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Parigi, arte antica e gioielli di altissima qualità i più richiesti alla Biennale degli Antiquari - Foto

  • –di Stefano Cosenz





Arrivata alla sua 27a edizione, anche quest'anno la Biennale degli Antiquari di Parigi ormai quasi giunta alla sua conclusione (chiude il prossimo 21 settembre) conferma la sua leadership in fatto di raffinatezza. Indubbiamente rimane un punto di attrazione da parte dei collezionisti di passaggio a Parigi: ha già attratto 100.000 visitatori dall'11 settembre a oggi (rimane aperta per 11 giorni, mentre le altre più importanti fiere internazionali chiudono i battenti dopo 4-5 giorni). Anche se, come avviene al Tefaf a Maastricht, i più significativi acquisti vengono effettuati nel primo giorno di apertura.

In termini di vendite gli antiquari partecipanti (81 le gallerie presenti, comprese le 18 maison di gioielleria) hanno in generale confermato la loro soddisfazione, grazie alla prestigiosa clientela (non solo privati collezionisti, ma anche curatori di musei) che ha visitato il Grand Palais, concludendo o intavolando le trattative per importanti acquisizioni. Sicuramente, ancora una volta, rarità e qualità artistica sono le chiavi per un acquisto di successo, eseguito rapidamente. Chi visita queste manifestazioni è un conoscitore della materia e sa riconoscere quello che vuole.

La Biennale parigina, organizzata dal Syndicat National des Antiquaires e presieduta da SNA Jean-Gabriel Peyre, si contraddistingue soprattutto per le opere più belle di antiquariato e dell'Alta Epoca francese, dai raffinati antichi oggetti di arte orientale alla ricercata pittura orientalista, dalle suggestive opere di arte tribale di cui Parigi è capitale fino ad arrivare al sofisticato design del XX secolo. "La Biennale 2014 conferma la crescita degli investimenti sull'arte antica e sulle opere di grande qualità, oltre che su gioielli di altissima manifattura. In particolare abbiamo registrato anche un rinnovato interesse per le arti decorative e gli arredi del XVIII secolo" conferma Hervé Araron, portavoce SNA nonché erede della storica galleria Didier Aaron
Prestigiosi esempi delle bellezza dell'Alta Epoca francese sono stati offerti alla Biennale da tre celebri gallerie. La galleria Didier Aaron, con spazi a Parigi, Londra e New York, gestita dal nipote Hervé Aaron, in occasione di questo evento ha selezionato una speciale mostra di arredi legati alle antiche Esposizioni di Parigi e Torino: lo splendido secretaire in stile moresco firmato dall'ebanista italiano Daniel Lovati nel 1892, in legno, ceramica ed avorio, è offerto a 580mila euro, mentre un gueridon veneziano del 1870 con micro mosaico centrale, firmato da Antonio Salviati, è quotato 250mila euro. La galleria parigina Chadelaud ha venduto già al vernissage di mercoledì 10 settembre una magnifica anfora alta 147,5 cm, in bronzo patinato in stile greco, della maison parigina Christofle & Cie (fondata nel 1830) realizzata da un disegno originale di Émile Reiber per l'Esposizione Universale di Vienna del 1873, proveniente da una collezione italiana, era offerta a 3 milioni di euro.


La stessa galleria ha venduto per 2,8 milioni di euro un meraviglioso cabinet (20 x 118 x 66 cm) in stile giapponese e in legno di palissandro brasiliano con la sua base realizzato nel 1895 da disegno di Édouard Lièvre dalla Maison L'Escalier de Cristal. La galleria Steinitz, con sede nella prestigiosa rue du Faubourg Saint-Honoré ove sono esposti arredi d'importanza museale, ha venduto in Biennale a un collezionista europeo, per 1,5 milioni di euro, un grande cabinet con vetrina disegnato da Edouard Lièvre a Parigi tra il 1881 e il 1886, alto 260 cm, 142 x 60 cm, in palissandro con bronzi dorati. Proveniva dall'antica collezione di M. Emile Castel, segretario generale della Compagnie des Chemins de Fer du Nord.

Un magnifico capolavoro di archeologia orientale è stato venduto già nella prima giornata dalla Galleria Jacques Barrère con sede sulla rive gauche della Senna: una monumentale testa pakistana di Buddha di epoca I - II sec. d.C. proveniente da un tempio distrutto era offerto per 500mila euro. Sono reperti ambiti da una clientela internazionale (collezionisti europei, cinesi, ma anche musei come quello di Dubai e del Qatar): una scultura completa può valere anche 1 milione di euro. Da Christian Deydier, galleria parigina specializzata in archeologia cinese, un cavallo cinese in terracotta, Dinastia Qi del Nord (549-577 d.C.), proveniente da una collezione europea, è offerta a 240mila euro. Non è stato, invece, svelato il prezzo offerto dalla Galleria Phoenix di Ginevra e New York, specializzata in archeologia egiziana, greca e romana, per una magnifica scultura greca in marmo, Tre Grazie, venduta anch'essa nel primo giorno della Biennale, ancora nessuna conferma ufficiale invece per i 5 milioni di euro pagati per la testa di Dioniso in bronzo, risalente al periodo ellenistico.

Tra gli altri cavalli di battaglia del mercato francese primeggiano l'arte tribale, alla quale Parigi dedica uno dei musei più affascinanti al mondo, il Quai Branly - la galleria parigina Bernard Dulon ha venduto per 500mila euro a un collezionista francese una maschera okuyi del popolo Punu del Gabon risalente al XIX secolo, in legno, caolino e pigmento, alta 35 cm, proveniente dalla collezione Armand Charles di Parigi -, i dipinti orientalisti e della Belle Epoque - un luminoso dipinto di Luigi Loir del 1895, Les preparatifs de la fête foraine, 150 x 277 cm, è offerto dalla galleria Ary Jan di Parigi per 380mila euro - e il design del XX secolo - la Galerie du Passage ha venduto a un collezionista di Londra per 180mila euro un tavolo basso triangolare con piano in vetro e disegno astratto disegnato nel 1952 da Lucio Fontana con tonalità bianche, grigie e marroni, alto 40 cm, 99,5 x 99,5 cm.

Importanti galleristi italiani, specializzati in pittura antica, hanno partecipato alla Biennale. Come ha dichiarato Fabrizio Moretti, celebre antiquario fiorentino con gallerie a Londra e New York, specialista della pittura italiana dal Trecento al Cinquecento (ma in questa edizione ha proposto anche il Seicento e Settecento) ha dichiarato ad ArtEconomy24 che "il livello della fiera è quest'anno decisamente alto. Come sempre la Biennale di Parigi è per noi un'importante vetrina che ci permette di consolidare rapporti con clienti già esistenti e di iniziarne altri con nuovi potenziali. Abbiamo alcune trattative in corso intraprese durante questi giorni parigini". Tra le opere del suo stand, una Veduta di Santa Maria Zobenigo, Venezia, (oggi meglio conosciuta come Santa Maria del Giglio) di Francesco Guardi, 50,17 x 83,98 cm, realizzata negli anni ‘70 – '80 del XVIII secolo, è quotata oltre 3 milioni di euro, mentre un olio del francese Simon Vouet del 1626, Santa Caterina di Alessandria, 132 x 99 cm, emersa nel 2006 da una collezione privata di Detroit e poi restaurata, rileva la grande influenza ricevuta dagli artisti italiani durante i viaggi in Italia di Vouet, come la colorazione pittorica e la prospettiva di scorcio del Carracci e del Guercino e la drammatica luce del Caravaggio (quotata al di sotto dei 3 milioni di euro).
Altra splendida opera del Settecento è l'olio su tela Giuseppe interpreta i sogni del Fornaio e del Coppiere di Alessandro Magnasco, 134x177 cm (lo stesso mecenate dell'artista Franchini Guelfi la fa risalire tra il 1726 e il 1731) offerta dalla galleria Robilant + Voena di Milano e Londra per 750mila euro.

Fra le moltissime opere e curiosità italiane in mostra alla kermesse parigina la galleria Thomas Scheler , specializzata in libri preziosi, ha presentato (e sembra venduto) un grande libro sui giardini di Villa Doria Pamphili illustrato nel 1690 da Giovanni Giacomo da Rossi per un valore di 400mila euro.

Grande afflusso di visitatori hanno goduto i diversi stand delle maison di gioielli partecipanti alla Biennale. In particolare nello stand di van Cleef & Arpels due gioielli hanno affascinato i collezionisti: un'iconica libellula in rubini e diamanti applicati grazie al "serti mysterieux", la celebre tecnica dell'incastonatura nascosta, per cui le pietre sono accostate tra loro apparentemente senza griffi (prezzo offerto 600 mila euro). Ma ancor più mistero avvolge un collier con 29 smeraldi colombiani tondi e ovali per un totale di 195,11 carati e diamanti venduto sin dal primo giorno e offerto, in base alle prime informazioni, a 7 milioni di euro, cifra però smentita subito dopo dall'ufficio stampa, rimasto abbottonato sul suo valore.

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