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Kavita Chellaram: ecco come l'arte africana è salita sugli scudi

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Kavita Chellaram: ecco come l'arte africana è salita sugli scudi

  • –di Riccarda Mandrini

Il mercato dell'arte internazionale guarda all'arte africana con un crescente interesse. La conferma viene dal secondo mercato, dalle aste. In primis e per una volta in controtendenza storica, da una casa d'asta africana. Nel numero di Plus24 in edicola sabato 2 agosto, un focus sull'arte africana contemporanea mette in luce le potenzialità di questo mercato.
In questa intervista a Kavita Chellaram, collezionista indiana da anni residente in Nigeria e titolare della casa d'aste Arthouse Contemporary Limited fa qualche anticipazione.


Quando è nata Arthouse?

Nel 2007 a Lagos. Sono sempre stata appassionata d'arte, da molti anni sono collezionista.
Poi ho sentito il desiderio di andare oltre questa dimensione e anche quello di promuovere il lavoro degli artisti nigeriani e africani. Arthouse è stata la mia risposta alle esperienze vissute e sedimentate nel tempo.


Una casa d'aste come modus operandi per dare delle regole al mercato?
Come casa d'aste forniamo criteri di valutazione e prezzi di riferimento soprattutto per il lavoro degli artisti nigeriani, dell'Africa Occidentale e di quelli di queste regioni, che vivono all'estero.
Va detto che in precedenza numerosi artisti offrivano le loro opere a varie gallerie o le vendevano direttamente agli acquirenti, generando incertezza e frammentazione del mercato e senza mai potere contare su una vetrina internazionale. Abbiamo visto come le aste hanno cambiato il mercato dell'arte Indiana (soprattutto attraverso le vendite di Saffronart , n.d.r.), favorendo una maggior consapevolezza riguardo il lavoro degli artisti. Ho pensato che la stessa cosa avremmo potuto farla qui a Lagos.


Quindi il secondo mercato è diventato un volano per l'arte africana, togliendo il lavoro di diversi numerosi artisti da uno status di domesticità?
Questo è parte del nostro lavoro.


Dove trovate i lavori che proponete in asta?
All'inizio ce li portavano gli artisti e anche le gallerie. Operiamo anche a stretto contatto con i collezionisti per reperire le opere più antiche e preziose. Il secondo mercato è in crescita e attivo. Lavoriamo sempre di più per cercate lavori di artisti affermati da rimettere sul mercato o di giovani, anche poco conosciuti e offrire loro nuove prospettive.


Come scegliete gli artisti e le opere che offrite in asta?
Abbiamo un team di esperti e curatori che conoscono molto bene sia arte locale che quella internazionale. Di base cerchiamo opere che pensiamo abbiano la potenzialità di restare nel tempo, il che significa non solo mantenere il loro valore di mercato, ma vederlo crescere in prospettiva. E con questo non mi riferisco solo alle opere di maestri, ma anche e soprattutto al lavoro degli artisti emergenti.


I primi Incanti?
Nel 2008. Nelle prime due aste già emersero i nomi degli autori poi riconosciuti dal sistema e sui quali investire. Erano gli artisti formatisi nelle sporadiche accademie africane o all'estero quali Bruce Onobrakpeya (1932, Nigeria), El Anatsui (1944, Ghana), Ablade Glover (1934, Ghana), Uche Okeke (1933, Nigeria), "autori che si pongono in relazione con l'arte del passato, ma, consapevoli della loro storia sanno come sottometterla al proprio processo creativo", così definì questo segmento di autori Valentin Y. Mudimbe (nel suo saggio pubblicato in "Afriche, Diaspore, Ibridi", Aiep edizioni 2003, n.d.r.)


Quali i risultati d'asta più significativi allora?
Yusuf Grillo (1934, Nigeria) nel novembre 2008 fu ceduto a 40mila $ la sua quotazione minima. La stessa cifra la sfiorò Bruce Onobrakpeya (1932, Nigeria), con "Great Nigeria". Sugli scudi allora c'era anche Ben Enwonwu (1917-1944, Nigeria). La scultura in legno "Torso di Uomo", 1981 fu ceduta a una cifra prossima alla stima massima di 17mila $.


Tra i giovani autori?
Rom Isichei, Chidi Kwubiri e Peju Alatise hanno già un interessante seguito di collezionisti.


E più recentemente?
Nel novembre del 2011 una scultura di Ben Emwonwu,"Anyanwu", 1956, ha toccato i 192mila $, superando di 30mila la stima massima. "Madonna con bambino Gesu", un olio su legno di Uche Okeke (1933, Nigeria), nel 2008, veniva ceduto a 40mila $. Nel 2009, Bonham's apriva all'arte africana, con ‘Africa Now', le teste di serie erano le stesse di Arthouse, ma le loro quotazioni in crescita. Nel 2013, sette sculture in legno di Enwonwu, commissionate dal Daily Mirror, nel 1961, sono passate di mano a 361mila £ dalla stima massima di 120mila £. "New World Map", invece, il grande arazzo, concepito come una seconda pelle della terra, poiché realizzato solo con materiali di scarto trovati per terra, opera dell'artista ghanese El Anatsui toccava la cifra di 541mila £.

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