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In Primo Piano

D'estate telefonava in redazione dopo le passeggiate in montagna, forse per lenire un po' la solitudine dei giornalisti di turno: «Oh, caro Carminati, quest'agosto è toccata a lei la guardia al bidone di benzina!». Enrico Castelnuovo - dal 1994 assiduo collaboratore delle pagine di arte di questo supplemento - non lesinava battute scherzose ogni volta che ci contattava per proporre articoli su libri letti, personaggi incontrati, mostre e monumenti visitati. Mai argomenti banali, anzi sempre inattesi, legati a una vasta gamma di interessi che la maggior parte degli storici dell'arte italiani poco praticavano.
Castelnuovo, infatti, si autodefiniva un cultore di «argomenti di frontiera». Nato a Roma nel 1929, allievo di Anna Maria Brizio a Torino e di Roberto Longhi a Firenze, il professore intraprese una brillante carriera universitaria insegnando a Losanna, Ginevra, Torino e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Il suo raggio di interessi era davvero ampio, spaziava dall'arte romanica e gotica in Europa alle tecniche artistiche medievali, concentrando un'eccezionale competenza sulla storia e le tecniche delle vetrate medievali. Ma amava anche le vicende del disegno industriale, le metodologie artistiche, la storia della critica d'arte.
A testimoniare l'ecletticità degli interessi resta la sua considerevole bibliografia (edita in prevalenza da Einaudi), aperta da uno studio sul pittore italiano Matteo Giovannetti attivo alla corte papale di Avignone e inserito nella cultura provenzale del Trecento (1964, nuova edizione 1991) e chiusa dalla storia delle grandi esposizioni dedicate al Medioevo (2008). In mezzo ci sono gli studi sugli affreschi medievali del Castello del Buonconsiglio di Trento, sulle vetrate del Medioevo in Europa e sul lavoro dell'artista medievale.
Castelnuovo fu anche direttore di importanti opere generali come la Pittura in Italia di Electa, la Storia del disegno industriale, il Dizionario della pittura e dei pittori Larousse Einaudi e fu anche promotore di iniziative per lo studio e il restauro del camposanto pisano, curando il volume Il Camposanto di Pisa.
Quest'imponente attività di studio gli valse importanti riconoscimenti, come l'assegnazione del Premio Feltrinelli dell'Accademia nazionale dei Lincei per la critica d'arte (1991) e la docenza presso a École normale supérieure di Parigi. Il professore è stato anche membro di varie Accademie (Lincei, Scienze di Torino, San Luca di Roma e del Disegno di Firenze).
Eppure, l'«accademico» Castelnuovo ha lasciato dietro di sé un esempio di approccio alla materia storico-artistica assai poco convenzionale. Ad esempio, amava stimolare la comprensione dei fatti artistici partendo dalle tecniche, oppure considerava le amate vette alpine non luoghi di separazione ma di contatto tra le varie culture pittoriche. E poi fu tra i primi storici dell'arte italiani a uscire dal cortile degli argomenti nazionali allargando sguardo e ricerche verso l'amata Francia.
Proprio nell'agosto del 2012 arrivarono alla nostra redazione le ultime scherzose telefonate. Ne sortirono due brillanti articoli: uno sulle strepitose collezioni pittoriche di Eugenio di Savoia e l'altro su Sir James Hudson, il diplomatico inglese esperto di pittura che arricchì di capolavori italiani i musei di Londra. Ma non ci saranno più telefonate d'agosto: Enrico Castelnuovo ci ha lasciati domenica scorsa, nella sua Torino, all'età di 85 anni.
Marco Carminati

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