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Vienna, l'arte contemporanea italiana traina il semestre di Dorotheum

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Vienna, l'arte contemporanea italiana traina il semestre di Dorotheum

  • –di Silvia Anna Barrilà

Siamo arrivati alla fine del primo semestre dell'anno ed è tempo di bilanci per le case d'asta. Positivo quello dell'austriaca Dorotheum grazie alle performance dell'arte contemporanea, in particolar modo di quella italiana. Sono, infatti, gli italiani degli anni 60 come Lucio Fontana, Enrico Castellani e Paolo Scheggi gli autori delle opere più care vendute dalla casa d'aste in questo semestre. Fontana è in testa alla top ten del semestre con un "Concetto Spaziale" del 1957 che la sera del 20 maggio ha segnato un record per un'opera della serie dei "Barocchi" con un risultato di 1.079.300 euro. Nella stessa occasione è stato segnato un record mondiale per Paolo Scheggi, artista che nel giro di un anno ha moltiplicato i suoi prezzi: la sua opera "Zone Riflesse" del 1965 è stata venduta per 573.300 euro rispetto ad una stima di 90.000-120.000 euro. "Per nessun altro come per gli italiani abbiamo osservato tali incrementi di prezzo" ha commentato dopo l'asta la specialista Patricia Palffy.

Il totale ottenuto la sera del 20 maggio dall'arte contemporanea è stato il più alto mai avuto dalla casa d'aste, pari a 7,4 milioni di euro. Per un confronto si pensi che a maggio dell'anno scorso il totale dell'asta di arte contemporanea era stato pari a 5,7 milioni di euro. Tuttavia Dorotheum non pubblica né il fatturato totale del semestre, né il fatturato dei diversi dipartimenti, a differenza di quanto fanno oggi la maggior parte delle case d'asta italiane e internazionali, rendendo difficile giudicare l'andamento del business.

Altri contemporanei nella top ten delle opere più care del semestre sono stati Sean Scully, americano di origini irlandesi nominato due volte al Turner Prize, il cui dipinto a olio di 2,54 x 2,24 metri "Lucia" (1992-1996) è stato venduto per 934.230 euro, e il padre del concettualismo russo Ilya Kabakov con "Girl with a Scale" del 1972, venduto per 366.300 euro.
"La strategia aziendale di internazionalizzare così come l'aumento delle offerte per l'arte contemporanea si sono dimostrate vincenti e verranno sviluppate ulteriormente" ha commentato l'amministratore delegato di Dorotheum, Martin Böhm.

Nell'arte moderna è stato segnato nel semestre un altro record per un italiano: quello per il futurista Tullio Crali, pari a 146.700 euro, confermando un già notato aumento di interesse nei confronti dell'Aeropittura, o Secondo futurismo. Tra gli austriaci, invece, i migliori risultati sono stati segnati da Oskar Kokoschka (215.380 euro) e Rudolf Hausner (164.780 euro, secondo miglior risultato mondiale per un'opera dell'artista), ma nessun moderno è nella top ten del semestre.

Sono, invece, in top ten tre dipinti antichi: la "Sacra Famiglia con Sant'Anna e San Giovannino" della bottega di Sir Peter Paul Rubens, passato di mano per 503.030 euro; "Campo Vaccino a Roma", olio su tela dell'italiano Antonio Joli, venduto per 244.300 euro; una natura morta con fiori in un vaso di Jan van Kessel I, venduta per 232.100 euro. Così come è in top ten il top lot dell'arte asiatica, settore che ha debuttato quest'anno da Dorotheum: un raro set di otto tavole in lapislazzuli incise del periodo della Dinastia Qing, del tardo XVIII-XIX secolo, aggiudicato a 268.700 euro.

Molto bene, infine, il settore di gioielli e orologi che attualmente è tra quelli di maggior successo della casa d'aste. In particolare Dorotheum ha registrato una forte richiesta per Jugendstil e argenti, soprattutto per quelli storici russi che hanno ottenuto risultati al di sopra delle stime.

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