisti sono più propensi a comprare quest'anno, perché la qualità dell'arte contemporanea cinese in mostra è aumentata, e inoltre gli organizzatori hanno fatto un buon lavoro portando in fiera i collezionisti giusti".

Anche allo stand dell'italiana Lia Rumma è stato notato più movimento rispetto all'anno scorso e una maggiore preparazione. E anche qui la direttrice Paola Potena conferma che si può riconoscere tra i collezionisti cinesi un gusto per una certa manualità e per il disegno, come dimostrano gli interessi destati dai disegni di Marzia Migliora (prezzi intorno ai 4.000 $), e dai video che mischiano immagini e disegni di William Kentridge, venduti per 150.000 $.

Lo stesso vale per i cosiddetti "autoritratti" di Mark Wallinger allo stand di Carlier Gebauer (Berlino): delle "i" dipinte in modo calligrafico nero su bianco che rimandano al pronome personale inglese "I" per "io" (prezzi tra 20.000 e 60.000 £ / 25.000-74.000 €). "Anche i video di Wallinger che raccontano l'esodo degli ebrei a Shanghai hanno risvegliato interesse", spiega il gallerista Urlich Gebauer, "perché si cercano artisti o opere che creano un collegamento tra est e ovest". Allo stand della galleria c'erano anche fotografie di Richard Mosse, che ha appena vinto il premio per la fotografia sponsorizzato dalla Borsa Tedesca, in vendita per 25.000-35.000 $.
Il successo di questa seconda edizione, in conclusione, ha proposto per un pubblico sempre più preparato e curioso opere in grado di interpretare e rileggere le culture locali in un ottica universale. Gli stessi artisti scelti e proposti dai galleristi internazionali hanno allargato lo sguardo del pubblico locale, intersecando tecniche e culture.

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