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Il successo dell'arte «altra» alla Biennale des Antiquaires, parola di galleristi

  • –di Antonio Aimi

Ogni due anni il sovrapporsi della Biennale des Antiquaires e dei Parcours des Mondes (su questi ultimi si veda l'articolo online di Arteconomy), spinge molti a chiedersi se la congiunzione dei due eventi sia una sinergia o il suo contrario.
Per Bernand Dulon, un gallerista di Parigi "da sempre" fedele alle due iniziative e, quindi, al di sopra del sospetto di tirare acqua da una parte o dall'altra, anche le edizioni del 2014 confermano che le due manifestazioni, attraendo collezionisti molto diversi, non si danneggiano. "I Parcours – spiega Dulon - attirano dei collezionisti specializzati e quindi più competenti nel settore dell'arte extraeuropea. Ed è sbagliato pensare che i mercanti di arte extraeuropea riservino alla Biennale gli oggetti più cari. Ad esempio, quest'anno ai Parcours ho presentato una mostra tematica sull'arte del Gabon e se avessi avuto un pezzo del Gabon a un milione di euro senza dubbio l'avrei presentato ai Percours". I risultati dei due eventi confermano che la sovrapposizione funziona. Alla Biennale, infatti, Dulon ha venduto quattro delle 25 opere presentate, tra cui una maschera Okuyi a 500.000 euro ed è in trattativa per altre dieci. "Le manifestazioni come la Biennale - aggiunge Dulon - sono importanti non solo per quello che si vende al loro interno, ma anche per i contatti che si sviluppano e che portano a concludere deal nei giorni successivi".

Altrettanto positivo è il bilancio della Galleria Claes di Bruxelles, che nella prima settimana della manifestazione ha venduto oltre il 50% delle 45 opere presentate. "In particolare, mi ha fatto molto piacere una vendita a un collezionista dell'Angola - ha confidato Didier Claes -. Infatti mentre i collezionisti europei acquistano solo delle opere d'arte, un collezionista africano compera un'opera d'arte africana anche per riscoprire le sue radici. E, dato che la nostra è l'unica galleria d'arte africana di livello internazionale gestita da persone d'origine africana (mia madre era congolese, mio padre era belga e io ho vissuto fino a 15 anni in Africa), credo di avere più degli altri mercanti il dovere di far conoscere l'arte africana ai collezionisti africani".

Come rivela il nome, infatti, la famiglia di Corinne è d'origine armena ed è emigrata dall'impero ottomano appena prima del genocidio. Queste vicende, tuttavia, non hanno provocato un rifiuto dell'arte islamica. "La mia famiglia, che collezionava arte islamica e ottomana già prima del suo arrivo in Europa, ha dato un notevole contributo nel far conoscere questo tipo di arte in Occidente. Ma a parte la mia storia famigliare, trovo che l'arte islamica e preislamica sia ancora poco conosciuta, nonostante mostri una creatività eccezionale, espressione di un rapporto con la materia di grande originalità".

Un importante nucleo di arte africana è stato presentato anche da Dominique Lévy, una gallerista di New York specializzata nell'arte contemporanea, che ha voluto fare in modo che diversi quadri di arte moderna dialogassero con sette "sculptural boxes" dell'architetto e collezionista Peter Marino e con sette opere d'arte africana scelte da Bernand de Grunne, famoso specialista e mercante di Bruxelles. Tra queste ultime si distinguevano una statua Songye (450.000 euro) e una Predogon (oltre un milione di euro). Delle sette opere esposte ne sono state vendute tre.

Come nelle precedenti edizioni, alla Biennale l'arte precolombiana era rappresentata dalla galleria Mermoz dell'italiano Santo Micali. Coerentemente con la sua tradizione, la galleria presentava numerose opere di altissimo livello, tra cui sculture e maschere olmeche, una figura femminile Chupicuaro quasi monumentale (e qui occorre ricordare che dopo la vendita della Chupicuaro del Musée Barbier-Mueller l'offerta di questa tipologia è notevolmente aumentata) e un eccentrico maya (proveniente forse da Copan).
Su tutti, però, emergevano una maschera olmeca della Scuola di Rio Pesquero, un babyface con una postura molto rara e una figura Ameca-Etzatlan proveniente da una collezione svizzera.


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