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Enea Righi: «perché ho scelto di collezionare arte politica»…

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Enea Righi: «perché ho scelto di collezionare arte politica» - Foto

  • –di Riccarda Mandrini

Industriale, collezionista con base a Milano. Per Enea Righi la passione per l'arte è qualcosa che va condivisa. Negli anni ha dato vita a una collezione che in molti hanno definito da museo, con molte opere legate all'arte impegnata nella denuncia politica. Arteconomy 24 lo ha intervistato.
Quando ha cominciato a collezionare?
Più di vent'anni fa.
Come sono cambiati i suoi gusti in termini di scelte di opere da acquistare? C'è qualcosa che l'ha influenzata in particolare?
All'inizio una collezione nasce seguendo il proprio istinto e i propri gusti. Poi le scelte cambiano con l'esperienza nell'arte. Dal confronto con critici e curatori, che considero fondamentale, nascono nuovi spunti per la collezione.
Che percentuale spetta, rispetto alla totalità della collezione, all'arte politica?
Il 50%.
Quando ha cominciato ad acquistare arte politica?
Quando ho conosciuto l'arte degli anni '70. Trovo importante dare un' interpretazione personale dell'arte, con un riferimento al passato. Nelle opere degli anni '70 del ‘900, spesso ci si trova di fronte a un modello di arte politica, soprattutto nei lavori delle artiste donne. I loro lavori hanno sofferto di un riconoscimento marginale da parte del mercato e così sono riuscite a sviluppare più liberamente temi forti legati ad esempio all'identità sociale.
Come?
Marta Rosler (1943), con le sue indagini sulla middle class americana e sulla guerra. Il suo lavoro è quello che dato avvio alla ricerca, per la collezione, nell'ambito dell'arte politica.
E ancora?
Le correnti artistiche legate alla critica architettonica con autori come Gordon Matta Clark, Yona Friedman, Superstudio. Tra gli autori contemporanei, nel segmento arte politica, sono entrati in collezione di recente Walid Raad (1967), Clemens Von Wedemeyer (1974) - lo scorso anno in mostra al Maxxi - e Jonathas de Andrade (già in mostra al Museo Marini)
Sostiene che è importante poter scegliere nella sfera di opere prodotte da un artista negli anni, in termini di arte politica ci faccia un esempio?
La mia opera di Von Wedemeyer " The Fourth Wall" esposta al Barbican Centre di Londra.
Quando si ha un numero di lavori che si avvicina ai tre zeri si pone il problema della collocazione delle opere, che in prima istanza è la propria casa. Le opere di arte politica difficilmente sono lavori da parete, richiedono un discorso particolare già quando uno le compera. Che collocazione hanno trovato le sue?
In gran parte vengono date in comodato d'uso ai musei. Perché il museo è per definizione il luogo destinato alla conoscenza e alla promozione dell'arte. Poi conservate in spazi appositi, non in casa, non tengo opere in casa.
Le nella sua collezione ha una raccolta di opere degli artisti dell'Est Europa della seconda metà del secolo scorso. Grandi sperimentatori che lavorarono al di fuori di quelli che erano i margini politici-culturali di allora. Chi ha in collezione?
Nelle opere degli artisti dell'est della seconda metà del ‘900 emerge l'essenza dell'arte, nella sua forma più pura, distante dai modelli nati in seno ai regimi e, lontana da quella che era, nello stesso periodo, la sperimentazione degli artisti occidentali. Tra gli artisti? Vyacheslav Akhunov (1948), Julius Koller (1954) e Jiri Kovanda (1953)
Dove li ha comperati?
Da GB Company a Parigi e Akhunov da Laura BulianSostiene che la galleria ha "una funzione fondamentale nel sistema dell'arte e che galleristi e collezionisti crescono insieme". In termini di arte politica ci da un riferimento di un lavoro di arte politica, che ama particolarmente, che le è stato suggerito?
Certamente il lavoro di Pratchaya Phinthong (1974), un artista tailandese che ha deciso di farsi assumere come raccoglitore di bacche nella Lapponia svedese e di immergersi nella realtà della mano d'opera sfruttata e sottopagata. E' un lavoro complesso, difficile sintetizzarlo, intitolato " Give more that you take", che stato in mostra sia alla Gamec di Bergamo che al museo di Cac di Brétigny.
Ha mai venduto un'opera di arte politica che non le diceva più nulla?
No. Perché l'arte politica riflette i cambiamenti storici, spesso li anticipa. C'è sempre qualcosa da scoprire nell'opera nel tempo.

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