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Liste fa concorrenza ad Art Basel -

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Liste fa concorrenza ad Art Basel - Foto

  • –di Sara Dolfi Agostini

Dall'anno scorso LISTE Art Fair è la più diretta concorrente in casa di Art Basel: non ci sono più, infatti, limiti d'età per gli artisti presentati, e anche le gallerie possono candidarsi per più anni consecutivi, con l'unica aggravante che dopo il terzo anno il prezzo dello stand sale in modo proporzionale all'anzianità della galleria. Con queste regole confermate e un'estensione degli spazi accompagnata da un nuovo allestimento delle aree di ristoro e disimpegno, la 19ª Edizione di Liste ha presentato 78 gallerie, di cui 15 new entries e quattro italiane. Nonostante l'aumento di partecipanti del 20% rispetto all'anno passato, il pubblico si è concentrato soprattutto nel giorno di apertura – che anticipa l'inaugurazione di Art Basel - attestandosi sulle 13mila presenze come l'anno passato, nonostante molti galleristi abbiano dichiarato un'affluenza più bassa durante la settimana.

"Gli eventi in città aumentano di continuo e in più Art Basel ha organizzato la nuova sezione 14 Rooms dedicata alla performance e ha esteso gli orari di apertura fino alle 20, rendendo inutile l'apertura di Liste fino alle 21 a causa dei tempi di spostamento tra le due fiere" ha commentato Francesca Minini di Milano. Nel suo stand ha scommesso su due italiani, evento raro in un palcoscenico internazionale di questa importanza strategica. Di Gabriele Picco (1974), attualmente in residenza all'ISCP di New York, ha portato la sua produzione più recente, i quadri di "polvere" a 5.000 euro, che hanno interessato il pubblico americano, mentre della giovanissima new entry della galleria, Alice Ronchi (1989), in mostra alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo fino a settembre, c'erano fotografie e sculture ispirate a una simbologia cosmica misteriosa, e curiosamente sono state proprio le opere più importanti, quelle scultoree, a vendere per prime a prezzi di circa 4.000 euro.

Anche gli stand delle altre gallerie italiane erano estremamente curati, e ciò li distingueva rispetto alle proposte pittoriche, tutte molto simili e colorate e sempre "in bilico" tra figurazione e astrazione, che abbondavano negli stand di altre gallerie partecipanti. "È la tendenza del momento, è visivamente stimolante e i buyers ne sono entusiasti, ma quanto durerà?" si domanda Paola Capata della galleria Monitor di Roma. Con il francese Laurent Montaron (1978), visto alla 55ª Biennale di Venezia www.labiennale.org/it/arte curata da Massimiliano Gioni e già molto apprezzato in patria da musei come il Centre Pompidou, Kadist e Fondation Louis Vuitton, ha puntato su un'indagine estetica che combina contenuti intimistici allo studio dei media, delle loro specificità tecnica e degli aspetti più oscuri e ambigui. Vendute subito le fotografie, a 10mila euro e in edizione di 5, mentre i video sono in visione a istituzioni pubbliche e private.

Balice Hertling di Parigi e New York ha scelto la fiera per introdurre al pubblico le nuove collaborazioni con Jon Rafman (1981) e Eloise Hawser (1985). "Quest'anno abbiamo uno spazio migliore con un piccolo magazzino che ci ha permesso di esporre più artisti, tra cui anche Will Benedict (1978) di cui abbiamo venduto tutta la mostra che abbiamo appena inaugurato nella nostra sede di Parigi" spiega Alexander Hertling. I prezzi? "Tutti al di sotto di 20mila euro perché i collezionisti si aspettano ancora valori commerciali più bassi rispetto a Art Basel" aggiunge, mentre manda al legittimo acquirente l'immagine in movimento di una massa informe e coloratissima su uno schermo video trattato con la cenere, opera di Jon Rafman a 8mila euro.
Anche Maisterravalbuena di Madrid ha optato per una presentazione collettiva, con tre proposte formalmente molto diverse l'una dall'altra: le sculture "rigide" di Daniel Jacoby (1985), i dipinti astratti di Antonio Ballester Moreno (1977) e le atmosfere oniriche delle videoinstallazioni di Hiraki Sawa (1977), a prezzi di 2.000-14.000 euro. "A comprare sono stati soprattutto collezionisti svizzeri nei primi giorni di apertura, dopo c'è stato un afflusso costante di curatori europei, provenienti soprattutto dal circuito delle Kunsthalle e Kunstverein tedesche" racconta Belèn Valbuena.

Spiazzante e delicato, poi, era lo stand della galleria di origini rumene Plan B di Berlino e Cluj, che ha scelto di giustapporre i disegni di cinque artisti tra cui Adrian Ghenie (1977) e Ciprian Muresan (1977), già molto apprezzati dal pubblico internazionale. Un focus su un medium che raramente varca le porte dello studio dell'artista o della galleria, e che tuttavia in questa presentazione ha mostrato una capacità descrittiva e narrativa di straordinaria attualità. "I prezzi vanno dai 2mila euro fino ai 20mila euro per il disegno di grande formato di Muresan, in cui l'artista si è cimentato nella copiatura del lavoro di Antonello da Messina rievocando l'antica processualità connessa alla conoscenza dell'arte" racconta la direttrice Mihaela Lutea. L'opera, intrisa di ossessività e talento, è stata venduta nelle prime ore di apertura di Liste.
Tra le nuove gallerie accolte in fiera, infine, c'era Sandy Brown di Berlino con la giovanissima artista americana Dena Yago (1988), vista a Milano nello spazio no profit Gasconade qualche mese fa. Il suo lavoro, da 2.500-3.500 euro, mette in discussione la rappresentazione canonica dello spazio urbano con immagini applicate su materiali di scarto per dare evidenza di come la comunità dell'arte si innesti modificando la percezione di un luogo e il suo valore – economico o estetico - socialmente condiviso. "Nel percorso di una galleria emergente Liste funziona come una certificazione del tuo lavoro a un pubblico internazionale, ed è fondamentale per un'artista che pure inizia a essere invitata in mostre istituzionali a Cubitt a Londra e alla Kunsthalle di Berna" commenta la direttrice. E in effetti, Liste è e resta la vetrina più importante per qualità delle opere esposte e dei visitatori dopo Art Basel.

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